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Reddito di cittadinanza: in Molise accolte 5.634 domande, effetti sul 45% delle famiglie povere

Ultimi dati aggiornati al 4 settembre ma Demoskopika analizza anche il rapporto tra la misura di sostegno e il lavoro irregolare: nel 2016, in regione, erano 17mila quelli senza contratto


CAMPOBASSO. Sono 5634 le domande accolte in Molise per il ‘reddito di cittadinanza’, la misura simbolo del Movimento 5 Stelle. I dati sono aggiornati al 4 settembre scorso e posizionano la regione al terzultimo posto della ‘speciale’ classifica. Dopo di noi il Trentino Alto Adige, con 29.45 richieste accettate e la Valle d’Aosta, che ha visto accolte 1.066 domande.

Nella classifica dell’incidenza sulla popolazione, il Molise balza al sesto posto: la misura, quindi l’erogazione del ‘reddito di cittadinanza’, ha effetti sul 18,26% della popolazione. Al primo posto la Calabria (33,45% della popolazione), poi Sicilia (32,88%), Campania (31,21%), Sardegna (25,41%), Puglia (21,77%).

Le 5.634 domande accolte in Molise ‘coinvolgono’ una popolazione di 12mila 718 persone. Il livello di copertura delle domande accolte sulle famiglie in condizioni di povertà assoluta si attesta al 44,81%. Il tasso di incidenza delle domande presentate sulla popolazione residente si attesta al 22,6% su una media italiana di poco superiore al 24%.

Ma le informazioni interessanti elaborate da Demoskopika su dati Istat riguardano i contratti irregolari (anno 2016): in Molise erano 17mila gli occupati irregolari. Un tasso di irregolarità del 15,6% che superava la media italiana di circa 2 punti percentuali.

Povertà e lavoro irregolare quindi sono le due facce del Reddito di cittadinanza.

La misura ha raggiunto in questi primi mesi esattamente 1 famiglia su 2 della platea potenzialmente più bisognosa e prevale dove è maggiore il lavoro irregolare. Nel 2016 – secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istat – i lavoratori irregolari in Italia hanno registrato un incremento di oltre 188 mila unità, passando dai circa 3,1 milioni di lavoratori irregolari del 2011 ai 3,3 milioni del 2016. Se si sposta l’analisi sul livello regionale si scopre che, con il 22,3%, a presentare il tasso di irregolarità più alto, calcolato per occupati e unità di lavoro come rapporto tra la tipologia di occupazione non regolare e la corrispondente occupazione totale, moltiplicato per cento, è la Calabria generando circa 141 mila occupati non regolari. A seguire, con quote rilevanti di lavoratori irregolari in percentuale sul totale dei lavoratori, altre realtà territoriali del Mezzogiorno: Campania con un tasso di irregolarità pari al 20,1% (373mila occupati non regolari), Sicilia con un tasso di irregolarità pari al 19,8% (304mila occupati non regolari), Puglia con un tasso di irregolarità pari al 16,7% (227mila occupati non regolari) e Molise con il 15,6%.

L’interesse dello studio è centrato a comprendere se la diffusione del fenomeno del lavoro irregolare può, in qualche modo, “condizionare” l’ammontare delle domande inoltrate per il reddito di cittadinanza. Si è cercato di mostrare l’effetto di relazioni tra le due dimensioni osservate e quanto una variabile possa essere influenzata dall’altra. Al crescere del tasso di irregolarità aumenta il numero delle domande per il reddito di cittadinanza.

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