Centro Covid a Larino, Toma si sfila: decide Giustini. Aperture anticipate non in conflitto col Governo

Verso la ripartenza dal 18 maggio per parrucchieri, estetisti, ma anche bar e ristoranti, se il numero dei contagi resterà contenuto e sentiti autorità sanitarie e Comitato scientifico. E sull’uso delle mascherine il presidente ha anticipato che non farà un’ordinanza, sull’uso obbligatorio degli strumenti di protezione individuale anche all’aperto


CAMPOBASSO. Coronavirus, spetta al commissario ad acta alla sanità Angelo Giustini stabilire se ci sono le condizioni per fare dell’ospedale ‘Vietri’ di Larino un centro regionale Covid.

“Le scelte non competono a me, ma al commissario” ha detto il governatore del Molise Donato Toma, intervenendo in Consiglio regionale nella discussione sulla mozione del M5s relativa alle ‘Azioni urgenti per fronteggiare l’emergenza Covid-19’. Mozione respinta, con 12 voti contrari, quelli della maggioranza, e 9 voti favorevoli, oltre a quelli dei Cinque stelle e del Pd anche quello di Michele Iorio, che sull’argomento aveva presentato una mozione già nel mese di aprile.

Realizzare un centro Covid, ha quindi precisato Toma, non può prescindere da una serie di condizioni: la presenza di una Terapia intensiva, accanto al reparto di Malattie infettive, di macchinari all’avanguardia e di spazi adeguati. Posizione in linea con quanto espresso in una lettera del direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano e del direttore sanitario Maria Virginia Scafarto – da cui si evince che ad oggi a Larino queste condizioni non ci sono – letta dallo stesso Toma in aula.

Una scelta sulla quale il presidente si è dunque smarcato, rigirando tutte le responsabilità ad Angelo Giustini, con la mozione dei pentastellati respinta come quelle del Pd, mirate a destinare all’emergenza Coronavirus le risorse del bilancio 2020 e la programmazione delle risorse 2020/22 e a rendere obbligatorio l’uso delle mascherine in Molise.

“Ho una relazione del Comitato scientifico, che ho già inviato a tutti i sindaci del Molise – ha chiarito in proposito Toma – da cui si deduce che l’uso delle mascherine non è indispensabile se si sta all’aperto e si rispettano il distanziamento sociale e tutte le altre prescrizioni. Altra cosa se si sta nei luoghi chiusi, o se non si riesce a mantenere le distanze, come nelle indicazioni nazionali. Poi se c’è chi vuole usarle sempre non dico che fa male, ma non ho intenzione di fare un’ordinanza che renda obbligatorio l’uso delle mascherine”.

Posizioni espresse nella seduta del Consiglio regionale, riunita in teleconferenza, in cui si è parlato di emergenza sanitaria e di emergenza economica in tutte le sfaccettature. Con l’annuncio dello stesso governatore di possibili aperture anticipate per parrucchieri, centri estetici, ma anche bar e ristoranti, già a partire dal 18 maggio, senza aspettare il 1 giugno. La data indicata dal governo, che ha comunque aperto su possibili anticipi nelle regioni in cui il numero dei contagi è fermo o in netto calo. Come il Molise.

“Aspetto il 10 maggio – ha rimarcato Toma – quando avremo anche i dati sui rientri dal Nord. Speriamo non si tratti di 400 persone. Se non sarà così andremo probabilmente alla riapertura anticipata dal 18 maggio, per qualcosa forse anche prima, da lunedì prossimo per gli ambulatori, se i contagi in regione resteranno questi o addirittura caleranno. Non escludo cioè un allargamento delle maglie, sentito, ovviamente, il parere delle autorità sanitarie e del Comitato scientifico”.

Posizione non in conflitto con il Governo. “La posizione del governatore della Calabria Jole Santelli, che ha già riaperto nella sua regione è stata impugnata – ha precisato ancora Toma – Come presidenti del centrodestra abbiamo però chiesto l’anticipo delle aperture nelle regioni dove ci sono le condizioni. Il dialogo con il ministro Boccia, in questo senso, è continuo”.

Fondamentale, si diceva, il bilancio dei rientri dal Nord. “Saremo estremamente vigili sui rientri e invito le famiglie molisane, che so essere collaborative e diligenti, a farsi portavoce presso i loro congiunti, rientrati da altre regioni, affinché si segnalino alle autorità sanitarie”.

Carmen Sepede

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