La dedica di Maria Centracchio ai sognatori e il filo rosso con le Olimpiadi di Monaco ’72

Meno di 24 ore dopo il successo di una medaglia che la consegna alla storia, l’atleta isernina scrive un post commovente dalla sua pagina Facebook, con la dedica speciale riservata ai testardi e a coloro che hanno sempre creduto in lei. E quasi come se fosse un segno del destino, c’è un pagina drammatica che riemerge come se oggi fosse finalmente una liberazione: papà Bernardo fu testimone diretto della strage compiuta dal commando palestinese a Monaco 1972


ISERNIA. Poche ore dopo un successo straordinario che l’ha consegnata alla storia delle Olimpiadi, Maria Centracchio, con la sensibilità e la semplicità che la caratterizzano, usa parole commoventi dalla sua pagina Facebook per ringraziare chi ha sempre creduto in lei. 

“E questa – scrive Maria – è per i sognatori, per i diversi, per quelli a cui è stato detto e ridetto di non avere le capacità per intraprendere quella strada, per quelli che devono fare il doppio degli altri per poter essere presi in considerazione la metà, per quelli a cui nessuno dà fiducia e che la trovano tutta dentro loro stessi pur di andare avanti, per quelli che cadono ad ogni passo ma che si rialzano più forti di prima e il passo dopo lo fanno sempre un po’ più lungo. Questa è per noi, perché nessuno dei nostri sforzi è mai stato vano”.

Parole scritte parecchio tempo fa e che ora tornano alla mente della giovanissima atleta, proprio perché niente “lasciava pensare che sarei potuta arrivare qui, perché come ho fatto in questi ultimi cinque anni, anche quel giorno non ho preso in considerazione l’oggettività, ma quello che sentivo. Oggi – continua – ho al collo questa medaglia pesantissima per cui ringrazio la mia famiglia, numerosa, particolare e forte; il mio fidanzato, che mi ha insegnato tantissimo e dato tutto l’amore e l’appoggio incondizionato che potessi desiderare; Martina, la persona che più di tutti sa com’è stata costruita questa medaglia; Odette, la persona che mi ha mostrato la via sin da piccole e che mi dà ogni giorno la possibilità di accompagnarla e farmi sognare; Daniela, mamma e moglie fantastica, pezzo di cuore da sempre; i miei compagni di squadra, sopratutto Fabio che ieri mi ha aiutata tantissimo; la Fijlkam e il gruppo sportivo delle Fiamme oro, specialmente Luca, Elio e Dario, senza i quali questo percorso non sarebbe stato possibile veramente”. E un ringraziamento finale Maria Centracchio la dedica nuovamente alla sua piccola, marginale ma orgogliosa terra.

E nelle stesse ore in cui Maria scrive queste parole, Mariella Spaziano dell’Ansa intervista papà Bernardo, da cui la figlia ha ereditato l’amore per lo sport e per la pratica del judo. E dall’intervista viene fuori unna pagina drammatica, legata proprio alle Olimpiadi. Quella pagina di dolore e morte si chiama Olimpiadi di Monaco 1972. Bernardo , come riporta l’Ansa, fu testimone diretto della strage, era a Monaco come riserva di judo per la disciplina che alla figlia è valsa la medaglia.

Un commando palestinese lasciò una lunga scia di sangue. “Fu un’esperienza tristissima – racconta il maestro Bernardo alla giornalista Ansa – alloggiavo nella palazzina di fronte a quella della strage e rientrai subito in Italia.”Spari, sirene e angoscia perché non capivamo cosa stesse realmente accadendo – ricorda – poi le prime notizie ufficiali e le lacrime che lasciano il segno”.

Dopo quasi 50 anni Bernardo piange ancora per le Olimpiadi, ma sono lacrime di gioia per la vittoria della figlia 26enne della quale è stato il primo maestro: “Sì, sono lacrime diverse, ma non lavano il dolore per quella strage”. Padre e figlia uniti anche dalla storia delle Olimpiadi, scritta in modo diverso: Bernardo da testimone di un attentato che ha violato la sacralità della pace dei Giochi e Maria che ha portato la prima medaglia olimpionica individuale in Molise, la piccola regione orgogliosa della sua umile e testarda campionessa.

 

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