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Allarme spopolamento, la provincia di Isernia perde in un anno l’1,5 percento degli abitanti

I dati impietosi dell’Istat relativi al 2020 che assegnano la maglia nera al Molise


ISERNIA. In un anno, il 2020, la provincia di Isernia ha perso il l’1,5 percento dei suoi abitanti. Lo rileva un recente studio dell’Istat che assegna al Molise la maglia nera.

“Con l’eccezione del Trentino-Alto Adige, dove si registra una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille – evidenzia lo stodio – tutte le regioni sono interessate da un decremento demografico. Il fenomeno colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-7 per mille) rispetto al Centro (-6,4) e al Nord (-6,1). Molise (-13,2) e Basilicata (-10,3) sono le regioni più colpite; tra quelle del Nord spiccano Piemonte (-8,8), Valle d’Aosta (-9,1) e soprattutto Liguria (-9,9)”.

Ma c’è di più. Scendendo di un livello nell’analisi territoriale, la provincia di Isernia è quella che evidenzia la situazione maggiormente critica, per via di un tasso di variazione che in un anno le sottrae – si diceva – circa l’1,5 percento della popolazione. Sono comunque numerose, e concentrate nel Nord-ovest, le province che nel 2020 perdono almeno l’1% della popolazione. In particolare, le province di Vercelli, Asti, Alessandria e Biella in Piemonte; le province di Savona e Genova in Liguria, quelle di Pavia e Cremona in Lombardia. Nel Centro del Paese soltanto la provincia di Macerata si trova nelle medesime condizioni mentre nel Sud, oltre alla citata Isernia, figurano anche le province di Benevento, Avellino, Campobasso, Potenza e Crotone. Nelle Isole, infine, il decremento demografico interessa le province di Caltanissetta, Enna, Nuoro e Oristano. La provincia di Bolzano (+2 per mille), al contrario, è l’unica a vantare un saldo demografico positivo.

 Nel 2020 la pandemia da Covid-19 ha dunque prodotto effetti non soltanto, per quanto prevalentemente, sulla mortalità ma anche sulla mobilità residenziale interna e con i Paesi esteri, arrivando a incidere persino sui comportamenti riproduttivi (nell’ultimo mese dell’anno) e nuziali. Ne scaturisce un quadro globale, già di per sé fortemente squilibrato da dinamiche demografiche deboli sul versante del ricambio della popolazione, nel quale le stesse problematiche risultano accentuate e moltiplicate.

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