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Coronavirus, l’affondo della Cgil a Toma: “Pazienti e operatori sanitari abbandonati a loro stessi”

Nonostante le continue sollecitazioni avanzate al governatore Toma sulla necessità di fare fronte comune nel contrasto all’emergenza Covid.19, il sindacato denuncia di non aver mai ricevuto nessuna risposta. I risultati del percorso solitario, affermano Paolo De Socio e Antonio Amantini, hanno portato al caos che si è registrato negli ospedali di Larino e Venafro e alle conseguenze sui pazienti e sugli operatori sanitari, questi ultimi costretti in molti casi a lavorare senza i dispositivi di protezione.


CAMPOBASSO. In una nota a firma congiunta il segretario generale della Cgil Molise Paolo De Socio e quello della Funzione Pubblica Antonio Amantini, ricostruiscono la cronistoria delle diverse richieste avanzate dal sindacato alla regione e al governatore Toma in relazione al mancato coinvolgimento nella gestione dell’emergenza. 

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“Già agli inizi di marzo – scrivono i due rappresentanti della Cgil – abbiamo condiviso la linea di dedicare massima attenzione al diffondersi del fenomeno epidemiologico Covid 19; si è deciso di profondere massimo senso di responsabilità nella ricerca di un dialogo con il governo regionale e in il presidente Toma.

In una nota trasmessa lo scorso 7 Marzo è stato richiesto di istituire una cabina di regia allargata per far fronte comune all’emergenza.

La volontà del governatore è stata nulla nonostante il protocollo condiviso fra governo e parti sociali per la regolamentazione delle misure per il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del 14 marzo, spingesse proprio in quella direzione.

Probabilmente – proseguono De Socio e Amantini – la confusione che si è determinata negli ultimi giorni, in fase di gestione dell’emergenza, è anche figlia di questo autoreferenzialismo che non trova alcuna giustificazione in una fase delicata come quella che stiamo vivendo.

Risulta oggi paradossale che l’approvazione di una proposta avanzata nell’ultima seduta di consiglio regionale per l’individuazione di centri Covid somiglia molto alle tesi di cui parlavamo già da un mese fa.

Ricordiamo che con una nota del 19 marzo, appena dopo il chiarimento derivante dal decreto “Cura Italia”, avevamo condiviso la necessità di valutare seriamente la riapertura delle strutture di Larino e di Venafro.

Praticamente si è perso quasi un mese di tempo. Per questo – aggiungono i sindacalisti – diventa necessario oggi alzare il livello di attenzione per quanto di nostra competenza. Innanzitutto, ci viene spontaneo constatare che non sempre sono state adottate tutte le precauzioni rivolte al complesso quadro dei lavoratori e agli operatori sanitari che operano nelle strutture della regione, in particolare in quelle di Larino e Venafro, che, in questi giorni, sono interessate da flussi rocamboleschi di pazienti.

Vale la pena di ricordare che quelli trasportati da un luogo ad un altro della regione sono pazienti, donne e uomini in carne e ossa e non pacchi postali o soprammobili.

Sono coloro che, a prescindere dalla gravità o meno dell’attuale patologia, hanno contribuito per una vita intera a determinare anche quel sistema di assistenza che dovrebbe garantire tutti e loro e dovrebbero sentirsi garantiti in primis nel momento del bisogno. Stesso ragionamento vale per i lavoratori all’interno dei nosocomi e delle diverse strutture che sono esseri umani come tutti gli altri, elevati a rango di eroi, già messi a dura prova in questo periodo, per la straordinarietà del lavoro che prestano e che non possono essere sottoposti ad improvvisazioni o ulteriori aggravi di competenze senza conoscerne precisamente i dettagli di attuazione.

Abbiamo sollecitato – spiegano De Socio e Amantini – il tema della scarsità dei dispositivi di protezione individuale, l’opportunità di potenziare le dotazioni organiche sanitarie, utili a fronteggiare l’emergenza, l’esigenza di formazione del personale coinvolto nei reparti dedicati alla cura dei pazienti positivi al virus Covid-19, chiedendo di incontrare i vertici di Asrem e Regione.

Su tutto questo non abbiamo ottenuto alcuna risposta, se non due laconiche e burocratiche note nelle quali si diceva che tutto stava procedendo secondo quanto previsto dalle norme. Di fatto così non era e, a fronte dell’assordante silenzio e dell’assoluta assenza di interventi, la federazione della Funzione Pubblica è stata costretta a chiedere l’intervento, per alcune strutture, del Nucleo antisofisticazione e sanità dei carabinieri perché, banale esempio, non venivano forniti agli operatori neanche i basilari dispositivi di protezione individuale.

La Cgil e la Funzione Pubblica, in queste ore continuano a vigilare per far si che in tutti i luoghi di lavoro, in particolare in quelli di degenza deputati ad accoglienza Covid 19, siano rispettate le indicazioni per la messa in sicurezza degli operatori, dei pazienti e dei cittadini, e si riservano ulteriori segnalazioni alle prefetture e agli organi competenti qualora si riscontrassero anomalie nell’espletamento delle procedure adottate.

Questa drammatica emergenza – concludono i rappresentanti del sindacato – conferma che le scelte politiche indirizzate al depauperamento del sistema sanitario pubblico a vantaggio della proliferazione indiscriminata del privato, dimostrano tutta la loro inefficacia e inadeguatezza.”

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