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Accusata di razzismo, la replica di Maria Grazia La Selva ai Centri antiviolenza

La presidente della Commissione Pari Opportunità e di Liberaluna Onlus risponde duramente alle accuse lanciate nei suoi confronti: “Mi meraviglia sapere ormai da anni che proprio nella nostra regione esista una casa rifugio all’interno di un condominio conosciutissimo e sapere che due Centri Antiviolenza non rispettano il requisito della privacy e soprattutto sono accessibili ai maltrattanti”


CAMPOBASSO. Respinge al mittente le accuse di ‘razzismo’ e replica duramente a coloro che hanno messo in discussione il suo ruolo di presidente della Commissione per la Parità e le Pari opportunità della Regione. Così Maria Grazia La Selva, presidente di Liberaluna Onlus, prova a spegnere le polemiche scaturite nei giorni scorsi da alcune sue sue dichiarazioni rilasciate in una trasmissione televisiva regionale.

“Sono stata accusata di aver attaccato la Convenzione di Istanbul che fonda i principi di azione alla prevenzione e al contrasto della violenza, ma forse – precisa La Selva – l’art. 23 “…creazione di rifugi adeguati facilmente accessibili per offrire un alloggio sicuro alle vittime e in particolare le donne e i loro bambini e per aiutarle in modo proattivo……” non è stato sempre ben interpretato , mi sembra di aver detto che il Centro Antiviolenza di cui sono la responsabile adotti questo tipo di strumento, dicendomi contraria a quelle Case rifugio che tolgono dignità sociale ed economica alle donne che in un momento così difficile, sono costrette a lasciare le proprie case con i propri figli e condividere la loro quotidianità ed intimità con altre donne, di altre culture, ovvero pensieri, tradizioni, religioni e abitudini diverse e a volte in contrasto.

Io da donna – aggiunge la presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione – non vorrei questo, anche perché immagino quanto possa essere difficile la convivenza in generale, nel particolare caso lo so per certo perché ho raccolto i racconti di tante donne vittime di violenza. Ogni essere umano ha diritto di sentirsi libero e di vivere come la maggior parte noi vive, ovvero con i propri cari, con le persone che amiamo e mi sembra che chi mi ha attaccata non viva in alloggi condivisi con estranei! Darmi della razzista è stato alquanto azzardato in quanto ogni giorno condivido parte della mia esistenza con persone di altre nazionalità e chi ancora oggi usa questo termine improprio dimentica che la razza è una, quella umana ed io da 7 anni gratuitamente, metto a disposizione il mio tempo a tutte quelle donne che si rivolgono al Centro di cui sono la responsabile, senza distinzioni e discriminazioni di alcun tipo”.

E qui arriva l’affondo polemico: “Aggiungo – incalza La Selva – che ci sono Regioni dove le Case rifugio sono villette bifamiliari e mini appartamenti con spazi comuni riservati per momenti di condivisione proattiva per le donne ed i propri figli. Mi meraviglia inoltre sapere ormai da anni che proprio nella nostra regione esista una casa rifugio all’interno di un condominio conosciutissimo e sapere che due Centri Antiviolenza non rispettano il requisito della privacy e soprattutto sono accessibili ai maltrattanti. Concludo, in qualità di presidente della Commissione per la Parità e le Pari Opportunità della Regione Molise, ruolo che mi impegna, da circa due mesi e che utilizzerò affinché i Centri Antiviolenza e le Case rifugio rispettino realmente nei fatti le prescrizioni della Conferenza Stato Regioni del 2014 e della Convenzione di Istanbul, avendo conoscenza del territorio dove le donne non sempre vengono ricevute nella privacy e in luoghi dove non è consentito l’accesso ai maltrattanti e insieme a tutta la Commissione lavoreremo per promuovere in partenariato con altri soggetti il lavoro delle donne. Le donne che mi hanno aggredita – aggiunge ancora La Selva – hanno utilizzando un ruolo istituzionale che ricopro ma che non mi dà diritto di entrare così da vicino nel merito della violenza sulle donne”.

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