Il blitz di Aida che silura Mazzuto e squassa il centrodestra. Ma Toma giura: fiducia ribadita al presidente, governo saldo

La pasionaria ex Lega, subito dopo la consegna delle dimissioni dell’assessore nelle mani del governatore, gli ribadisce fedeltà e accetta, come tutti, di non discutere la mozione di sfiducia. Ma una volta in aula, subito dopo, chiede il voto e crea il caos: finisce 10 a 10. Toma ‘apre’ la verifica e si riserva: probabile l’interim fino all’autunno, ma la maggioranza ribolle e punta il posto in Giunta con almeno due gruppi


di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. Per ora, si gode il risultato. Se non una vittoria piena, quantomeno un colpo, quasi da knock out, al suo acerrimo nemico, quel Luigi Mazzuto considerato un ‘usurpatore’ politico.

Aida Romagnuolo, capogruppo della Lega in Consiglio regionale, cacciata dal partito insieme alla collega Mena Calenda per aver osato sfidare a viso aperto il suo coordinatore sconfessandone apertamente i risultati di governo, è stata artefice di un autentico blitz, ieri a Palazzo D’Aimmo. Nel giorno in cui era ricalendarizzata la mozione di sfiducia (con la pasionaria ex leghista prima firmataria) verso l’assessore al Lavoro Mazzuto, Aida dimostra, più che mai, di essere la mina vagante per la maggioranza di centrodestra e per il governatore Donato Toma. Vediamo perché.

IL BLITZ POST RIUNIONE. Tutto accade nel giro di due ore. L’assise è convocata alle 14, ma slitta alle 16.30. Toma chiama a raccolta la sua maggioranza (assente il solo Scarabeo, giustificato) e prova a chiedere di fare quadrato intorno a Mazzuto. Ma il presidente deve prendere atto che, nel centrodestra, l’ingombrante figura dell’assessore leghista è ormai considerata “indifendibile”, come ebbe a dire la settimana scorsa Andrea Di Lucente, Popolari per l’Italia. Unico rimasto in aula tra le file della maggioranza, quel giorno, mentre le opposizioni più le due ex consigliere leghiste votavano (senza numero legale, dunque solo simbolicamente) la sfiducia, in assenza del diretto interessato e del presidente della Regione.

A distanza di sette giorni, dunque, la quadra non si trova: i toni si surriscaldano ma Toma ha poco da insistere, indietro non si torna. Dalla Caporetto registrata alle scorse Comunali di Campobasso con un proprio candidato sindaco alle troppe vertenze di lavoro ancora irrisolte, senza contare il fatto che, da assessore esterno, ha provato invidie e rivalità interne fin dal primo giorno, Mazzuto viene ‘scaricato’ da tutti.

aida e menaDIECI PARI. Di qui le dimissioni ‘indotte’, con l’assessore che si vede costretto a rimettere il mandato nelle mani del governatore per non creare imbarazzo e problemi ulteriori alla maggioranza. A quel punto, il presidente chiede un atto di fedeltà agli alleati: una volta rientrati in aula, non vuole che la mozione di sfiducia venga discussa, essendo ormai il problema superato. I suoi consiglieri, tutti, nessuno escluso, accettano il compromesso: ormai Mazzuto è fuori dalla Giunta, si può evitare e rendergli l’onore delle armi. Ma una volta entrati in aula, 5 minuti dopo, Aida Romagnuolo ci “ripensa”: la consigliera di ‘Prima il Molise’ prende la parola e chiede di mettere ai voti la sfiducia, che finisce 10 a 10, in perfetto stallo, spaccando in maniera forse irrimediabile la maggioranza di centrodestra. A votare a favore sono i 6 consiglieri del Movimento 5 Stelle, i 2 del Pd (nonostante i distinguo di Vittorino Facciolla, 7 giorni fa, che tuttavia per disciplina di partito torna a esprimersi a favore del documento), Romagnuolo e Calenda: con quest’ultima che aveva accettato di deporre le armi, nella riunione di maggioranza, ma una volta trovatasi di fronte al fatto compiuto (da Aida) non può certo ritirarsi, lei che quella sfiducia la aveva sottoscritta fin dall’inizio, nel febbraio scorso.