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La sanità molisana in cronaca nazionale. Giustini vuota il sacco: grazie a me la verità sui debiti. Ma i fatti dicono altro

Ampio servizio sul nuovo quotidiano ‘Domani’ diretto da Stefano Feltri. Dall’emergenza Covid ai 40 milioni di euro l’anno alla sanità privata, il quadro è desolante. Ma la ricostruzione del commissario ad acta non è a 360 gradi


CAMPOBASSO. È scontro senza esclusione di colpi, nella sanità molisana provata dall’emergenza Covid. “La vera cosa che non esiste in Molise è la sanità pubblica”: con questo titolo ‘Domani’, il nuovo quotidiano diretto da Stefano Feltri, dedica stamani un ampio servizio alla nostra regione. In un dettagliato articolo di Enrico Fierro, già in passato occupatosi del Molise, dei suoi vizi privati e delle sue pubbliche virtù, viene ricostruito quanto sta accadendo durante la seconda ondata, con un numero di vittime allarmante e servizi sul territorio sempre più in affanno. E se a farne le spese sono i cittadini, chi riesce come sempre a guadagnarci è la sanità privata.

L’articolo fa leva sullo scontro tra il presidente Donato Toma e il commissario ad acta Angelo Giustini, insolitamente loquace con ‘Domani’ al punto da rigettare al mittente, per senza citarla, la recente ordinanza del governatore, la n. 50 del 3 dicembre scorso, con la quale gli veniva fatto obbligo di attivare le convenzioni con i privati convenzionati per avere maggiori posti letto per fronteggiare la pandemia. Per tutta risposta, il generale Giustini ha scritto ai carabinieri del Nas per verificare le condizioni di sicurezza negli ospedali pubblici e si è sfogato con Fierro, affermando in maniera perentoria che “il presidente della Regione non può imporre nulla. Non può darmi ordini, non è nei suoi poteri. Noi siamo lo Stato”. Un atto che ha fatto scalpore, quello di Giustini, ma che lui definisce “un atto dovuto, un dovere civile e morale. La verità è che di sei ospedali non siamo riusciti a realizzarne uno solo dedicato al Covid”. Giustini, va ricordato, era un sostenitore del Covid hospital a Larino, come del resto votato ad aprile in Consiglio regionale e sostenuto da oltre 100 sindaci molisani. E invece no: si è scelta la strada del Cardarelli, l’ospedale più grande della regione, con Toma che continua a ribattere che il Vietri di Larino avrebbe richiesto 21 milioni di euro l’anno per restare in piedi e, in ogni caso, di maggiore tempo per entrare in funzione come centro dedicato alla cura dei malati di Sars-Cov-2. “Mi Hanno bloccato – afferma Giustini su Domani, facendo nomi e cognomi – Il presidente e il direttore generale Asrem Oreste Florenzano”. I motivi, però, dice che è meglio chiederli ai diretti interessati. 

Per poi chiosare con una frase che lascia sconcertati: “Ma cosa vogliono imputare alla struttura commissariale? La verità è che ci attaccano perché è grazie al commissariamento che è venuta fuori l’esistenza di un debito enorme. Se non fosse venuto un esterno i molisani non l’avrebbero mai saputo”.

Ma questo non è vero: Giustini non lo dice e Domani non lo scrive. Ma le testate locali, isNews come altri, hanno sempre riferito del disavanzo sanitario che in Molise si attesta a circa 103 milioni di euro, con un ulteriore incremento di 60 milioni di euro dallo scorso novembre ad oggi, quando Giustini in Molise c’era già. Il commissario più probabilmente si riferisce ai fondi che dal bilancio regionale non vengono trasferiti alla sanità già da qualche anno e ai rilievi della Corte dei conti che sottolineano come non sia neanche ben definito il perimetro della sanità regionale. Per la precisione, come riportato da Rita Iacobucci su ‘Primo Piano Molise’ lo scorso 21 novembre, per il periodo 2015-2018 e in relazione alla fiscalità, risultano da trasferire 47,3 milioni alla sanità. Su questo fronte, c’è perfino una diffida dello stesso Giustini. La Regione ha comunicato a fine 2019 di aver adempiuto per 32.8 milioni. Soldi che la Regione non gira alla Gsa, la gestione finanziaria della Direzione regionale salute guidata da Lolita Gallo, e che quindi non finiscono nelle casse dell’Asrem che eroga i servizi. Nel 2018, poi, una volta eletto l’attuale governatore, c’era stato il più basso livello di disavanzo sanitario con 15,7 milioni di euro coperti interamente dalla Regione.

I 103 milioni di debito succitati, tuttavia, sono dovuti in gran parte alla problematica dei contributi previdenziali non versati all’Inps dalle disciolte Asl dopo il sisma del 2002: qualcosa come 86 milioni di euro, che risalgono agli anni di Michele Iorio governatore. Nei mesi scorsi, la Corte di Cassazione ha dato ragione all’Istituto di previdenza, accertando la situazione debitoria delle Asl. Regione Molise e Inps, a inizio 2020, stavano valutando la situazione per giungere ad una possibile soluzione che consentisse il versamento dei contributi in modo rateale. Ma poi è scoppiata la pandemia che ha paralizzato tutto, facendo concentrare l’Inps sulle necessità di milioni di italiani bisognosi di cassa integrazione, bonus una tantum, congedi parentali e tanto altro. E fino alla fine dell’emergenza sanitaria sarà molto difficile che la questione possa essere ripresa in mano. Intanto, il Tavolo tecnico per il rientro dal deficit sanitario non ha fatto sconti. E l’Asrem, che ha chiuso il bilancio 2019 nel luglio scorso con un rosso di 109 milioni di euro, si è accollata iscrivendoli a fondo rischi ben 39.6 milioni di quei debiti con l’Inps.

Durante la scorsa legislatura a guida centrosinistra, con Paolo Frattura che riuniva su di sé le figure di presidente e commissario ad acta alla sanità, il Molise – nel 2017, come anche per il 2016 e il 2015 – ha mostrato un azzeramento del disavanzo sanitario grazie al sostegno delle altre regioni, che hanno contribuito al bilancio regionale con 30 milioni di euro per il 2015, 25 per il 2016 e 17 per il 2017. Ma terminato il sostegno i problemi di disavanzo sono ricomparsi, senza contare il mutuo trentennale con il Ministero dell’Economia, per un totale di circa 250 milioni di euro, che dovrà comunque essere pagato dai molisani.

Pba

 

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