Dal Molise all’Olanda: le storie degli ultranovantenni che hanno sconfitto il Covid

Gli utranovantenni potrebbero essere più resistenti al Covid-19.  E’ questo il dato su cui medici e scienziati  in tutto il mondo stanno riflettendo, in seguito alle vicende che hanno visto protagonisti, anche in Molise, grandi anziani miracolosamente sopravvissuti al virus. Per il professor Marco Trabucchi, Presidente dell’associazione italiana di psicogeriatria, resta di fondamentale importanza la vaccinazione


CAMPOBASSO. Possibile che gli ultranovantenni, e persino i centenari, siano più protetti dalla furia del Covid-19 rispetto ai più “giovani”, 70 e 80enni? E’ la domanda che si è posta Laura Cuppini in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera. L’ipotesi, non ancora studiata a fondo in termini scientifici, sta affascinando medici ed esperti. Dal mondo arrivano vicende di grandi anziani brillantemente guariti dall’infezione, come Cornelia Ras, signora olandese di 107 anni.

Piacevoli storie di resilienza sono state vissute anche in Molise, come quella che ha visto protagonista una nonnina di 101 anni di Cercemaggiore, guarita lo scorso mese di aprile dal Covid dopo un lungo periodo di ricovero al Cardarelli

Fin qui le storie, ma anche nei numeri si trova qualche riscontro della forza degli ultranovantenni. In un rapporto pubblicato a inizio maggio da Istat e Istituto superiore della sanità si nota come, tra i maschi, la fascia di età con il maggior numero di decessi è stata quella tra i 70 e i 79 anni (+50% circa rispetto allo stesso periodo della media 2015-2019); segue la classe 80-89 anni (+ 44%). La fascia che comprende i novantenni e gli ultranovantenni ha avuto un aumento di mortalità molto meno marcato. L’incremento della mortalità nelle donne è stato più contenuto per tutte le classi di età; alla fine di marzo ha raggiunto il 20% in più della media 2015-2019, tanto per la classe di età 70-79 che per quella dai 90 e oltre. Una possibile spiegazione può essere il maggior numero di 90enni donne, dato che l’aspettativa di vita è più lunga per il sesso femminile.

Come a dire, le persone che superano i 90 — soprattutto gli uomini — sono davvero indistruttibili. “Si tratta di sopravvissuti — conferma Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e professore ordinario di Neuropsicofarmacologia nell’Università Tor Vergata — al fenomeno chiamato “harvesting”, mietitura, per cui i soggetti deboli muoiono e restano solo quelli più forti. Non solo fisicamente, ma anche psicologicamente: i nostri anziani hanno sopportato mesi di clausura, solitudine, con un grandissimo senso di responsabilità. Dobbiamo nutrire nei loro confronti una enorme gratitudine”.

Per Trabucchi elemento di prevenzione fondamentale resta “la vaccinazione contro l’influenza e lo pneumococco, quest’ultimo per chi non lo ho fatto negli anni scorsi: in questo modo si evita il grosso rischio delle co-infezioni nel caso di contagio da Sars-CoV-2”. 

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