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Coronavirus, il ministero della Salute boccia il Molise: viaggio tra ritardi e carenze, ecco i dettagli dell’ispezione

Pesanti rilievi critici riguardano tutti i nosocomi, compreso l’ospedale Veneziale di Isernia, dove sono state riscontrate carenze igienico-sanitarie nei blocchi operatori Covid e non Covid. Ma è sul Vietri che si concentrano le polemiche maggiori. Nel frattempo il legale Vincenzo Iacovino annuncia una richiesta di accesso agli atti per conoscere i verbali delle audizioni svolte dagli ispettori, mentre per il portavoce 5 Stelle, Andrea Greco, la relazione ministeriale è una mannaia sulla gestione regionale dell’emergenza sanitaria. Ecco i principali rilievi mossi dagli ispettori


CAMPOBASSO-ISERNIA. Una sostanziale boccatura rimediata dai vertici Asrem e della struttura commissariale emerge dall’analisi del contenuto della relazione firmata dal direttore generale del Ministero della Salute Andrea Urbani, in relazione alla verifica ispettiva eseguita il 27 e 28 gennaio scorso dagli ispettori ministeriali nelle strutture ospedaliere della Regione. Ma nella stessa relazione emerge anche una contrarietà manifesta all’attivazione del centro Covid al Vietri di Larino, struttura che per il Ministero non risulterebbe idonea a garantire requisiti essenziali, mancando reparti strategici, di fatto smantellati negli ultimi anni, come laboratorio analisi, radiologia, terapia intensiva (quella esistente non è mai stata collaudata e risulta ormai datata). A ciò si aggiunge l’indisponibilità di personale da assegnare alle funzioni proprie di un centro Covid.

Al contrario il Ministero chiede al commissario Giustini di “provvedere tempestivamente ad implementare il potenziamento dell’offerta programmata con il decreto commissariale n. 48 del 14 luglio scorso, in particolare per le attività post-Covid e l’attivazione di percorsi assistenziali inerenti: la medicina d’iniziativa come attività qualificante delle cure primarie; le patologie cronico-degenerative, anche attraverso l’implementazione dei servizi di assistenza domiciliare integrata e l’inserimento degli infermieri di comunità; l’attivazione di prestazioni di riabilitazione ambulatoriale per pazienti post-Covid”.

In sostanza, per i tecnici ministeriali il Vietri deve restare Casa della Salute. Un giudizio quest’ultimo che sta provocando reazioni contrarie, in particolare tra coloro i quali da un anno ormai chiedono con insistenza di attivare il centro Covid a Larino. Tra questi c’è Vincenzo Iacovino, legale del “Comitato Verità e Giustizia per le vittime Covid”, che ha annunciato la richiesta di accesso agli atti per verificare in particolare i “verbali delle audizioni svolte dagli ispettori del Ministero all’interno delle strutture sanitarie oggetto di ispezione”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il portavoce 5 Stelle in Consiglio regionale, Andrea Greco, per il quale la nota ministeriale rappresenta una “mannaia impietosa sulla gestione dell’emergenza Covid e ordinaria della nostra sanità”, non solo in relazione alla presa d’atto della responsabilità dei vertici di Regione e Asrem nell’aver preferito “spendere 9 milioni di euro per realizzare la fantomatica torre Covid al Cardarelli invece di organizzare per tempo una struttura ospedaliera già esistente“, ma anche per quanto concerne le responsabilità, evidenizate dagli ispettori, nel non aver organizzato gli ulteriori posti letto di Terapia intensiva Covid nonostante la disponibilità di locali attrezzati, oltre che nella mancata predisposizione di percorsi idonei a garantire le prestazioni essenziali nella cura delle patologie tempo-dipendenti, in particolare al Cardarelli.

Giudizio critico è giunto dal Ministero anche sull’organizzazione dell’ospedale di Isernia, dove – spiegano gli ispettori – “le cartelle cliniche visionate sono apparse non rispondenti ai requisiti di certificazione sanitaria. Inoltre si sono rilevate inadeguate condizioni igienico-sanitarie dei blocchi operatori Covid e no Covid. La sale sono apparse in disordine, con presenza di materiale non pertinente nelle aree di preparazione, nelle camere operatorie e nelle zone di risveglio. Nessuna delle due sale Covid è pronta per l’uso. Non è definito un protocollo per la gestione dell’emergenza in caso di paziente chirurgico. Il reparto operatorio no Covid presenta una lunga serie di importanti criticità da punto di vista igienico-sanitario”.

Criticità rilevate infine anche al San Timoteo di Termoli e in particolare al Pronto soccorso, dove “è presente un’unica sala rossa per le emergenze, sia Covid che non”. Inoltre – evidenziano gli ispettori – nei reparti vi è promiscuità dei percorsi per la presenza di locali di vestizione e svestizione non correttamente configurati”.

 

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