HomeSenza categoriaAddio a Gianmario Fazzini, simbolo della lotta per i diritti umani

Addio a Gianmario Fazzini, simbolo della lotta per i diritti umani

E’ stato un anarchico storico e un visionario, poi Presidente di Antigone Molise: ha organizzato tante manifestazioni per la difesa delle categorie più deboli della società. Negli anni Ottanta aprì lo storico pub Beggars’ banquet che venne ribattezzato ‘Chernobyl’. Poi una libreria in via Ferrari. E’ stato determinante per la crescita e sociale e culturale della città.


di Maurizio Cavaliere

Campobasso perde un altro uomo di cultura, uno che ‘ha fatto’ la città, ma soprattutto un uomo che si è impegnato a fondo per gli altri, sempre in prima linea nella lotta per i diritti umani.

Gianmario Fazzini è morto ieri sopraffatto da un male che tuttavia non è riuscito a impedirgli di lavorare fino all’ultimo sui progetti a sostegno delle fasce deboli della società, quei progetti che gli stavano così a cuore, primo fra tutti Antigone, l’Associazione che ha rappresentato con efficacia e saggezza fin dalla costituzione in Molise nel 2012.

Era un uomo straordinariamente intelligente e arguto Gianmario, operava per gli altri e si distingueva per il garbo e le qualità umane. La sua lotta è stata dedicata negli ultimi tempi ad Antigone, quindi era a stretto contatto con le vicende dolorose che riguardano i diritti e la salvaguardia del sistema penitenziario. “Come nell’omonima tragedia di Sofocle – scriveva – ci battiamo per una legge che non abbia il volto della vendetta, cerchiamo quindi di trasformare un sistema penale spesso ingiusto con coloro che hanno meno risorse e maggiori difficoltà alla autodifesa, con coloro che troppo spesso faticano a dialogare con il sistema penale stesso”. Fini straordinariamente nobili in un contesto difficile e complesso come quello delle case circondariali italiane. Baluardo dei diritti dei cosiddetti ultimi della società, Fazzini ha fatto tanto per Antigone, per il Molise e per il personale penitenziario, lo ha fatto molto bene perché era in grado di dialogare con le istituzioni, senza mai arretrare sul punto. Per questo oggi lo piangono in molti a Campobasso e in regione. Scrive in un post l’ex consigliere regionale Italo Di Sabato, che tante battaglie ha condiviso con lui: “Ciao Gianmario… continueremo a lottare per una società senza galere anche per te… Che la terra ti sia lieve”.

Dieci mesi fa lo ricordiamo per aver siglato con la Garante dei Diritti della Persona Leontina Lanciano, Ulepe e Cittadinanzattiva un Protocollo per la sensibilizzazione sulle condizioni di vita nei penitenziari e fornire un supporto concreto per la risocializzazione delle persone private della libertà personale.

Fazzini era un dipendente dell’Università del Molise. Ma restava nella sostanza l’anarchico storico di Campobasso, e non solo: era uno che stava oltre, un visionario e uno che teneva alla crescita di Campobasso che, per quanto possibile, ha provato in tutti modi a sprovincializzare. Negli anni Ottanta aveva aperto un piccolo pub che aveva chiamato Beggars’ Banquet (il banchetto degli accattoni) nome che rivela la sua vocazione solidale e la sua grande passione per la musica (è il nome di uno dei dischi più riusciti dei Rolling Stones). Già perché era pure uno dei maggiori esperti e collezionisti di rock di tutta la città. Quel posto così caratteristico di via Larino, la porta dopo quella della trattoria di zia Concetta, poi sarebbe stato ribattezzato ‘Chernobyl’ perché il locale era piccolo, zeppo di fumatori che si aggregavano per divertirsi e magari organizzare una manifestazione a sfondo sociale. Ce ne fossero ancora di locali così dove si discuteva di politica, di musica, della città, di tutto.

Poi aveva aperto una piccola libreria in via Ferrari, altro ‘must’ per i campobassani impegnati.

Era speciale, Gianmario Fazzini. Lo conosceva bene l’ex consigliere comunale Giovanni Di Marzo che con lui ha vissuto tante esperienze e momenti importanti: “La notte scorsa, giravo per casa e ho guardato il posto dove quasi sempre ti sedevi quando cenavamo insieme e mi sembrava di vederti. Ora riflesso su tante cose, sapendo che non potremo concludere più insieme quei giri di pensieri sui quali, spesso, ci capitava di sorridere amaramente alla nostra maniera. Un abbraccio forte”.

Gianmario Fazzini lascia la moglie, Lucilla,due figli, Gilberto e Giacomo, e una città che ha amato e che gli deve tanto.

 

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