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Troppa gente davanti al bar, i fratelli Ranallo chiudono ‘Al centrale’: vogliamo dare un segnale forte

A seguito delle polemiche seguite alle foto girate sui social, che mostrano assembramenti davanti al locale, senza rispettare le distanze di sicurezza. Per i titolari è stata una strumentalizzazione


CAMPOBASSO. Presunti assembramenti davanti ‘Al centrale’, storico bar della movida di Campobasso. E gente a prendere l’aperitivo o a chiacchierare senza rispettare le distanze di sicurezze, come se non si fosse ancora in piena emergenza Coronavirus. Le foto scattate da qualche cittadino indignato e diffuse sui social, corredate di centinaia di commenti, hanno determinato reazioni a catena e provocato la decisione drastica dei proprietari.

Chiudiamo da oggi e fino a quando saremo tutti più tranquilli – ha dichiarato Libero Ranallo, che con il fratello Nicola gestisce il bar – credo che sia le foto circolate che alcune notizie sono state una strumentalizzazione nei nostri confronti. Abbiamo fatto una serie di investimenti per assicurare sicurezza ai clienti e al personale. A questo punto chiudiamo, per rispetto nostro, dei nostri dipendenti e della città. Vogliamo dare un segnale forte”.

‘Al centrale’, ha aggiunto il gestore, riaprirà soltanto quando si potranno sistemare in piazza Municipio sedie e ombrelloni (non ci saranno gazebo per favorire la circolazione d’aria), su uno spazio quasi triplo rispetto al passato: 200 metri quadrati, invece dei 70 metri degli anni scorsi, la richiesta presentata al Comune di Campobasso. Che ha detto di voler mettere a disposizione di bar, pizzerie e ristoranti marciapiedi e piazze, per consentire la socialità all’aperto, visto che al chiuso non si riesce a stare.

“Chiudiamo in attesa di avere spazi più ampi, stiamo aspettando direttive più precise sull’uso dell’area all’aperto – ha rimarcato ancora Libero Ranallo – ma oggi non possiamo che fermarci perché noi in ogni cosa, oltre agli investimenti, ci mettiamo la faccia. Noi non siamo persone protette da nessuno, siamo persone che alzano la serranda e lavorano dalla mattina alla sera. La nostra storia la sanno tutti, non ci dobbiamo giustificare. Per questo nessun passo indietro”.

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