L’ex Governatore torna a ribadire la necessità di riaprire gli ospedali di Larino e Venafro, salvaguardando l’ospedale di Campobasso e la sicurezza del personale. E lancia un duro affondo all’indirizzo di Toma: “Ricordati che una volta usciti da questa emergenza nulla sarà più come prima”
CAMPOBASSO. Continua a far discutere la gestione dell’emergenza sanitaria in Molise e in particolare prosegue il dibattitto politico sulla necessità di riaprire gli ospedali di Larino e Venafro, considerato il progressivo aumento del contagio da Coronavirus su scala nazionale e che espone anche i cittadini molisani a rischio di ammalarsi e di non poter essere curati adeguatamente.
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Sul punto interviene anche l’ex governatore e consigliere regionale Michele Iorio, il primo esponente di Palazzo D’Aimmo a proporre nei giorni scorsi di rimettere in funzione i due nosocomi periferici per assicurare una gestione sanitaria più efficace dell’emergenza in atto. Una soluzione ribadita con fermezza dallo stesso Iorio, unitamente all’individuazione di un unico ospedale, il Cardarelli, baricentro dell’azione contro il Covid-19.
Iorio parla apertamente del rischio che il presidio di contrada Tappino diventi una “ ‘bomba sanitaria’ per la promiscuità dei pazienti affetti da Covid 19 con quelli ordinari”. L’ex presidente parla della necessità di “effettuare un intervento strategico e strutturale, soprattutto per quanto riguarda l’assunzione di personale”, anche allo scopo di far respirare ed evitare rischi per i pochi operatori che oggi stanno affrontando l’emergenza.
“Questa crisi – aggiunge Iorio – dovrebbe farci comprendere l’importanza della riorganizzazione in sanità che deve certamente guardare ad una gestione più economica ma allo stesso tempo deve essere più efficiente”. E ricorda che fu proprio lui da presidente della Regione a battersi “per mantenere aperti gli ospedali di Larino e Venafro nonostante le critiche ricevute. Ripenso – racconta – al mio rifiuto di chiusura e alle conseguenze che hanno visto il mio commissariamento.
Il risultato? Sono 10 anni che non abbiamo un Piano sanitario”.
Dal passato al presente perché l’obiettivo unitario deve essere quello di “bloccare il virus con provvedimenti molto forti dal punto di vista economico e sociale ma la cura – incalza l’esponente di centrodestra – dev’essere una sanità pubblica che funziona.
Spero – conclude Iorio rivolgendosi a Toma senza però menzionarlo – che l’attuale presidente se ne ricordi perché sono certo che, superata l’emergenza, nulla sarà più come prima”.
Davide Vitiello
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