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Campobasso, Termoli e San Martino: la Waterloo di Facciolla. Scontro in vista nel Pd

Sabato la direzione regionale in riunione, attesa la convocazione dell’assemblea che potrebbe tenersi la prossima settimana. La cronistoria, numeri alla mano, della voragine aperta nell’elettorato di centrosinistra e delle strategie mancate: errori che rafforzano la minoranza interna che, a Campobasso, elegge 3 consiglieri su 4


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. Il Partito Democratico si confronta e discute della ‘grande sconfitta’ che si è abbattuta su Campobasso e Termoli come una grandinata di primavera, lasciando devastazione e danni.

Sabato in riunione la direzione regionale con l’obiettivo, pare, della convocazione immediatamente successiva dell’assemblea che dovrebbe tenersi la prossima settimana.

Al microscopio il dato elettorale, dalle Europee fino alle Amministrative.

I ballottaggi, la voragine che si è aperta a Campobasso dove l’elettorato di centrosinistra si è trovato di fronte al bivio Lega-5 Stelle e ha scelto (è un fatto) il male minore (con tutto il rispetto per Roberto Gravina) nonostante gli artifici linguistici usati dal Pd: non votiamo Salvini ma andiamo a votare.

Politicamente, nel centrosinistra, il grande sconfitto è Vittorino Facciolla. Da quasi 3 mesi guida il partito che avrebbe dovuto rinascere dalle ceneri del renzismo, un Pd che 100 giorni fa sembrava pronto a ritornare. Cosa è accaduto in soli tre mesi? O meglio, cosa non è accaduto?

facciolla massa stretta di mano

Alle Primarie del 3 marzo scorso 14mila persone circa si recarono alle urne in Molise: Facciolla le vinse con 7.590 preferenze. Tre mesi dopo, il Pd di Facciolla ha perso tutto e la minoranza interna ne è uscita rafforzata. Prova ne è che a Campobasso, in Consiglio comunale, 3 su 4 eletti sono rappresentati della corrente che sosteneva l’altro candidato segretario, Michele Durante.

In Consiglio, infatti, entrano Battista, Salvatore e Trivisonno (minoranza) e Chierchia (maggioranza).

Elezioni differenti, è chiaro, ma chi spingeva, all’interno del Pd, per la discontinuità rispetto al ruolo di segretario forse si riferiva proprio al recente passato politico di Facciolla, che avrebbe potuto avere un peso determinante nelle scelte alle quali, a stretto giro, sarebbe stato chiamato l’elettorato. La ‘vera’ prova del voto. Le urne hanno replicato il dato elettorale del 22 aprile del 2018. Un anno fa, il Pd e quel centrosinistra di cui Facciolla era parte integrante come vicepresidente e assessore della Giunta Frattura sono usciti con le ossa rotte dalla competizione elettorale per le Regionali. Oggi accade lo stesso.

L’elettorato ha scelto e i numeri lo confermano: con una percentuale di gradimento elettorale ben oltre la soglia sperata, il Pd guidato dal 4 marzo scorso da Facciolla ha perso quasi tutto e quasi ovunque.

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