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Sanità, Toma al bivio: più soldi e meno tagli, ma sfuma il doppio incarico

Il ministero della Salute cede alle richieste di deroga sul Decreto Balduzzi, che impone numeri improponibili per la sopravvivenza dei reparti negli ospedali pubblici. Ma per il governatore nulla da fare sulla nomina a commissario ad acta. Entro il 31 dicembre la firma del Patto per la salute che vale sei volte in più i normali fondi assegnati: al presidente della Regione la decisione di bloccare tutto o passare all’incasso, ma rinunciando a gestire in prima persona il settore più importante


di Pasquale Bartolomeo

ROMA-CAMPOBASSO. Donato Toma non sarà commissario alla sanità del Molise. La doccia fredda arriva nella tarda serata di ieri, quando i 500 e più molisani che hanno marciato pacificamente su Roma stanno ormai rincasando dalla trasferta capitolina. Ma la doccia fredda, stavolta, è solo per lui: perché se comitati civici e partiti hanno registrato l’apertura del Governo a procedere in deroga al famigerato Decreto Balduzzi – ottenendo così un primo risultato tutt’altro che scontato – diversamente Toma si vede respingere la richiesta di compatibilità tra le due figure di governatore e commissario, forte della recente sentenza della Corte costituzionale, che però non gli è bastata.

Il Governo, per il tramite del ministero della Salute, ha preso infatti una posizione precisa, dettando la linea in maniera netta: no alla gran parte delle richieste pervenute dalle Regioni, Molise compreso, di modificare il Patto per la Salute 2019-2021, di prossima approvazione entro il 31 dicembre.

Come si legge su quotidianosanità.it, tra le richieste più rilevanti respinte figurano lo stop ai medici in pensione a 70 anni, gli specializzandi in corsia dal secondo anno, lo stop allo spoils system per gli Enti vigilati, lo scorporo degli investimenti per la prevenzione dal calcolo del deficit e, per quanto riguarda direttamente il Molise, l’immediata applicazione dello stop all’incompatibilità commissario-presidente dopo la sentenza della Consulta. Istanze, dunque, che nel testo trasmesso oggi dal ministero della Salute alla Conferenza Stato-Regioni non sono presenti. Unica ad essere accettata, come succitato, è quella che riguarda l’aggiornamento del famigerato Decreto Balduzzi sugli standard ospedalieri, con la possibilità di adottare delle deroghe per le piccole Regioni.

“Si conviene – continua quotidianosanità.it – sulla necessità di revisione del Decreto sugli standard ospedalieri, aggiornandone i contenuti sulla base delle evidenze e delle criticità di implementazione individuate dalle diverse Regioni, nonché integrandolo con indirizzi specifici per alcune tipologie di ambiti assistenziali e prevedendo specifiche deroghe per le regioni più piccole. Ora, nell’attesa che venga convocata la Stato-Regioni (al momento l’ipotesi più gettonata è per dopodomani, mercoledì 18 dicembre, anche se non è ancora esclusa una convocazione last minute il 30) bisognerà vedere la reazioni delle Regioni, soprattutto quelle a guida centrodestra (che sono la maggioranza), che la scorsa settimana avevano riaperto la trattativa”.

Ma i governatori, Toma in prima linea, davvero possono permettersi il lusso di non firmare? In ballo ci sono 3,5 miliardi di euro in più. Per il Molise, a quanto pare si tratta di una cifra pari a sei volte i normali stanziamenti di fondi. Numeri che costringono il presidente a una scelta praticamente obbligata. Il governatore, sulla sanità, in sostanza non potrà decidere da solo, con i ministeri dell’Economia e della Salute che stanno tenendo il punto e non sembrano disposti a cedere terreno. Potrà tuttavia cercare un giusto compromesso: un commissariamento che vada oltre Giustini e Grossi, con l’individuazione di nuove figure più politicamente gradite a lui e alla coalizione di centrodestra. A lui la scelta, sofferta che sia.

 

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