Comunali, ultimatum di Toma: 48 ore, poi si andrà divisi. Pressing degli alleati su Tramontano: ritirati

Il presidente della Regione continua a cercare, caparbiamente, la sintesi e rilancia nel campo della Lega. “La situazione può sbloccarla solo il candidato di Salvini”. Già al lavoro singolarmente con gli alleati per evitare che il centrodestra corra con due candidati sindaci, il governatore avverte: dopo le Europee farò il tagliando alla Giunta ma le elezioni non c’entrano nulla


di Lucia Sammartino

 

CAMPOBASSO. C’è solo un modo per uscire da questo empasse, da quello che gli addetti ai lavori definiscono un vero e proprio cul de sac nel quale si è infilato il centrodestra.

Una via d’uscita che è solo ed esclusivamente nelle mani di Alberto Tramontano, candidato sindaco di Campobasso in quota Lega, sostenuto da un accordo stipulato a centinaia di chilometri dal Molise, in quel di Arcore, da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.

Dovrebbe mollare la presa, chiamarsi fuori da questa disputa in nome dell’unità della coalizione di centrodestra che rischia seriamente di andare al voto, il prossimo 26 maggio, con due candidati sindaci.

“La situazione può sbloccarla solo lui – dice il presidente della Regione Toma, raggiunto al telefono tra i mille impegni di una domenica davvero ‘bestiale’ – in nome della compattezza della coalizione”.

E da indiscrezioni apprese pare che alcuni consiglieri comunali stiano proprio ragionando con il candidato sindaco della Lega per evitare che siano due i centrodestra in corsa. Un momento di confronto, alla luce di quanto avvenuto questa mattina nel corso dell’ennesimo summit finito con un nulla di fatto. Anzi, con momenti di tensione prontamente risolti proprio dal governatore che, davvero, ce la sta mettendo tutta.

Quarantotto ore di tempo, questo l’ultimatum del presidente a tutti gli ‘attori’ del tavolo del centrodestra con i quali, singolarmente, ha già avviato una serie di colloqui.

“Ho cominciato a vederli subito dopo la riunione di questa mattina e continuerò anche domani”spiega.

“Se la posizione dovesse restare questa, andremo al voto con due candidati sindaci e spingerò per entrambi”.

Di certo una situazione non facile e anche paradossale: il centrodestra diviso, con l’incognita voto disgiunto e con la spada di Damocle dei candidati che potrebbero anche decidere di non scendere nemmeno in campo. E l’occasione di ‘conquistare’ Palazzo San Giorgio che rischia di sfumare così, nel primo anno di Governo Toma alla Regione Molise.

L’attenzione alta del presidente sulle vicende campobassane è dimostrata dai tentativi, innumerevoli, di arrivare ad una soluzione condivisa. “Ma io non impongo nulla – precisa Toma – provo a farli ragionare”.

Il nocciolo della questione è tutto in un accordo, quello di Arcore, che di certo non può essere messo in discussione tout court visto che non riguarda solo il Molise e i comuni di Campobasso e Termoli.

Ma che potrebbe essere ‘rivisto’ dai protagonisti (Mazzuto e Tramontano) in nome di una coalizione forte e unita, con liste corroborate da presenze in grado di portare voti, solo se il candidato calato dall’alto decidesse di fare un passo indietro.

Tasto sul quale, in queste ore, stanno premendo alcuni consiglieri comunali che hanno condiviso con lui l’esperienza politica. E pare, da indiscrezioni, che il consigliere comunale stia ragionando seriamente sulla possibilità di dare un segnale forte, alla coalizione e agli elettori.

La responsabilità, grande, dell’empasse e della eventuale e auspicata soluzioni è tutta nelle mani della Lega.

Di certo, per il presidente Toma, si tratta di un momento politico rilevante. Che potrebbe anche aprire a scenari nuovi, all’interno della sua Giunta regionale. E’ un dato di fatto quello che politicamente sta avvenendo, i dinieghi e le forzature, il suo ruolo di intermediario e le giuste e legittime aspirazioni degli altri partiti della coalizione che rifiutano un accordo calato dall’alto.

“Non ci saranno ripercussioni fino alle Europee – dice Toma – ma lo avevo già annunciato che avrei fatto il ‘tagliando’ alla Giunta regionale. Indipendentemente dagli accadimenti politici.

Lo farò a giugno anche perché in Consiglio sono cambiate le cose” rimarca.

E già: non ci sono più consiglieri della Lega di Matteo Salvini, quindi Mazzuto è a rischio? Troppo facile pensare che lo sia, anche per questo atteggiamento ostile verso ogni forma di sintesi sul candidato sindaco di Campobasso. Il governatore taglia corto.

“Io ho mantenuto fede ad un accordo che ho preso con Matteo Salvini ma ora dovrò conoscere i motivi dallo stesso Salvini perché l’assessorato resti in quota Lega”.

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