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Schermi spenti, sale deserte e dipendenti a casa: ‘il Maestoso’ di Campobasso di nuovo in lockdown

Il cortocircuito scatenato dal governo rischia di affossare definitivamente un settore già provato da mesi. La direzione del multisala del capoluogo saluta spettatori e clienti dalla sua pagina facebook: “Atto incomprensibile”


CAMPOBASSO. “Va bene, rispettiamo la legge, e chiudiamo di nuovo. Spegniamo gli schermi, disattiviamo i tornelli (nuovi di zecca, e costosissimi) che vi misuravano la temperatura all’ingresso e verificavano, uno a uno, il corretto utilizzo della mascherina. Niente più pop-corn, niente più moduli da compilare con nomi e cognomi e numeri di telefono. Basta con la sanificazione di ogni singola poltrona, spettacolo dopo spettacolo, giorno dopo giorno. Tutti a casa, di nuovo, spettatori e dipendenti”.

Inizia così il lungo post pubblicato sulla pagina facebook dalla direzione del Cinema Maestoso multiplex di Campobasso. Si chiude di nuovo nonostante le ingenti risorse investite in sicurezza e prevenzione, nonostante i tanti sacrifici compiuti per riaprire nel rispetto delle rigide linee guida anti-Covid, nonostante l’atteso e imposto calo dei biglietti venduti. Si chiude senza che nessuna ne abbia compreso la ragione.

Uno sfogo comune a tutti i luoghi d’arte e cultura che ripiombano in un lockdown di fatto iniziato otto mesi fa, che ha portato alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e ad una crisi senza precedenti.

“Nel nostro cinema da 8 sale – scrive amareggiata la direzione del multisala di Campobasso – ieri c’erano soltanto 105 paganti. 105 paganti su 3632 posti disponibili. Distribuiti in diverse sale, in diversi orari. Così distanziati che alla conclusione ci si può arrivare con un calcolo semplice: non è certo il guadagno, il punto. Il punto – continua la nota – è che ci è stato permesso di riaprire, dallo stesso Governo che adesso ci sta facendo chiudere, per ultimi. Gli ultimi della lista, in un Paese che non considera il cinema (nel senso delle sale) come parte di un settore (nel senso dell’industria cinematografica tutta) economicamente rilevante che sta crollando, e che in questo crollo sta perdendo un numero enorme di lavoratori. Avevamo riaperto, poco più di un mese fa, solo per resistere e per cercare di ricostruire qualcosa. Piano, e a fatica. E lo stavamo facendo insieme a voi, che vi stavate riappropriando del regalo di un film, che è sempre una fuga, una piccola grande libertà. Pochi spazi comuni, al momento, sono più sicuri (per via delle severe norme imposte, e scrupolosamente osservate) di cinema e teatri.

Ma rispettiamo la legge, dicevamo, e allora, senza comprenderne il motivo, chiudiamo” – conclude la direzione.

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