Nuovo corso per la ‘Cesare Pozzo’ dopo l’affaire Torzi: Danilo Leva presidente dell’Organo di vigilanza

Prestigioso incarico nella storica società di mutuo soccorso. A coadiuvarlo gli avvocati Vincenzo Attademo e Mariano Prencipe


MILANO/CAMPOBASSO. Nuovo corso per la società di mutuo soccorso Cesare Pozzo, dopo la bufera dei giorni scorsi che ha visto coinvolto anche il broker molisano Gianluigi Torzi. L’inchiesta riguarda una presunta truffa con operazioni finanziarie legate all’acquisto di bond ad alto rischio lussemburghesi ai danni della storica compagine, la più importante d’Italia nel settore. Oggi – dopo l’arresto del suo presidente – la Cesare Pozzo cambia passo.

L’organismo di vigilanza appena istituito parla tutto molisano: a presiederlo l’avvocato Danilo Leva – di recente nominato anche nel Cda di Trenitalia – coadiuvato dai colleghi Vincenzo Attademo e Mariano Prencipe con il compito di  controllare il rispetto del Codice etico e del Modello 231, adottato per permettere alle imprese di essere dispensate dai reati imputati ai singoli dipendenti.

Per l’inchiesta, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della guardia di finanza di Milano ha eseguito sei misure di arresti domiciliari e una interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività di impresa. Torzi, broker attivo a Londra e arrestato il 5 giugno scorso nell’inchiesta vaticana sugli immobili – poi ha ottenuto la libertà provvisoria – è “destinatario del provvedimento di sequestro”, perché è risultato “a capo”, con altre tre persone, “della catena di controllo dei veicoli societari esteri emittenti titoli finanziari”. Le misure sono state firmate dal gip Fabrizio Felice.

Stando a quanto emerso dall’inchiesta, tra i beneficiari del denaro distratto alla società, oltre al presidente e al direttore generale pro tempore, c’è pure un “nutrito numero di soggetti – si legge in una nota firmata dal procuratore Greco – tutti residenti in Calabria, titolari di aziende formalmente operanti nel settore edile, alcuni dei quali risultati contigui ad ambienti della criminalità organizzata locale”, ovvero la ‘ndrangheta. La presunta truffa si sarebbe protratta fino al 2020. La società, per il tramite del nuovo presidente del Consiglio d’amministrazione, ha già annunciato che si costituirà parte civile.

 

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