No al centro Covid di Larino, l’Asrem rilancia: Rianimazione ‘da campo’ al Cardarelli

Il dg Florenzano propone l’acquisto di moduli prefabbricati esterni che, in pochi giorni, permetterebbero una separazione fisica tra pazienti Covid e no Covid continuando a sfruttare i reparti e le potenzialità dell’ospedale di Campobasso. Sull’indice di contagio che vede il Molise al primo posto in Italia: è il motivo per cui siamo stati particolarmente prudenti in questa fase 2, lo monitoriamo ogni giorno


CAMPOBASSO. Larino centro Covid? Meglio una Rianimazione esternalizzata dal Cardarelli di Campobasso; una sorta di mini ospedale da campo con moduli prefabbricati aggiuntivi che sarebbero collaudati e arredati in pochi giorni. Con l’evidente vantaggio di restare nelle immediate vicinanze dell’Hub Cardarelli e sfruttarne, così, il laboratorio analisi, la radiologia all’avanguardia e i reparti di Terapia Intensiva e Malattie Infettive, eliminando dunque la commistione esistente tra pazienti Covid e no Covid.

Lo ha dichiarato il direttore generale Asrem Oreste Florenzano a Teleregione, riferendo i contenuti di una riunione tecnica avvenuta ieri pomeriggio con il commissario ad acta della Sanità Angelo Giustini, che aveva appunto convocato i vertici Asrem per discutere di del progetto di realizzazione di un istituto e/o Dipartimento regionale e interregionale di malattie infettive o diffusive.

Un incontro durato a lungo, ma “proficuo”, lo ha definito il numero uno dell’Azienda sanitaria regionale, nonostante le premesse tutt’altro che cordiali. Durante il quale è stato proposta quest’ipotesi, di immediata realizzazione, di una Rianimazione esterna all’ospedale principale della regione. Come già avvenuto con successo in altri centri, come Napoli, durante la fase d’emergenza.

LO SCONTRO A MEZZO POSTA. La lettera in cui Giustini convocava le parti – letta ieri in Consiglio regionale dal governatore Toma – usava toni tutt’altro che morbidi. Rifacendosi al programma ministeriale, emanato il 6 aprile scorso in 5 punti e più volte riproposto dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, il commissario bollava come “ingestibile” l’ospedale misto tra pazienti Covid e no Covid, come fatto finora in Molise presso il Cardarelli. Poi, richiamandosi alla posizione assunta in Consiglio regionale circa la realizzazione e separazione delle strutture Covid e no Covid, sempre il 6 aprile, in cui era stato indicato dall’assise quale presidio sanitario quello di Larino e sussidiariamente, per attività sanitarie minori, l’ospedale di comunità di Venafro, rappresentava che la situazione di emergenza non si sarebbe esaurita nel breve-medio periodo, ma in tempi molto più lunghi. Di qui la necessità, si legge nella lettera di Giustini, dell’adozione “di misure necessarie, quindi, per far fronte a tali evenienze presenti e future con soluzioni adeguate sia per l’organizzazione di strutture sanitarie idonee, sia per l’approvvigionamento delle tecnologie necessarie che per il personale medico infermieristico dedicato”. Ma con quali soldi? Il bello è proprio questo. Giustini mette per iscritto che “i finanziamenti non saranno erogati dalla Regione ma dallo Stato, sempre che lo stesso riscontri la concreta fattibilità del progetto”. E concludeva dicendo che la suddivisione degli spazi del Vietri di Larino, dotato di mille metri quadri di superficie libera, avrebbe potuto permettere la realizzazione del centro Covid.

A questa lettera, come spiegato sempre da Toma in assise, era seguita la piccata risposta dell’Asrem nelle persone di Florenzano e del direttore sanitario Maria Virginia Scafarto, che spostava il tiro sulla mancata adozione, da parte della struttura commissariale, dei Piani Operativi sanitari 2019-2021.

CLICCA SU AVANTI PER CONTINUARE A LEGGERE