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Coronavirus e sanità, Massimo Romano: privati pagati al 95 per cento per stare chiusi

La gestione dell’emergenza Covid in Molise e il rapporto tra Regione e strutture convenzionate è sempre più nell’occhio del ciclone. Ieri al grido d’allarme lanciato dai medici dell’ospedale Cardarelli sul rischio paralisi che incombe sullo stabilimento ospedaliero, individuato nel piano di emergenza come unico centro Hub regionale per il Covid, si sono uniti anche i dubbi avanzati dall’avvocato Massimo Romano in relazione all’ultimo decreto commissariale che dispone il pagamento, con decorrenza dal 9 marzo, di remunerazioni milionarie mensili nonostante il contemporaneo fermo delle attività ospedaliere per l’emergenza Covid. Una vicenda per la quale chiede che sia fatta luce da parte del governatore e dei commissari


CAMPOBASSO. Mentre si è ancora in attesa di capire se la proposta approvata a maggioranza in occasione dell’ultimo Consiglio regionale, riguardo alla trasformazione dell’ospedale Vietri di Larino in centro Covid dotato tra l’altro di reparti di Terapia intensiva e Malattie infettive, troverà un riscontro nei fatti, nelle ultime ore si sono susseguite prese di posizione molto forti nei confronti del governo regionale e dei vertici Asrem.

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Da una parte il segretario PD Vittorino Facciolla e dall’altra i medici dell’ospedale Cardarelli hanno palesato il rischio che il nosocomio di contrada Tappino a Campobasso, nel prosieguo dell’emergenza, non riesca a reggere le difficoltà di gestire la promiscuità di pazienti ricoverati nella struttura, con il pericolo di andare incontro alla paralisi di reparti fondamentali come la Terapia intensiva, occupata da malati Covid, e al blocco degli interventi chirurgici urgenti, tra cui quelli destinati ai malati oncologici, per effetto della carenza di medici anestesisti e posti letto. Una situazione per la quale sia Facciolla che i medici del Cardarelli hanno chiesto alla regione di individuare subito presidi ospedalieri esclusivi per malati Covid, dando modo all’ospedale regionale di respirare e di evitare un collasso certo, tenuto conto che la fine dell’emergenza è ancora lontana. Richieste per le quali si è in attesa di una risposta da parte di Toma e Florenzano.

E c’è anche un’altra vicenda, che rientra questa volta nell’ambito del controverso rapporto tra Regione e struttura commissariale da una parte e le cliniche private convenzionate dall’altra, che sta facendo discutere. A lanciare l’esca è stato Massimo Romano, avvocato esperto di sanità, che in un post apparso ieri sul suo profilo Facebook, ha sollevato seri dubbi sul contenuto del decreto commissariale n. 26, pubblicato martedì scorso.

In un momento nel quale tutte le attività ospedaliere delle strutture private accreditate sono e restano sospese, la regione corrisponderà alle stesse comunque una remunerazione mensile nella misura del 95% dell’importo del budget per ciascun mese.

“Il tutto – spiega Romano – sia con effetto retroattivo, a decorrere dal 9 marzo, sia in modo forfettario, cioè pagando dietro presentazione di una semplice fattura riportante l’indicazione “emergenza Covid-19”, a prescindere dalle prestazioni effettivamente erogate e dai pazienti concretamente ricoverati; una sorta di premio per la disponibilità manifestata ai fini del loro coinvolgimento nella fase emergenziale.

“Il Decreto 26/2020 – prosegue il legale – modifica il precedente decreto 22 che invece aveva subordinato il pagamento a una puntuale e distinta rendicontazione delle prestazioni svolte, previa trasmissione di report analitici con evidenza delle procedure correlate alla specifica attività svolta e solo a seguito dello svolgimento delle attività di controllo amministrativo-contabile e tecnico-sanitarie di cui alla normativa di riferimento, nonché conseguentemente alla valutazione clinica condotta di concerto con l’A.S.Re.M, sulla coerenza delle attività erogate.”

Una marcia indietro clamorosa della Regione e dei commissari del governo che sarebbe arrivata in seguito a una lettera trasmessa dall’Associazione italiana ospedalità privata, intervenuta per sottolineare “la necessità di dover sostenere costi per il mantenimento degli assetti organizzativi e gestionali”.

Nella vicenda balza subito all’attenzione il caso di Neuromed, “che – spiega Romano – ha un contratto con la Regione per l’assistenza ospedaliera di circa 30 milioni di euro all’anno. Il valore corrispondente al bimestre marzo-aprile è pari quindi a circa 5 milioni di euro, vale a dire due dodicesimi. Con le attività sospese Neuromed avrebbe fatturato zero euro o giù di lì, oppure al massimo il valore delle prestazioni effettivamente svolte per specifiche esigenze commissionate dalla Asrem per l’emergenza, ad oggi, per quanto si sappia – aggiunge Romano – non pervenute, fatto salvo il ricovero dei 5 pazienti positivi già ospitati nella struttura di Pozzilli. Invece, secondo le nuove regole, Neuromed percepirà il 95% di 5 milioni di euro, cioè 4 milioni 750 mila euro. A fronte del nulla”.

Il risultato è che “in Molise – conclude Massimo Romano – paghiamo i privati per tenerli chiusi e scarichiamo sul pubblico, in particolare sull’ospedale Cardarelli, tutto il peso dell’emergenza oltre che delle discipline ordinarie”. 

Dichiarazioni forti per le quali lo stesso Romano, da noi contattato telefonicamente in mattinata, si attende un chiarimento da parte del governatore, dei vertici Asrem e dei commissari del governo Giustini e Grossi. “Un chiarimento non dovuto a me – ha aggiunto – ma ai cittadini molisani, trattandosi di un tema molto rilevante e per il quale sono ipotizzabili profili di rilevanza erariale, nonché di responsabilità penale”.

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