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Auschwitz, 75 anni dopo: le pergamene di Campobasso ai sopravvissuti del campo dell’orrore

Oggi la consegna della cittadinanza onoraria della città a Liliana Segre e a Piero Terracina, morto pochi giorni dopo la decisione del Consiglio comunale, e la cittadinanza benemerita ai molisani Giovanni Tucci e Michele Montagano. Una cerimonia sentita e commossa. Un tributo della città a chi ha combattuto contro le persecuzioni e per la pace


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Cos’era Auschwitz? A raccontarlo, tra i pochi testimoni viventi del campo dell’orrore, Giovanni Tucci. Un racconto intenso e commovente il suo, fatto nell’aula consiliare di Palazzo San Giorgio, nel Giorno della memoria, accanto al presidente del Consiglio comunale Tonino Guglielmi e al sindaco di Campobasso Roberto Gravina.

Data non casuale, quella scelta dall’amministrazione comunale di Campobasso, per conferire a lui e a Michele Montagano la pergamena della cittadinanza benemerita del capoluogo. E alla senatrice a vita Liliana Segre e a Piero Terracina, morto pochi giorni dopo la decisione del Consiglio comunale, che all’unanimità ha votato la mozione presentata dal gruppo del Pd, la cittadinanza onoraria di Campobasso.

“Non posso essere a Campobasso per ragioni di età e di salute – il messaggio della Segre – ma da oggi siamo concittadini e la vostra città sarà anche la mia”.

E a ringraziare Campobasso anche i parenti di Piero Terracina. “Siamo stati in questa città – le parole del nipote, Ettore Terracina – in uno dei giorni in cui ho visto mio zio più felice, quando a lui, cittadino italiano che era stato cacciato a 10 anni dalla scuola solo per il fatto di essere di religione ebraica, l’Università del Molise conferì la laurea honoris casa in Scienze della formazione primaria”.

Michele Montagano, impegnato a Roma in un importante appuntamento istituzionale per il Giorno della memoria, non era oggi in città, ma ha chiesto di poter ritirare personalmente, in un altro momento la pergamena, come ha spiegato il presidente Guglielmi.

famigliaNell’aula consiliare di Campobasso c’era invece Giovanni Tucci, grand’ufficiale della Repubblica, circondato dai familiari e dagli amici. Lui nel campo di concentramento c’era arrivato a 20 anni, per non aver riconosciuto la Repubblica di Salò e per aver combattuto contro il fascismo. Oppositore politico dunque, a cui fu riservato lo stesso trattamento degli ebrei.

“Mi ricordo ancora – le sue parole toccanti – il 27 gennaio 1945, il giorno della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata rossa. Era una giornata fredda e lucente. Ricordo di aver visto dai vetri della mia baracca un giovane soldatino tedesco, che correva per raggiungere le retroguardie dell’esercito tedesco in fuga. Lo faceva per salvarsi dall’arrivo dei russi. In quel momento l’ho visto non più come un oppressore, ma come un oppresso e ho pregato perché si salvasse”.

Un messaggio di umanità da chi per due anni non aveva ricevuto umanità, costretto a lavorare in miniera, ricevendo un rancio composto da una scodella di acqua, con qualche radice o un’ombra di patata galleggiante.

Quindi la liberazione e la lunga marcia verso la Germania con l’esercito russo, prova non meno dolorosa e difficile, vissuta “da chi era ridotto pelle e ossa, ci guardavamo e non sapevamo neppure se eravamo uomini o donne, visto che somigliavamo a larve”.

Infine il messaggio. Un messaggio di pace e il ringraziamento alla città, all’amministrazione e al Consiglio comunale, “per la grande sensibilità civica che sta dietro titolo onorifico che mi è stato concesso, anche a nome di chi non c’è più”.

“Il male assoluto – ha detto da parte sua il sindaco Roberto Gravina – è un viaggio su un treno che l’umanità ha compiuto e che ha avuto diverse fermate prima di raggiungere i campi di sterminio. Dietro quella che è stata definita la banalità del male c’è qualcosa di molto preciso da combattere sempre, in ogni epoca, ovvero l’indifferenza. Campobasso, con le cittadinanza che oggi ufficialmente consegniamo e che il Consiglio Comunale all’unanimità ha conferito il 5 dicembre del 2019 alla senatrice Liliana Segre, a Piero Terracina, che purtroppo è venuto a mancare qualche giorno dopo, a Giovanni Tucci e Michele Montagano, ribadisce che non è una città indifferente”.

“Nella nostra città – ha concluso Gravina – ci sarà sempre un posto d’onore riservato alla storia, alla memoria e a chi come i nostri concittadini Liliana Segre, Piero Terracina, Giovanni Tucci e Michele Montagano ha fatto in modo che non venisse perduta, confusa e confinata una seconda volta nell’indifferenza”.

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