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Coronavirus, la ‘ricetta’ di Pastore: comportiamoci tutti come potenzialmente infetti

Per il primario del Pronto Soccorso di Isernia la tracciabilità dei focolai con questa velocità di diffusione sembra quasi un’illusione. Il tampone deve servire solo se compaiono i segni della malattia


ISERNIA. Considerarci tutti come potenzialmente infetti e comportarci come tali. Questa, secondo il primario del Pronto Soccorso del ‘Veneziale’ di Isernia Lucio Pastore è l’unica cosa da fare per fronteggiare la seconda ondata di coronavirus che, anche nel capoluogo pentro, sta facendo registrare numerosi casi nelle ultime settimane.

Un atteggiamento che, per il medico, deve essere dettato dal buon senso. “Usare le mascherine, mantenere le distanze, lavarci le mani, curare l’igiene e ridurre i contatti – scrive in un lungo posto si Facebook -: se siamo tutti potenzialmente infetti il tampone deve servire solo se compaiono segni di malattia per attivare le attuali terapie. Per fortuna la letalità di questa malattia è relativamente bassa mentre è alto il grado di diffusibilità”.

Ad avviso del medico “usare il tampone per entrare od uscire da una eventuale quarantena ha scarso valore perché il giorno dopo aver fatto il tampone mi posso infettare. Il tampone è utile per curare la malattia quando compare o negli ospedali per evitare che entri il Covid. In pratica cerco di dire che la tracciabilità dei focolai con questa velocità di diffusione sembra quasi un’illusione. Ecco perché conviene entrare in un’ottica di difendere gli altri perché siamo tutti potenzialmente infetti.

Cerchiamo insieme di trovare altri modi di socializzare e pieghiamoci come canne al vento a questo tsunami che ci sta investendo. Ripeto, per fortuna la letalità di questa malattia non è alta ed essere positivi non significa essere malati. Tante cose devono cambiare nella nostra società, dal modo di produrre al modo di consumare, agli assetti valoriali. Usiamo questo tsunami per ripensare il futuro. Il vero guaio è rappresentato da chi pensa di poterci mantenere negli assetti del passato e che passata la tempesta tutto ritornerà come prima. Personalmente – conclude – non ho paura del Covid. Ho paura nella incapacità di prospettare un mondo diverso da parte di noi umani”.

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