Punto Nascita, la vittoria del territorio: il Tar accoglie la richiesta di sospensiva

 Il Tribunale Amministrativo Regionale condivide su tutta la linea le censure evidenziate dagli avvocati Romano e Iacovino in nome e per conto di 16 Sindaci e delle donne in dolce attesa che hanno sottoscritto il ricorso. Non solo non chiuderà ma dovrà garantire alle pazienti gli standard di sicurezza


di Lucia Sammartino

CAMPOBASSO. Il Tar Molise accoglie la richiesta di sospensiva del provvedimento di chiusura del Punto Nascita di Termoli. La notizia, attesa dai promotori dei ricorsi e dall’intera popolazione del Basso Molise, riaccende la speranza che il futuro del San Timoteo possa cambiare.

Il territorio si prende la rivincita, si riappropria di un diritto che stava per essere ‘scippato’ e che,di fatto, avrebbe fatto il paio con il progressivo depauperamento dell’intero nosocomio oltre che, in termini economici e sociali, dell’intera area di riferimento. Un bacino di 100mila persone.

Una vittoria che ha tanti protagonisti: il comitato ‘Voglio nascere a Termoli’, che ha sempre tenuto alta l’attenzione sulla vicenda, che ha scandito i tempi della protesta. E poi le amministrazioni del basso Molise che si sono rivolte agli avvocati Massimo Romano e Vincenzo Iacovino ai quali si sono aggiunti, con il ricorso ad adiuvandum seguito per 13 partiorienti, i legali Laura Venittelli e Roberto Giammaria.

Insomma, una task force partita dal basso che oggi incassa il risultato.

massimo romano

“Il Tar non solo ha condiviso tutta l’impostazione delle censure – spiega l’avvocato Massimo Romano che non nasconde la soddisfazione – e quindi non si è limitato a focalizzare il periculum e quindi il danno grave e irreparabile connesso alla chiusura ma ha condiviso, nel merito, la fondatezza dei motivi di diritto.

Ha riscontrato effettivamente che non ci sono le condizioni minime per poter immaginare un percorso alternativo rispetto al Punto Nascita. Quindi, l’ipotesi di chiusura del reparto , di fatto avrebbe creato quella situazione che abbiamo definito un salto nel buio.

Peraltro il Tar, molto opportunamente, si è anche preoccupato di specificare, utilizzando dei poteri cautelari che il codice gli attribuisce, da ora si dovranno porre in essere che l’Asrem tutte quelle misure idonee a garantire la gestione del reparto in sicurezza”.

Quindi non solo il Punto Nascita non chiuderà (almeno fino all’aprile 2020, quando ci sarà l’udienza di merito) ma il reparto dovrà avere quei requisiti atti a garantire alle pazienti il pieno diritto alla salute.

“Considerato che quel reparto è previsto negli atti di programmazione, nel Pos 2015-2018 (ancora vigente, al momento, ndr) e nell’atto aziendale, considerato che non si è predisposta una modalità alternativa, il Tar – continua Massimo Romano – sospende il provvedimento di chiusura e in sostanza chiede di metterlo in sicurezza, come è giusto che sia”.

Il famigerato provvedimento con il quale si è disposta la chiusura del Punto Nascita trova il suo pilastro nella carenza di medici e non sulle altre criticità che, invece, sono state evidenziate nel corso della conferenza stampa che i vertici aziendali e la struttura commissariale hanno tenuto a fine giugno: non si fa menzione, ad esempio, nel decreto di chiusura del Punto Nascita ora ‘congelato’ dalla sentenza del Tar che accoglie l’istanza di sospensiva, dell’assenza di una sala operatoria dedicata solo alle partorienti.