La crisi del commercio dopo il lockdown: 377mila posti di lavoro a rischio e in Molise 4 attività su 10 non hanno riaperto

Il lockdown ha dimezzato i consumi degli italiani ad aprile. È quanto mettono in evidenza i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che nel mese scorso ha registrato un crollo del 47,6% che influisce pesantemente sul calo del Prodotto Interno Lordo. E in Molise ben quattro attività su dieci, tra quelle che operano nei settori bar, ristorazione e servizi alla persona, non hanno rialzato le saracinesche. Intanto Fipe lancia l’allarme: in Italia oltre 350mila posti di lavoro sono a rischio


CAMPOBASSO. E’ un tracollo senza precedenti quello che sta vivendo il settore del commercio dopo due mesi e mezzo di stop forzato per effetto del lockdown e della crisi economica che sta colpendo milioni di famiglie. 

Gli effetti della crisi del settore si fanno sentire pesantemente anche sul Pil, che il centro studi di Confcommercio vede in calo ad aprile del 16% rispetto allo stesso periodo del 2019. “I consumi sono crollati del 47 per cento col rischio di danni permanenti all’economia”, ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, chiedendo “un piano di ricostruzione complessiva del Paese che oggi ancora non c’è”, “indennizzi più robusti e liquidità vera”.

Pochissimi i segmenti che sono riusciti a registrare un segno positivo (alimentazione domestica, comunicazioni ed energia), per molti altri, invece, soprattutto quelli legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero, la domanda è stata praticamente nulla. 

Per Confcommercio, “la questione più grave è la concentrazione delle perdite su pochi importanti settori, come il turismo e l’intrattenimento, che sono anche quelli più soggetti a forme di distanziamento e rigidi protocolli di sicurezza, ma anche la mobilità e l’abbigliamento. Pertanto, la fine del lockdown non è uguale per tutti. Ma soprattutto, dopo la riapertura si avvertiranno anche dolorosi effetti su reddito e ricchezza che si protrarranno ben oltre l’anno in corso”.

Andando ad analizzare le voci di dettaglio, così come riportate da “Repubblica.it”, si evidenzia che “il crollo dei consumi del 47,6%, nel confronto con aprile del 2019, è rappresentativo di un mese in cui quasi tutte le attività, ad esclusione di quelle considerate necessarie, sono state sospese e la mobilità personale fortemente ridotta. Il risultato è stato una caduta della domanda le cui dimensioni non si ritrovano in tempi di pace.

Ampliando lo sguardo a cosa è accaduto nel periodo di lockdown – aggiunge Confcommercio – si rileva nel complesso del secondo bimestre, nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, un calo del 38,9% dei consumi, dato che si riuscirà a recuperare solo in parte nei prossimi mesi. I più penalizzati continuano a risultare i servizi e in particolare quelli relativi al tempo libero”.

Confcommercio ha spiegato inoltre che da ieri circa 800.000 imprese commerciali e dei servizi hanno potuto alzare la saracinesca. Si tratta del 68,1% delle oltre 1,2 milioni esistenti mentre in Molise il dato delle ripaerture effettive è ancora più basso e tocca circa il 60% degli esercizi e anche quelli che sono tornati a lavorare potrebbero non reggere a lungo vista l’esposizione debitoria, le spese da sostenere per fitti e utenze e senza aiuti economici dello Stato, per ora solo annunciati. 

Alla realtà dei numeri descritta da Confocommercio si aggiunger il grido di allarme sulle conseguenze in termini di calo di occupazione lanciato da Fipe-Commercio: “Gli imprenditori intervistati stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si tradurrà in un minor impiego di personale. Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà almeno del 40%, con 377mila posti di lavoro a rischio.

Dav.Vit.

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