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Anziani Covid a Venafro, Calenda: ecco cosa non ha funzionato

La consigliera regionale di maggioranza interviene sulla vicenda del trasferimento degli anziani positivi asintomatici al Santissimo Rosario: no agli ospedali ‘misti’ o la gente non si curerà più per paura. Ma l’Azienda sanitaria doveva avvertire tutti di ciò che stava accadendo: famiglie dei malati e cittadini ignari dell’arrivo di 18 ambulanze in piena notte


di Antonio Di Franco

Mena Calenda è stata, insieme a Michele Iorio, l’artefice del ‘cambiamento di rotta’ in materia di Covid-19. E come ambasciatrice del mondo della terza età qual è sempre stata, Filomena Calenda non le manda a dire, anzi rilancia, alzando la voce contro chi ha sollevato gli scudi contro la ‘invasione’ degli anziani agnonesi positivi al coronavirus: “Il mio pensiero è chiaro – dice il consigliere regionale – sono sconcertata dal trattamento morale che è stato riservato a questi che potrebbero essere i nostri nonni o i nostri genitori. Ma non mi riferisco al loro trasferimento a Venafro, bensì a quello che si è detto di questa situazione da parte di molti che hanno voluto cavalcare l’onda del dissenso nei confronti di una scelta che io approvo pienamente.

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Non è il Molise che conosco quello che ho visto e sentito in queste ore, e ne sono molto rammaricata. È un momento in cui dovremmo essere tutti uniti e solidali, invece purtroppo non è stato così, soprattutto, in questa circostanza. Tra l’altro in questo momento ci sono parecchi “Schettino” pronti ad abbandonare la nave”.

La Calenda però non risparmia critiche aspre nemmeno ai vertici della Asrem per il modo in cui è stata trattata la vicenda dal punto di vista della comunicazione: “Assolutamente non condivido le modalità con cui è stato operato il trasferimento degli anziani – dice ancora l’ex rappresentante della Lega – l’Asrem avrebbe dovuto comunicare alle loro famiglie in primis e alla cittadinanza di Venafro quando e come si sarebbe svolto. Invece abbiamo assistito allo spostamento di una colonna di autoambulanze che ha potuto dar adito a mille interpretazioni da parte di chi non era a conoscenza di nulla. Figurarsi che anche io, nella qualità di consigliere regionale, non ero a conoscenza dei tempi dello spostamento dei pazienti da Agnone a Venafro e l’ho appreso solo dalla stampa. Se un errore è stato fatto è stato proprio questo, mentre dal punto di vista formale la decisione presa dall’unità di crisi è perfettamente condivisibile viste le condizioni di salute dei 18 poveri nonnetti e i rischi a cui sarebbero andati incontro restando nella struttura di Agnone”.

Due centri Covid, Larino e Venafro. Una proposta che era nell’aria da tempo è che è diventata realtà solo da due giorni. Calenda ha dato l’input insieme a Iorio, bocciando così la linea ‘dura’ scelta da Toma e Florenzano: “Toma ha commesso inizialmente un errore madornale – dice ancora il consigliere regionale – non si possono far coesistere nei nostri ospedali pazienti Covid-19 e pazienti “normali”, perché c’è il rischio che le persone, per la paura di rimanere in qualche modo contagiate, evitino visite o ricoveri necessari. È accaduto anche nella mia famiglia una situazione del genere, per questo ne sono consapevole. Bisogna far si che i centri dedicati al Covid-19 siano indipendenti e funzionanti al 100 per cento con tutte le apparecchiature necessarie. Al momento Venafro ospita pazienti asintomatici e che quindi per ora non hanno bisogno di cure intensive, ma dobbiamo farci trovare pronti per eventuali necessità. Questo chi è a capo lo deve capire”.

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