HomeNotiziePOLITICA & ATTUALITA'Sanità, da Isernia parte l’operazione verità sulla spesa pubblica

Sanità, da Isernia parte l’operazione verità sulla spesa pubblica

La proposta scaturita dal dibattito nel Consiglio comunale ad hoc. Si pensa a far studiare dalla Prima commissione, di prossimo insediamento, l’origine dei debiti e degli sprechi per formulare una proposta forte al commissario Toma. L’obiettivo è non tagliare altri servizi e reparti dall’ospedale Veneziale


ISERNIA. Operazione verità sulla sanità, sulla spesa nel suo complesso, sui debiti che pesano come un macigno e che non smettono di generarsi, nonostante i tagli. La proposta è scaturita dal dibattito in seno al Consiglio comunale monotematico di martedì 21 dicembre dove, nonostante l’assenza di un deliberato da sottoporre al voto dell’aula, il confronto tra le parti è stato comunque improntato a fare l’interesse comune. Nessuno vuole perdere altri servizi o reparti presso l’ospedale di Isernia, che nei lunghi anni di commissariamento è stato comunque depauperato.

Di qui l’idea di una commissione ad hoc, che lavorerebbe attraverso audizioni e studio della documentazione fino a formulare una proposta forte, discussa dal Consiglio comunale di Isernia, da far pervenire al commissario Toma in sede di nuovo Piano operativo sanitario.

di giacomo 21 12 21Ieri tuttavia nell’ambito della riunione dei capigruppo – propedeutica alla nuova assise del 30 dicembre in cui si procederà alle surroghe dei cinque nuovi assessori e alla composizione delle commissioni – si è proposto di far rientrare queste delicate funzioni nell’alveo della Prima commissione consiliare di prossimo insediamento, che è già competente sulle politiche sanitarie. La notizia è stata confermata dal capogruppo di Volt, Umberto Di Giacomo, coordinatore della maggioranza, al termine della Capigruppo.

IL DIBATTITO CONSILIARE. Come spiegato dal capogruppo dei Popolari Vincenzo Di Luozzo in apertura dell’assise, l’opposizione di centrodestra aveva richiesto il Consiglio comunale ad hoc per capire più a fondo le ragioni del ricorso al Tar fatto dalla Giunta contro il Piano operativo sanitario 2019-2021, in scadenza il 31 dicembre. Com’è noto, il Tribunale amministrativo regionale ha rigettato la richiesta di sospensiva ma ancora non si è pronunciato nel merito.

A fornire delucidazioni il sindaco Piero Castrataro: il ricorso è stato fatto per due motivi. Il primo, di metodo, per il fatto che Toma – diventato commissario ad agosto di quest’anno – ha adottato il Pos nei primi giorni di settembre “senza avere alcun confronto con gli attori in gioco, in particolare con i sindaci”. Il secondo motivo è di sostanza: “Si abbassa la qualità delle prestazioni sanitarie – ha detto il primo cittadino – in particolare per le malattie tempodipendenti, vedasi la mancata previsione di emodinamica con la specializzazione dell’Utic, il che significa privare il territorio della provincia di Isernia di un’urgenza da cui dipende la vita delle persone, o l’eventuale sopravvivenza con danni non eccessivi”.

“Abbiamo avuto una interlocuzione informale col ministero della Salute – ha svelato Castrataro – che ci ha detto che il Pos ‘scade’ a dicembre di quest’anno e che la questione sostanziale si sposta sul nuovo Piano, in cui interverrà anche la revisione del Decreto Balduzzi, nella quale si terrà in considerazione che per determinate aree ci sia un effettivo svantaggio rispetto ad altre nell’organizzare la struttura ospedaliera”.

Passando a una disamina dei numeri, “la sanità molisana a fine 2020 – ancora Castrataro – aveva poco più di 90 milioni di euro di debito, che non viene onorato nonostante un Piano di rientro. Il direttore Florenzano mi ha detto che Asrem perde 11 milioni di euro a trimestre. Poi c’è la Gsa (Gestione sanitaria accentrata), che fa capo alla Regione e che gestisce le due principali convenzioni con Neuromed e Gemelli: anche lì il budget stanziato a fine anno, puntualmente, viene sforato. I Lea sono al di sotto degli standard minimi nonostante tutte queste perdite e la Regione Molise non riesce neppure a partecipare al riparto – che porterebbe circa 30 milioni di euro in più – se avesse i Lea al di sopra di certi standard. Il peso della sanità convenzionata sulla regione è quasi il doppio della media delle altre regioni italiane. A tutto ciò si aggrava che mancano i primari negli ospedali e non vengono fatti tutti i concorsi per quelli che sono gli unici posti realmente attrattivi, ma qui la colpa è di Asrem e del commissario che non vigila. Mancano anche gli altri medici e qui è evidente il tema della scarsa attrattività degli ospedali. Una circostanza acuita dal fatto che c’è scarsità si medici su tutto il territorio nazionale e che chi viene qui ha scarse possibilità di carriera. Spesso i risultati dei concorsi arrivano 18 mesi dopo, un periodo entro il quale chi attende va a lavorare fuori, preferendo altre aree rispetto alla nostra, che è un’area interna. Adesso si parla di incentivi economici per chi viene a lavorare in un’area disagiata, cosa che costituirebbe un vantaggio visto che da noi il costo della vita è già più basso. Ma se dopo 15-20 anni permane un enorme conflitto di interessi della sanità e nessuno lo vuole risolvere, non ne usciremo. Qualcuno dice che bisogna guardare il servizio e non chi lo fa: come negli Usa, ma il problema grande si è evidenziato con la pandemia, cioè che ci sono molte cose fatte dalla sanità che non generano profitto. Gli Usa spendono il 12 per cento del Pil in sanità, che non è a carattere universale. Allora il problema reale da porsi è se questo conflitto di interessi fa bene ai cittadini molisani. Il problema non si vuole risolvere, a chi guadagna fa comodo che esso rimanga. Non abbiamo fatto i compiti a casa: ciò che mi ripropongo è di fare una grandissima operazione verità. Ho visto che in sanità pubblica non si investe più come si deve e dunque il privato è avvantaggiato. Il Pnrr un vantaggio ce lo dà, la risoluzione del problema infrastrutturale. Ma siamo sicuri che all’interno della politica regionale si vuol risolvere il problema? Perché Asrem perde 11 milioni a trimestre? Abbiamo tagliato tanto e continuiamo a perdere soldi. Non siamo competitivi, quanti di noi se ne vanno fuori per curarsi? Lo sforzo dev’essere quello di evidenziare perché si creano questi debiti. C‘è un problema gestionale e organizzativo. Io vorrei far vedere al Governo regionale e all’Asrem dove si sta sbagliando. Auspico assenza di divisioni sul tema. Ci vuole una proposta seria, che rompa qualche interesse”.

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