Feltri parla del Molise: terrone non è un termine spregiativo, ho amato la vostra regione

Il direttore di Libero ha ricordato le sue estati in Molise. Un amarcord affettuoso degli anni in cui, quando veniva a trovare gli zii, la piana di Larino fu invasa per dar vita al lago del Liscione. Intervento, dice, che “ha fatto morire una regione per salvarne un’altra”. Perché a suo giudizio l’inefficienza del Sud è colpa della sua classe dirigente


CAMPOBASSO. Ha ricordato le sue estati in Molise, ospite degli zii bergamaschi chiamati ad amministrare un fondo nella nostra regione. E ha ricordato il momento in cui le piane di Larino furono trasformate in un lago, quello di Guardialfiera, definendola una scelta che “ha ucciso una regione, il Molise, per salvarne un’altra, la Puglia”.

Il direttore di Libero Vittorio Feltri torna a parlare del Molise e di quelle che già lo scorso anno aveva definito le sue “vacanze da terrone”. Ma lo fa con affetto e dicendo che per lui “terrone non è un termine spregiativo. Pensiero espresso in risposta a una lettera a lui inviata da Gianpiero Falco, delegato sviluppo regionale Confapi, sui problemi del Sud.

“Ho letto con grande interesse la sua lettera accorata – ha scritto Feltri – la condivido dalla prima all’ultima riga. Il problema del Sud è costituito dalla inefficienza della propria classe politica, dirigente e burocratica che non è riuscita a liberarsi da lacci e laccioli che imbrigliano il Meridione impedendogli di svilupparsi. Mai nessuno dalle vostre parti ha pensato di creare infrastrutture idonee a promuovere l’espansione economica. Ancora oggi è impossibile raggiungere in treno, e in fretta, Matera. Non parliamo poi di Reggio Calabria, considerata una specie di appendice fastidiosa della penisola”.

“Sono disgustato dal trattamento riservato a voi che vivete sotto Roma. Ho dimestichezza con il vostro territorio – il suo ricordo – Da ragazzo ho apprezzato il Molise dove ho trascorso anni, ospite dei miei zii bergamaschi laggiù emigrati per amministrare un latifondo, un feudo. Ho conosciuto gente di cuore ed evoluta umanamente malgrado un ambiente ostile, cioè povero e oserei dire abbandonato. Ho passato lustri felici che mi hanno insegnato a comprendere il prossimo e le sue difficoltà. Ho amato i molisani con parecchi dei quali ho intrattenuto rapporti affettuosi”.

“A un certo punto – ricorda Feltri – a Guardialfiera i politici hanno deciso di trasformare le piane di Larino in un lago, tramite una diga che contenesse le acque del Biferno, sommergendo stupendi giardini, paradisi ortofrutticoli. Tutto questo per facilitare l’irrigazione del Tavoliere della Puglia. Bella operazione che ha ucciso una regione per favorirne un’altra. È solo un esempio dello scempio compiuto ai danni di una comunità che necessitava di aiuto e ha ricevuto soltanto schiaffi in faccia”.

“Le garantisco – qua spiega cosa significa per lui terrone – che personalmente non ho niente contro i terroni, anzi, ma ciò non mi impedisce di chiamarli scherzosamente appunto terroni, un termine che molti, non io, usano in senso spregiativo. La sua analisi dei problemi della terra in cui abita e agisce è perfetta”.

“Sono persuaso che se uomini come lei prevalessero sui parassiti dominanti, nel giro di poco, le differenze palpabili fra Nord e Sud si estinguerebbero fino ad annullarsi. Purtroppo esistono ostacoli culturali che frenano la parificazione, bisogna abbatterli. Come? Questo è il punto. Non è facendo la guerra alle parole, terroni e polentoni, che sia possibile trovare una soluzione”.

“Per concludere – il linguaggio è quello tipico di Feltri – mi corre l’obbligo di compiere una riflessione. Il governo nega l’autonomia alla Lombardia e al Veneto. Capisco i motivi che lo inducano alla prudenza. Però mi deve spiegare perché Sicilia, Sardegna, Valle d’ Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige godano di tale privilegio mentre i lombardoveneti siano condannati a dipendere in toto dalla Capitale. Sono forse figli di un dio minore o addirittura figli di puttana?”

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