L’arma spuntata dei centri per l’impiego: in Molise situazione drammatica e Fanelli si appella a Marone

Carenti di risorse umane e incapaci a gestire l’emergenza occupazionale che sta travolgendo la regione. Gli ex uffici di collocamento, a partire da quello di Campobasso, rischiano il collasso. Da qui l’appello della consigliera regionale del PD all’assessore al lavoro a sbloccare il nodo irrisolto delle assunzioni di nuovo personale


CAMPOBASSO. Enti allo stremo da anni e incapaci di dare risposte all’emergenza che dovrebbero fronteggiare: quella occupazionale che in Molise è traversale a un numero sempre più ampio di cittadini.

I centri per l’impiego, in particolare nel periodo post-Covid, rischiano di collassare sotto il peso della carenza di risorse umane, economiche e strumentali.

Finora è stato pressoché inesistente l’apporto dei cosiddetti ‘Navigator’, 13 unità lavorative assegnate al Molise, che dovevano aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare un impiego, obiettivo finora fallito miseramente a giudicare dai dati che a livello nazionale parlano di appena il 2% di beneficiari che hanno trovato un impiego, percentuale addirittura inferiore in Molise. 

Sulla situazione disastrosa dei centri per l’impiego e in particolare di Campobasso si è soffermata la consigliera regionale del PD, Micaela Fanelli, dopo essersi recata nella sede di via Molise nel capoluogo.

Da anni si è in attesa delle selezioni per nuovo personale, “selezioni che – spiega Fanelli – vengono regolarmente de-finanziate o vanno incontro a ricorsi e lungaggini”. A far fronte alla enorme mole di richieste provenienti da utenti in difficoltà ci sono appena “sette addetti in centinaia di metri quadri, lontani dagli altri uffici regionali e scoordinati dalle altre attività”. Eppure, per la consigliera regionale del PD, si parla di “un luogo che meriterebbe di essere al centro di una riforma dell’organizzazione pubblica a supporto del lavoro”.

Un elemento atteso anche alla luce del fatto che l’emergenza Covid ha finito per aggravare la situazione. “Qui – denuncia Fanelli – lo smart working ha aggiunto difficoltà alle difficoltà e gli utenti, letteralmente stremati, in tante occasioni, così come ci racconta la cronaca, non hanno potuto fare altro che allertare le forze dell’ordine”.

La consigliera dem propone quindi all’assessore regionale al lavoro Michele Marone di “riprendere in mano la situazione della riorganizzazione e, soprattutto, la selezione del personale, attualmente pendente. Mi riferisco – precisa Fanelli – al bando pubblicato a fine gennaio 2020 e relativo ai 30 nuovi posti per operatori e non alle selezioni oggetto della ‘vexata questio’ dei ricorsi. A Marone – conclude l’esponente politica di Riccia – chiedo anche di motivare con un segno di interessamento, i pochi operatori a fronte dei molti utenti scoraggiati”.

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