HomeSenza categoriaLa fuga al nord di Unilever, lavoratori verso lo sciopero a oltranza

La fuga al nord di Unilever, lavoratori verso lo sciopero a oltranza

Caldissima la situazione delle proteste sindacali, proprio in queste ore davanti ai cancelli dello stabilimento di Pozzilli. I rappresentanti dei lavoratori spiegano: “Troppe incongruenze, chiediamo chiarezza e garanzie”. Appelli all’azienda e alle istituzioni


POZZILLI. Inizia la lotta per salvare gli impieghi di centinaia di operai nell’area industriale di Pozzilli. Cinquecento famiglie, tra indotto e dipendenti, interessate dal presunto trasferimento in via definitiva di buona parte della produzione in Lombardia, a Casalpusterlengo, in provincia di Lodi.

Già oggi sindacati, rsu e maestranze hanno indetto uno sciopero di 8 ore per ogni turno con contestuale sit-in davanti ai cancelli dello stabilimento di Pozzilli. Una decisione che si è resa inevitabile dopo il rifiuto dei vertici aziendali, durante la riunione del 21 gennaio, di mettere nero su bianco la smentita alle voci di chiusura del sito produttivo. L’azienda ha sottolineato al tavolo come “sempre più emerge una necessità di ottimizzare il network al fine di migliorare il business e restituire valore al prodotto”, nonché come per il 2020 occorrerà “un focus costante su costi, livelli eccellenti di flessibilità, performance ed efficienza”. Unilever aveva anche presentato “una serie di progetti che supporteranno lo stabilimento nel mantenere la sua competitività mantenendo costante l’eccellenza su fattori come sicurezza, qualità, ambiente e servizio”. È stata anche rimarcata la necessità di intervenire “nel prossimo biennio su costo del lavoro, efficienza, riduzione dello scarto e livelli maggiori di flessibilità”. Ma per i lavoratori che oggi stanno vedendo scomparire davanti ai propri occhi intere linee di produzione, queste sono solo parole vuote.

proteste unilever

“Tutto quello che chiedevamo erano garanzie certe per la sopravvivenza del nostro stabilimento, perché le voci che si sentono in giro non ci consentono di guardare al futuro in maniera positiva”. Così Nicandro Cascardi, rappresentante della Uil. “Hanno firmato l’accordo Industria 4.0, che prevede importanti agevolazioni, ma per Pozzilli a quanto pare non ci sono fondi, mentre per Casalpustelrengo sono stati stanziati 32 milioni di euro. Si stanno già attrezzando nuovi impianti in Lombardia con linee di produzione del tutto simili alla nostra, mentre qui ne abbiamo già smantellato uno e ce n’è un altro in via di smantellamento. In più Pozzilli perde l’export, cioè 40mila tonnellate, il 20% della produzione. Sono tutti indizi che di fatto rendono chiaro come l’azienda voglia chiudere qui in funzione dello stabilimento in provincia di Lodi”, spiega Cascardi, facendo notare l’incongruenza del comportamento dei vertici che non hanno voluto smentire la chiusura rassicurando solo, ancora una volta, che non si sarà delocalizzazione.

Lo stato di agitazione scattato subito dopo l’assemblea dei lavoratori, apparsi molto determinati ad andare fino in fondo alla lotta, continuerà con lo stop a tempo indeterminato di straordinari e flessibilità positiva. Poi, se entro lunedì non dovesse arrivare la convocazione del tavolo nazionale presso Federchimica, scatterà lo sciopero ad oltranza.

“Noi crediamo che le richieste non debbano partire dalle maestranze ma dalla politica, perché sono i cittadini e i lavoratori ad averne votato i rappresentanti, sono loro che dovrebbero avere tutti i poteri, le ragioni e le competenze necessarie. Ma finora non abbiamo avuto interessamenti ufficiali”, spiega con amarezza Cascardi, cui fa eco Antonio Martone per la Cisal: “Come rappresentanze sindacali siamo allineati e coesi. Riteniamo che anche le istituzioni debbano essere coese attorno ai lavoratori che oggi stanno protestando perché chiedono chiarezza, e da parte della dirigenza aziendale un tavolo dove ci siano le giuste risposte a domande che di certo non generano serenità e tranquillità. Parliamo di 500 famiglie coinvolte. Unilever si sta prendendo grosse responsabilità rifiutandosi di essere chiara. Nell’incontro del 21 non ci sono state date risposte soddisfacenti sul perché si stia procedendo allo smantellamento qui a Pozzilli, e questo per noi rappresenta un ulteriore motivo di turbamento. Tutto ciò che chiediamo sono chiarezza e garanzie certe.”

Pietro Ranieri

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