Sanità, la ‘ricetta’ di Federico: ecco cosa abbiamo chiesto ai commissari e al ministro Grillo

L’onorevole del Movimento 5 Stelle elenca i ‘suggerimenti’ portati all’attenzione del Governo, di Giustini e Grossi in merito al prossimo Pos 2019-2021 e spiega la posizione dei pentastellati al tema del rapporto tra pubblico e privato convenzionato


CAMPOBASSO. La ‘ricetta’ del deputato del Movimento 5 Stelle non può prescindere dal binomio pubblico e privato convenzionato. E’ questa la prima ‘ferita’ da curare, quella che poi consentirà una cura efficace.

“Per arginare la privatizzazione del sistema sanitario regionale l’unica strada che conosco è quella di ricostruire una sanità pubblica più efficiente, sostenibile e sicura. Paradossalmente, in questi anni di Piano di Rientro, è stato invece il privato a rafforzarsi, ad ottenere più spazi, più posti letto, più budget. Il privato accreditato è pian piano passato dall’affiancare il servizio pubblico fino a sostituirlo del tutto, per alcune discipline” commenta Federico, dopo gli esiti del Consiglio regionale monotematico che di fatto si è risolto con la previsione di una nuova convocazione della struttura commissariale (la terza) e con l’istituzione di una Commissione speciale temporanea.

Sull’ordine del giorno presentato a Palazzo D’Aimmo dai consiglieri del Movimento 5 Stelle, incentrato sul delicato tema e sulla ripartizione del budget tra strutture pubbliche e private convenzionate nonché tra pazienti molisani e extraregionali, ritenuta “inadeguata e non in linea con le esigenze dei molisani”, si è registrata la convergenza del Pd ma la votazione è finita come prevedibile visto il tema. Nulla di fatto, con 11 no e 8 sì.

Un tentativo, quello portato avanti martedì scorso, che anche Antonio Federico e Patrizia Manzo, nel corso della precedente legislatura, provarono a portare all’incasso. “Era il marzo del 2015 – ricorda il deputato – e, dopo un’estenuante seduta monotematica sulla sanità, centrodestra e centrosinistra regionale bocciarono la nostra risoluzione che intendeva ‘rimodulare l’offerta sanitaria in maniera tale che il budget da destinare alle strutture pubbliche non fosse inferiore all’85% del Fondo sanitario regionale, per  ridare centralità, efficacia ed efficienza alla Sanità pubblica.’ Intorno a questo assunto il M5S riuscì anche in un altro grande risultato: la condivisione da parte di tutti i Comitati a difesa degli ospedali regionali. Già allora era evidente che la politica regionale non sarebbe mai stata in grado di risolvere i problemi della sanità regionale perché troppo legata ad interessi particolari – l’amaro commento di Federico – .E questo è un discorso che valeva e vale tanto per il centrodestra che per il centrosinistra”.

Da allora ad oggi il Governo e le norme sono cambiate e, sancita l’incompatibilità tra i ruoli di presidente di regione e commissario ad acta per la sanità, è arrivata in Molise la struttura commissariale composta da ex generale della Guardia di Finanza, Angelo Giustini, e un affermato manager della sanità pubblica, Ida Grossi. A metà aprile, con la prima convocazione del Tavolo di Monitoraggio, emergono due questioni dirimenti: la contestazione alla Regione Molise del mancato trasferimento di 4,2 milioni di euro al conto della sanità e il corposo ed ingiustificato ricorso all’extrabudget per i non residenti in Molise, da parte dei principali privati accreditati per un totale di 15 milioni di euro, per l’anno 2018. “Le conseguenze – ricorda Federico – sono state deficit, aumento delle aliquote aggiuntive di Irpef e Irap e l’immediato blocco del turnover”. E’ poi ‘arrivato’ il Decreto Calabria che ha eliminato l’impossibilità, per le regioni in piano di rientro dal deficit, di assumere personale medico e sanitario.

“Ora bisogna rendere attrattiva la nostra sanità pubblica – spiega Antonio Federico – rendendola più efficiente, sostenibile e sicura. Per farlo c’è bisogno di intervenire sul Piano Operativo 2019-2021, attualmente in bozza e all’attenzione dei Ministeri dell’Economia e della Salute e il nostro impegno va avanti”. Ma cosa ha proposto la delegazione parlamentare del Movimento 5 Stelle in questi mesi, nel corso degli incontri avuti con la struttura commissariale e con il Ministero della Salute?

“Intanto, la rete ospedaliera deve restare incentrata sull’attuale sistema hub-spoke con l’ospedale ‘Cardarelli’ di Campobasso DEA di I livello con alcune deroghe, mentre ‘San Timoteo’ di Termoli e ‘Veneziale’ di Isernia continueranno a fungere da spoke: in pratica quanto il M5S affermava già a marzo 2015. Poi la rete delle patologie tempo dipendenti per l’infarto del miocardio deve restare operativa, così come quella dell’ictus, magari ridando centralità al ‘Cardarelli’; gli ospedali di Larino e Venafro devono rafforzate le specialità locali a contrasto della mobilità passiva; puntare sull’elisoccorso immaginando la stipula di convenzioni che garantiscano anche i voli notturni in modo da poter raggiungere anche le aree interne. E il nosocomio di Agnone dovrà rimanere inquadrato come Ospedale di area disagiata”.

La bozza del Piano operativo, comunque, deve essere ancora discussa e poi vidimata da Tavolo Tecnico e i Ministeri competenti, nel rispetto dei principi di sostenibilità e garantendo l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza.

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