Il legale incaricato assieme al collega Enzo Iacovino di presentare la richiesta di sospensiva rimarca alcune stranezze del decreto che non è ancora visibile sull’Albo Pretorio della Regione Molise. “L’utenza è più che quadruplicata, la Bifernina è a mezzo servizio per i lavori in corso e non è noto se siano stati presi accordi con le strutture sanitarie limitrofe. E al Cardarelli riusciranno a prendere in carico le pazienti con l’attuale dotazione di medici?”
di Lucia Sammartino
TERMOLI. L’ipotesi sulla quale si sta lavorando in velocità è quella di presentare un ricorso unico, in nome e per conto dei sindaci del Basso Molise, per chiedere al Tribunale Amministrativo Regionale di sospendere il provvedimento con il quale si è disposta la chiusura del Punto Nascita.
Ma c’è un ma. E lo chiarisce l’avvocato Massimo Romano che, assieme a Vincenzo Iacovino, ha ricevuto l’incarico dagli amministratori per promuovere l’azione legale.
“Al momento non c’è un provvedimento – spiega – ma solo comunicazioni tra la struttura commissariale e l’Asrem e poi, a seguire, tra l’Azienda sanitaria e il Sindaco di Termoli”.
Allo stesso tavolo, ieri, i sindaci di numerosi Comuni del Basso Molise, quelli che rappresentano il bacino dell’utenza del nosocomio di Termoli (oltre il primo cittadino della città adriatica hanno preso parte all’incontro i sindaci o i delegati dei comuni di Campomarino, Guglionesi, Tavenna, San Giacomo degli Schiavoni, San Martino in Pensilis, Petacciato, Montenero di Bisaccia, Castelmauro e Montefalcone).
Con loro i parlamentari Giusy Occhionero, Annaelsa Tartaglione, Antonio Federico e Rosalba Testamento e gli avvocati Romano, Fiorini e Di Lalla (per lo studio Iacovino).
Il ricorso, come spiega Massimo Romano, è in corso di ultimazione. E si basa su alcune evidenze date dai numeri e dagli accadimenti che sono precipitati con la decisione di chiudere il Punto Nascita.
“Dalla sera alla mattina – spiega il legale – e all’inizio di luglio quando l’utenza è più che quadruplicata”.
La prima ‘stranezza’ è nei fatti, che sono di tutta evidenza. “Il bacino che si riferisce al San Timoteo è di circa 100mila persone che, d’estate, arriva a 400mila – continua ancora Romano -; questa misura è nell’aria da 9 anni e diventa realtà ad inizio luglio, con la Bifernina a ‘mezzo servizio’ per i lavori attualmente in corso. Andando invece sul piano più strettamente giuridico, in base a quale attività messa in campo l’Asrem è in grado di garantire che le partorienti saranno ricoverate a Vasto, a San Giovanni Rotondo o a Campobasso? Dove sono gli accordi che avrebbero dovuti essere presi? Se ci sono, noi non ne siamo a conoscenza. Inoltre, chi garantisce che il Cardarelli, sul quale si riverserà l’utenza, sarà in grado di soddisfare tutte la possibile utenza con quella dotazione di medici attualmente in organico?”.