Anche i cinesi abbandonano il Molise, calo netto di presenze negli ultimi anni

L’associazione Forche Caudine analizza il fenomeno e si chiede dove siano finiti gli accordi istituzionale sbandierati dai diversi governi regionali


CAMPOBASSO. Erano 282 nel 2016. Sono scesi a 266 l’anno seguente. Poi 253 nel 2018 e 251 nel 2019. Oltre l’11 per cento in meno in quattro anni. Sono i numeri diramati dall’associazione Forche Caudine sulla presenza di cinesi sul territorio molisano. “Persino i cittadini cinesi – spiegano dall’associazione – il cui numero aumenta in tutta Italia (più 3,8 per cento nell’ultimo anno per un totale che ha raggiunto le 300mila unità nel nostro Paese), dal Molise vanno via. In particolare dalla provincia di Campobasso, dove ce ne sono di più. Probabilmente la crisi e lo svuotamento dei paesi incide. Scarso business. Poche opportunità.

Il fenomeno è prettamente molisano, dove del resto l’incidenza dei cinesi è di appena lo 0,1 per cento rispetto al dato nazionale. Nel vicino Abruzzo i cittadini cinesi sono molti di più e il loro numero continua a crescere: dai 4.263 del 2016 ai 4.377 del 2019. Ben 114 in più. Con la provincia di Teramo che fa la parte del leone, ospitandone circa la metà.

Detta così, la scarsa presenza di cinesi in Molise, per qualche sovranista, potrebbe costituire anche un elemento positivo. In fondo – continua l’associazione – è di questi giorni il successo del libro ‘Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi’ di Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, che racconta i retroscena di una politica espansionistica non certo basata su un’equità degli scambi di mercato tanto che qualcuno l’ha definito neocolonialismo. Parallelamente si registra l’allarme lanciato dallo stimato sinologo Maurizio Scarpari che in sostanza mette in guardia dalle pesanti influenze dell’insegnamento universitario sulla Cina in Italia, attraverso interventi finanziari affinché si rafforzino concetti allineati a quelli del regime.

Al di là di queste analisi generali che trovano sempre più adesioni, una lettura di taglio economico calata al nostro Molise dimostra tutta la crisi commerciale della regione: i cinesi s’insediano dove c’è un mercato dinamico. E se in Molise sono pochissimi e addirittura quei pochi se ne vanno, ci sarà un motivo. Tale realtà dimostra, inoltre, che i gemellaggi tanto sbandierati negli anni passati non hanno prodotto frutti significativi.

Nel gennaio 2010, ad esempio, cioè esattamente dieci anni fa, gli organi d’informazione diedero conto dell’incontro all’hotel Europa di Isernia tra l’allora governatore Michele Iorio e una delegazione cinese della regione del Nanhu, interessata ad allacciare rapporti istituzionali, commerciale e culturali con il Molise, si legge nelle cronache.

La delegazione era guidata da Jinren Lu Randy, funzionario del governo cinese che si occupa di investimenti per conto del distretto di Nanhu. Era composta – riportavano i giornali molisani – da Xujing Bao, imprenditrice nel mondo della moda, e Huang Enrico, V. Director per i Rapporti Italia-Cina – Small e medium enterprises Association. Iorio aveva incontrato gli stessi imprenditori a Sydney. Tra gli obiettivi: “la creazione di stabili rapporti commerciali tra gli imprenditori cinesi e quelli molisani soprattutto nel campo della moda e dell’agricoltura e la concretizzazione di comuni progetti di interscambio formativo ad alto livello scientifico tramite le Università del Nanhu e l’Università del Molise. Una domanda – continua la nota di Forche Caudine – si sono davvero concretizzati quegli obiettivi?

Un altro accordo di cooperazione tra Molise e Cina è stato siglato a marzo 2015 nel settore agricolo dall’allora governatore Di Laura Frattura. La delegazione cinese a Palazzo Vitale era guidata dal viceministro Guo Yingguang e composta da rappresentanti del governo e delle amministrazioni pubbliche della provincia di Shanxi. Saremmo curiosi di sapere – concluide l’associazione – a quasi cinque anni di distanza, cosa ha prodotto anche quest’altra visita”.

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