Coronavirus, oltre 110mila molisani lasciati allo sbando e senza possibilità di curarsi

Da dodici giorni gli abitanti dei comuni del basso Molise sono senza una struttura ospedaliera. Un fatto mai accaduto nella storia e che pesa come una macigno sul diritto alla salute dei cittadini. Nel frattempo si susseguono le prese di posizione e gli appelli per una soluzione immediata al problema: ieri Laura Venitelli, oggi il sindaco di Larino Pino Puchetti hanno nuovamente invocato il Ministro della Salute Speranza. Per il primo cittadino frentano “il Vietri ha tutti i requisiti per essere subito operativo”


TERMOLI-LARINO. Non era mai accaduto prima d’ora ed è successo nel momento storico peggiore, nel pieno della pandemia da Covid-19 che ha gettato milioni di persone nell’incertezza, nella preoccupazione e nel dolore. I dati sull’aumento progressivo dei decessi nel Centro-Nord del Paese e il rischio concreto che nei prossimi giorni ci sia una ulteriore accelerazione dei contagi e delle morti, imporrebbe una risposta efficace dello Stato in favore della sicurezza e della salute dei cittadini. 

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In Molise e in modo particolare nel basso Molise la preoccupazione di oltre 110mila abitanti è di non poter contare su alcun punto di riferimento. Da dodici il giorni il San Timoteo di Termoli, unico presidio ospedaliero presente sul territorio, è chiuso in attesa dell’ultimazione degli interventi di sanificazione del pronto soccorso e dei reparti a rischio contaminazione. Il governatore Toma ha annunciato in proposito che da domani la struttura tornerà ad essere funzionale ma la sensazione è che ci vorranno ancora diversi giorni prima che l’ospedale possa girare a pieno regime.

In proposito ieri l’ex onorevole Laura Venittelli è intervenuta sull’argomento rivolgendosi al ministro della Salute Roberto Speranza e rappresentando l’incertezza che regna sullo stato del nosocomio adriatico e “l’incresciosa situazione esistente nell’intero territorio del Basso Molise, in cui ancora oggi – ha dichiarato l’esponente del Partito Democratico – sono operative fabbriche importanti come la Fca Auto e industrie chimiche con migliaia di persone impegnate quotidianamente e provenienti anche da altre regioni”.

Nelle ultime ore anche altri esponenti politici locali si sono uniti alle richieste pressanti di cittadini, comitati e associazioni in favore del potenziamento della rete ospedaliera sul territorio.  Da ultimo l’ex governatore Michele Iorio ha ribadito la necessità di riaprire l’ospedale di Larino, unitamente a quello di Venafro, per evitare di trasformare il Cardarelli di Campobasso in una ‘bomba sanitaria’ considerata la promiscuità di pazienti con patologie diverse che sono tuttora ricoverati all’interno della struttura di contrada Tappino e i potenziali rischi a cui sono esposti i pochi medici, infermieri e ausiliari presenti.

Intanto anche il sindaco di Larino Pino Puchetti, che unitamente ad una trentina di amministratori locali del territorio aveva da subito individuato la soluzione della riapertura del Vietri come la migliore possibile in questo momento di emergenza, ha inviato un sollecito al Ministro della Salute Speranza, al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e all’Amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri.

Partendo dall’approvazione il 12 marzo scorso della proposta di riapertura del nosocomio frentano da parte del Tavolo permanente dell’Unità di Crisi regionale, il primo cittadino, alla luce della chiusura temporanea del San Timoteo di Termoli e del rischio a cui sono esposti oltre 110mila cittadini del Basso Molise, ha chiesto di “predisporre le procedure celeri per la riattivazione del Pronto Soccorso e dei reparti del Vietri. Preciso – ha incalzato Puchetti – che in tale struttura, tra le più moderne della regione, chiusa come ospedale per acuti nel 2016, sono ancora presenti e attivi servizi quali la Camera Iperbarica – unica tra le regioni confinanti con il Molise – e l’emodialisi, necessari per la cura dei pazienti acuti, e apparecchiature per la terapia intensiva, mai usate, che necessitano solo di essere testate per essere rese subito funzionali”.

Il Vietri avrebbe dunque tutte le carte in regola per assicurare una adeguata presa in carico dei pazienti. Al contrario il Governatore Toma, nel corso di una intervista rilasciata eri a una testata di informazione telematica, aveva dichiarato che in caso di ‘emergenza catastrofica” la soluzione migliore sarebbe stata quella di puntare su ospedali da campo che non necessitano di collaudo. Discorso opposto riguarderebbe il Vietri di Larino, per il quale i tempi delle procedure tecniche di verifica sulla sicurezza sarebbero più lunghi.

Pareri contrastanti che cozzano con la realtà dei fatti: ad oggi la situazione di sostanziale immobilismo e le previsioni sul raggiungimento del picco dei contagi nel corso di questa settimana stanno provocando rabbia e sconforto tra i cittadini. La sensazione è che in assenza di provvedimenti il clima già infuocato di queste ore potrebbe portare all’esasperazione generalizzata.

Davide Vitiello

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