Dal 1° gennaio 2020 le donne tedesche pagheranno solo il 7% dell’Iva su tamponi e assorbenti ponendo fine ad una ingiustizia piena di contraddizioni che poneva sullo stesso piano i prodotti utilizzati dalle donne per l’igiene intima con gioielli, vino, birra e sigarette
di Pamela La Farciola
GERMANIA/ITALIA. Una vittoria delle donne e per le donne. In Germania, i prodotti per l’igiene intima femminile non saranno più tassati come beni di lusso. La novità, decisa dal Bundestag lo scorso 7 novembre, è stata introdotta con l’approvazione della Legge Tributaria per il 2020 che interviene per la prima volta e con coraggio su una delle grandi contraddizioni del fisco che vedeva – e vede tuttora in molti altri Paesi – una palese discriminazione delle donne per prodotti di prima necessità.
Sì, perché gli assorbenti rientrano tra i prodotti di cui è complicato fare a meno per ogni donna, per circa quarant’anni della propria esistenza e per i quali sono costrette a spendere nel corso della vita cifre sopra ogni soglia di ragionevolezza.
Ed è così che dal 1° gennaio 2020, pertanto, le donne tedesche pagheranno solo il 7% dell’Iva su tamponi e assorbenti ponendo fine ad una ingiustizia piena di contraddizioni che poneva sullo stesso piano i prodotti utilizzati dalle donne per l’igiene intima con gioielli, vino, birra e sigarette. Il primo passo su questa “tassa rosa” è stato fatto. Ora si attende il voto del Bundesrat, la camera del Parlamento tedesco in cui sono rappresentati i Laender, ma l’esito positivo del provvedimento dovrebbe essere scontato.
A convincere e mobilitare il Governo tedesco e il Parlamento è stata la campagna condotta da Nanna-Josephine Roloff e Yasemin Kotra che hanno lanciato una petizione online che ha raccolto oltre 200mila firme, facendo ritornare l’attenzione su una tematica nota ma mai affrontata con audacia.
Ed è così che questo movimento partito dal basso e che ha visto molte donne mettersi in gioco in prima persona ha convinto a cambiare la legge.
Questo tipo di tassazione discriminante che considera i prodotti mestruali come beni di lusso, tuttavia, non vede protagonista solo la Germania.
In Europa, al primo posto si trova l’Ungheria con il 27% di Iva seguita da Croazia, Svezia e Danimarca (25%), quinta l’Italia con il 22%. La Grecia ha recentemente alzato l’imposta dal 13% al 23% come misura per reagire alla crisi. La più virtuosa è, invece, l’Irlanda che ha totalmente detassato i prodotti per l’igiene intima femminile. Ma anche Cipro, Gran Bretagna, Francia e Portogallo si attestano al di sotto del 6%.
Nel resto del mondo la tassazione è stata azzerata in Paesi come il Canada, l’India, il Kenya e in molti Stati americani. In Australia, nel mese di ottobre scorso, il Parlamento ha deciso di abolire la tassazione su detti prodotti.
Insomma, qualcosa inizia a cambiare in molti Paesi ma tante sono ancora le realtà immobili, tra cui l’Italia. Si ricorda che nel 2018, in Italia, è stata bocciata la proposta di riduzione dell’Iva sugli assorbenti e attualmente la tassa applicata è del 22%.
Per i movimenti femministi e a tutela dei diritti delle donne, la tampon tax è lo specchio della discriminazione cui sono sottoposte le donne nel mondo. In una società ideale, prodotti di questo tipo – essendo beni di prima necessità – dovrebbero essere gratis o quanto meno detassati completamente. È una questione di civiltà per la quale donne e uomini insieme dovrebbero lottare con coraggio.
Unisciti al gruppo Whatsapp di isNews per restare aggiornato in tempo reale su tutte le notizie del nostro quotidiano online: salva il numero 3288234063, invia ISCRIVIMI e metti ‘mi piace’ al nostro gruppo ufficiale