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Nuova Giunta senza la Lega, Toma conferma: non posso garantire la poltrona, li rappresento io

Entro fine settimana il varo del nuovo esecutivo, con 4 assessori invece di 5 e Luigi Mazzuto fuori dal governo regionale. Almeno fino al giro di boa di metà legislatura, quando si rimetterà in discussione anche la casella della presidenza del Consiglio. ‘Surrogati’ sempre fuori dal palazzo e qualche novità nelle deleghe in arrivo


di CARMEN SEPEDE

CAMPOBASSO. Quattro assessori, senza esterni e senza rappresentanti della Lega. Questo l’assetto della nuova Giunta Toma, che sarà varata entro la fine della settimana, aprendo il via alla ‘Fase due’ del governo regionale.

“Mi sono appena arrivati gli atti da promulgare – le parole di Donato Toma – dopo la loro pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Molise firmerò i decreti di nomina degli assessori. E’ questione di giorni”.

Gli atti a cui fa riferimento il governatore sono i provvedimenti adottati dal Consiglio regionale nell’ultima seduta. Quindi Documento di economia e finanza, Bilancio di previsione e soprattutto Legge di stabilità, con la modifica della Legge elettorale – grazie all’inedito emendamento Toma-Greco – che ha cassato l’incompatibilità di carica tra assessori e consiglieri. Eliminando di fatto i consiglieri ‘surrogati’.

Paola Matteo (Orgoglio Molise), Antonio Tedeschi (Popolari per l’Italia), Nico Romagnuolo e Massimiliano Scarabeo (Forza Italia), resteranno fuori dal Consiglio regionale, in attesa del pronunciamento del Tar sul ricorso presentato da due dei quattro esclusi. Luigi Mazzuto, l’unico esterno, resterà invece fuori dalla Giunta. Su questo Toma è intenzionato ad andare avanti, nonostante ‘l’ira funesta’ del Carroccio, pronto a scagliare la controffensiva nei confronti del ‘governatore’. Matteo Salvini stesso avrebbe dato il beneplacito ad una possibile campagna di contestazione. Politica e non solo.

“Il problema è che in Consiglio regionale non ci sono esponenti della Lega – chiamato ad esprimersi su questo passaggio Toma non si tira indietro – di conseguenza, al momento, non riesco a garantire la loro presenza in Giunta. Vuol dire che quella casella che spettava al partito la tengo in sospeso, ne riparleremo in autunno. Nel frattempo la Lega la rappresento io, così come rappresento tutti gli altri partiti che hanno composto la coalizione di centrodestra con cui sono stato eletto”.

Una spiegazione difficile da digerire per i salviniani, che dovranno dunque aspettare il turn-over di metà legislatura, entro novembre, quando si rimetterà in discussione anche la poltrona di presidente del Consiglio, attualmente affidata a Salvatore Micone, in quota Udc, per tentare di rientrare nel governo di Palazzo Vitale.

Uno scenario a cui starebbero guardando le due ‘pasionarie’ di Palazzo D’Aimmo, Mena Calenda e soprattutto Aida Romagnuolo, fatte fuori dalla Lega, su espressa richiesta di Salvini, dopo aver chiesto la ‘testa’ di Luigi Mazzuto. Saranno loro a tornare nel ‘Carroccio’ o ci sarà qualche altro consigliere a riposizionarsi in corsa? Scenari ancora da definire, visto che la lotta per la successione, che avrà una sua prima fase con il rimpasto in arrivo, sarà completata solo dopo l’estate.

Entro qualche giorno, nel frattempo, Vincenzo Cotugno (Orgoglio Molise), Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia), Nicola Cavaliere e Roberto Di Baggio (Forza Italia) torneranno a fare gli assessori. Riprenderanno tutte le deleghe che avevano? “Cambierà qualcosa, ma nulla di sostanziale”, precisa ancora Donato Toma, che dovrebbe invece tenere per sé, oltre alla Programmazione, anche il Lavoro fino a dieci giorni fa affidato a Mazzuto. La vittima del ‘tagliando’ annunciato da tempo.

Per Maurizio Tiberio, attualmente unico componente del ‘Toma bis’, si profila il ritorno all’incarico di consigliere economico del presidente. Con il riconoscimento del governatore e della maggioranza per la disponibilità ad assumere il ruolo di ‘assessore a tempo’.

Meno di due settimane. Il tempo, appunto, di approvare i documenti di bilancio senza fare la conta dei numeri, modificare la legge elettorale e completare il rimpasto. Con buona pace della Lega. E con la possibilità di giocarsi davanti all’opinione pubblica anche l’aspetto del taglio ai costi della politica che piace ai Cinque stelle: 800mila euro l’anno per l’eliminazione dei consiglieri surrogati, più il risparmio sul ‘quinto assessore’. Che per ora resterà “tra color che son sospesi”.

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