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Chiusura guardie mediche in Basso Molise, i sindaci invocano un tavolo di crisi: la richiesta al Prefetto

La missiva a firma dei primi cittadini di Campomarino, Portocannone, San Martino in Pensilis, Santa Croce di Magliano e Ururi che chiedono la garanzia dei livelli minimi di assistenza sanitaria sul territorio


CAMPOBASSO. Il ‘dimensionamento’ delle Guardie mediche in Basso Molise a causa della carenza di personale medico e sanitario continua a far discutere. Ed ecco che i sindaci di Campomarino, Portocannone, San Martino in Pensilis, Santa Croce di Magliano e Ururi hanno deciso di scrivere una lettera al Prefetto di Campobasso Francesco Antonio Cappetta (inoltrata per conoscenza anche a Regione, Asrem e Ministero della Salute) per chiedere l’apertura di un tavolo di crisi sulla questione al fine di garantire alla popolazione almeno i livelli minimi di assistenza sanitaria sul territorio.
“In riferimento alla decisione dell’Asrem di chiudere per numerosi giorni del mese di dicembre le postazioni di guardia medica in diverse località del Basso Molise e, nello specifico, nei Comuni di Campomarino, Portocannone, San Martino in Pensilis, Santa Croce di Magliano e Ururi – recita la missiva – esprimiamo grosso rammarico e profondo sconcerto per una decisione che penalizza fortemente il territorio e va ad incidere sul diritto alla salute di un’importante fetta di popolazione molisana. Il diritto alla salute, configurandosi come diritto universale, assoluto e di rango primario per la persona, non può subire limitazioni rappresentate dalla chiusura di presidi sanitari fondamentali quali quelli in oggetto. Assicurare l’assistenza sanitaria ai singoli permette, come è stato reso evidente dalla gestione della pandemia da Covid 19, di tutelare l’intera comunità anche in ottica di prevenzione. Al contrario, privare il territorio di punti di riferimento fondamentali quali le guardie mediche, lascia abbandonate a sé stesse comunità che hanno già subito le gravissime conseguenze della pandemia, che tutt’ora continuano a fronteggiare, in un contesto già di per sé difficile nel quale il sistema sanitario non offre le garanzie necessarie. Il senso di abbandono che ricade sulla popolazione e su una comunità di oltre 20 mila persone – prosegue la lettera – non può lasciare indifferenti. Il nostro ruolo di sindaci, responsabili della condizione di salute della popolazione nel nostro territorio, non può prescindere da una netta presa di posizione riguardo una decisione che ci lascia sconcertati e che lascia le nostre comunità sempre più sole e in balia di un sistema sanitario che non offre le garanzie e le tutele fondamentali. Abbiamo il dovere istituzionale di rappresentarLe il disagio che colpisce i nostri concittadini, sempre più sfiduciati dinanzi alle criticità del sistema sanitario che con decisioni del genere ha ormai raggiunto un livello di particolare delicatezza e drammaticità. Dinanzi ad un atteggiamento che sfocia nell’indifferenza, è nostra intenzione, attraverso questa nota, protestare ufficialmente riguardo la problematica venutasi a creare. La responsabilità che sentiamo forte nei confronti dei nostri concittadini ci impone di denunciare l’attuale situazione sanitaria territoriale e la inaccettabile chiusura dei presidi di guardia medica. Il rimpallo di responsabilità tra le istituzioni – conclude in tono caustico la nota – lascia tutti noi esterrefatti e ci spinge a chiedere con forza un’assunzione di responsabilità ed una rapida revoca delle decisioni prese. Riteniamo che le nostre comunità siano in una vera e propria emergenza sanitaria che ci porta a chiederLe l’immediata costituzione di un tavolo di crisi finalizzato a garantire ai nostri cittadini i livelli minimi di assistenza, anche attraverso una supplenza delle funzioni degli organi preposti. Confidando in un immediato accoglimento di questa nostra richiesta, porgiamo i nostri cordiali saluti”.

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