Nessuna traccia della Guardia Medica nel centro storico, l’attacco del Pd: “Silenzio vergognoso”

Sotto accusa Regione, Comune di Isernia e Asrem. Nel mirino anche la mancata realizzazione del polo universitario delle Professioni Sanitarie


ISERNIA. “Che fine ha fatto il presidio della Guardia medica nella sede di via Mazzini a Isernia? Dopo mesi e mesi i lavori strutturali che avrebbero consentito il trasferimento della Guardia medica dall’attuale sede dell’ospedale Veneziale nel palazzo vescovile di via Mazzini sembrano volgere al termine, ma allora perché non si provvede ad attivare quanto promesso dall’attuale Giunta regionale, che aveva sbandierato ai quattro venti, già tra luglio e ottobre del 2018, la celere attivazione di questo servizio? Dopo una serie di ritardi inerenti ai lavori strutturali, ora sembra manchi solo la connessione internet, cosa che non giustificherebbe certo un ritardo di oltre un anno e mezzo. È evidente, pertanto, che sulla mancata apertura ci sono precise responsabilità politiche di più soggetti istituzionali: dalla Regione all’Asrem, senza dimenticare il Comune di Isernia”.

Lo affermano dal Partito Democratico di Isernia (Maria Teresa D’Achille, Luciano Sposato e Ovidio Bontempo), intervenendo sulla questione della sede polivalente di via Mazzini, con l’università riportata nel centro della città come deciso dalla Giunta regionale di centrosinistra, che scelse di puntare sul polo universitario delle professioni sanitarie e che doveva essere destinata anche a sede per i medici di continuità assistenziale (Guardia medica) e a Sportello Cup per le prenotazioni delle visite mediche.

Di quest’ultimo servizio si sono perse le tracce. E risulta anche che l’Azienda sanitaria del Molise abbia disatteso una serie di impegni verso la Diocesi, su tutti quello di farsi carico degli allacci relativi alle forniture di energia elettrica (che risulta essere sottodimensionato rispetto al fabbisogno), dell’acqua, oltre che le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, come anche la mancata attuazione del piano di sicurezza e dell’apposito regolamento tra le parti. Non si sa ancora nulla neppure in merito alla stipula della polizza di responsabilità civile verso terzi e incendio. Impegni messi per iscritto nel contratto di comodato tra Asrem e Diocesi di Isernia stipulato nell’aprile 2018, che nascevano dal presupposto di riportare l’università nel centro storico di Isernia, come tanto desiderato dal compianto professor Giovanni Cefalogli, che per anni si era speso perché il corso di laurea di Infermieristica dell’Università La Sapienza non lasciasse la città, come aveva annunciato di voler fare per mancanza di una sede adeguata, ma trovasse locali degni di questo nome e fosse sempre più potenziato e rilanciato, dando luogo a un polo universitario delle professioni sanitarie afferenti all’ospedale Veneziale che potessero anche ‘rifornire’, negli anni, il nosocomio cittadino di figure necessarie e spesso vacanti.

Una mancanza, quella dell’Asrem, che è dunque ancor più irriguardosa verso la città, visto il lavoro che fu portato avanti dal centrosinistra allora al governo cittadino e regionale per far sottoscrivere la difficile intesa tra le parti. Grazie alla quale, ottenuta la nuova sede, il risultato fu di determinare rapidamente l’aumento degli iscritti, passati dai 200 iniziali a 310 attuali.

“Ma l’incremento avrebbe potuto essere ulteriore – continuano dal Pd – visto che la sede di Isernia è una delle più appetibili nel centro-sud per il corso di laurea in Infermieristica, ma manca qualsivoglia azione di programmazione da parte della politica al punto che il tetto degli studenti è ancora fissato prendendo come riferimento la vecchia sede. Basti pensare che a poca distanza da Isernia l’Ircss Neuromed, con le professioni sanitarie, conta oltre il doppio dei nostri iscritti grazie a un’offerta didattica di vari corsi di laurea. Si registra un silenzio colpevole, da troppo tempo, dell’amministrazione d’Apollonio e della Regione, che avrebbero potuto lavorare, tra l’altro, per riportare Igiene dentale a Isernia dopo l’addio, nel 2016, anch’esso per mancanza di spazi adeguati. Non risulta, al riguardo, alcuna interlocuzione tra la Regione Molise e La Sapienza: non si lavora per far aumentare gli attuali iscritti di Infermieristica e non si chiede di istituire nuovi corsi di laurea, con le istituzioni che tacciono vergognosamente, senza riuscire neppure a portare a termine quanto iniziato dalle precedenti amministrazioni di centrosinistra in sinergia con La Sapienza. Di qui la domanda, assolutamente lecita: c’è forse qualcuno che non ha interesse a potenziare il polo universitario della professioni sanitarie nella nostra città, nonostante abbiano trovato le cose già fatte con tanto di impegni vincolanti? E perché, di grazia?

Pretendiamo chiarimenti immediati, visto che la Regione, per bocca dell’assessore all’Istruzione Di Baggio, aveva parlato di incrementare «il numero degli iscritti, mirando a valorizzare la sede pentra della Sapienza come un’eccellenza, che sia di richiamo anche per i ragazzi provenienti da fuori regione» e per di più preannunciato la breve attivazione della Guardia medica in uno spazio «sicuramente più comodo, più facilmente fruibile e più confortevole della sede attuale, ubicata nel seminterrato dell’ospedale Veneziale». Senza dimenticare che l’assessore ha il suo gruppo politico di riferimento anche al Comune di Isernia, che ovviamente resta anch’esso in religioso silenzio sulla questione”.

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