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Coronavirus a Campobasso, la difesa: “Colpa dei rom? Ma noi non siamo untori”

Concetta Sarachella, presidente dell’Associazione rom in progress: “No a ulteriori ghettizzazioni, si tratta di una pandemia mondiale e non può essere connotata etnicamente”


CAMPOBASSO-ISERNIA. Invita ad accantonare, ora più che mai, pensieri connotati da discriminazione o, peggio da odio razziale, in una fase di pandemia che “non può essere connotata etnicamente”. A parlare è Concetta Sarachella, presidente dell’Associazione rom in progress e presedente nazionale dell’Unione comunità romanès in Italia, che interviene dopo l’impennata di contagi tra la comunità rom di Campobasso, con 50 casi accertati negli ultimi due giorni.

“È il momento della solidarietà e della pronta assistenza sanitaria ai contagiati e non dell’odio razziale – scrive in una nota la giovane donna impegnata per i diritti e l’integrazione dei rom – Sono bastati alcuni articoli sul rischio di recrudescenza del Covid-19 che menzionavano i termini etnia rom, riferiti ad alcuni cittadini di Campobasso in relazione alla diffusione del contagio, per far ripiombare un’intera comunità in quello che noi chiamiamo l’anno zero: l’odio determinato da quel mix micidiale di paure ancestrali e di ignoranza, che spingono ad identificare in una minoranza, già da troppi anni ghettizzata ed emarginata, la responsabile della diffusione del contagio”.

Per Concetta Sarachella il clima attuale intorno ai rom ricorderebbe tanto da vicino “quei tempi che si pensavano definitivamente archiviati, ma che evidentemente sono ancora presenti nella memoria collettiva, che vedevano nell’ebreo l’avvelenatore dei pozzi, il capro espiatorio untore e responsabile della peste nera ai tempi del Medioevo e oltre. È evidente che l’atteggiamento discriminatorio nei confronti della popolazione Rom è pronto ad esplodere in ogni momento. È quanto mai necessario agire con tempestività al fine di evitare fenomeni ulteriori di ghettizzazione ed istigazione all’antiziganismo e di agire uniti e risoluti in questo momento delicato e difficile. Tengo inoltre a precisare che come tutti i cittadini, anche i rom, cittadini italiani, hanno rigidamente rispettato le regole. Coloro che non hanno rispettato le decisioni del governo per il bene di tutti si distinguono non in base all’origine culturale, ma solo e soltanto sulla base della mancanza di senso civico”.

Sarachella cita anche, a suffragio della sua tesi, gli ‘esempi’ di cittadini che si sono riversati in massa nelle strade, costringendo i sindaci a porvi rimedio. Non ultimo, il caso di Isernia, con d’Apollonio che ha chiuso l’accesso al parco Le Piane “non a causa del comportamento di alcuni elementi della comunità rom, ma dei vari assembramenti avvenuti dagli ultimi giorni. Voglio infine ribadire a partire da me stessa – conclude la presidente dell’Associazione rom in progress – l’importanza del rispetto delle regole imposte, che è determinante per la tutela di noi stessi e degli altri e per il superamento di questa grave emergenza”.

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