L’anno d’oro degli sport di squadra in Molise. Riecco i vivai

Magnolia in A1, Cnl Cus in A2 e il Campobasso calcio che se la gioca per la Lega Pro: mai così in alto le nostre formazioni. Oltre alla solidità economica, all’organizzazione e alle dirigenze di livello incoraggia il ritorno agli investimenti nel settore giovanile. Da applausi il lavoro di Barometro e Progna con i ‘lupetti’.


di Maurizio Cavaliere

Sembra di essere tornati indietro di 35 anni in Molise. Diversi sport alla ribalta e alcune squadre a fare da traino. C’è la Molisana Magnolia che nel campionato di A1 di basket femminile ha sfiorato i playoff, il Circolo La Nebbia Cus Molise, che, in A2 i playoff li ha pure conquistati. E c’è il Campobasso Calcio che corre verso il professionismo, la vecchia serie C, quella che vale una nuova fetta di popolarità nazionale e magari qualche incasso interessante (Covid permettendo). Parliamo di sport di squadra naturalmente, altrimenti in cima a tutti avremmo dovuto citare Maria Centracchio, la judoka isernina che è un paio di colpi dal pass per le Olimpiadi di Tokyo.

Ci interessano qui le nostre formazioni più attrezzate e agguerrite in ambito nazionale. In questi giorni di lotte intestine non proprio edificanti per la costituzione e poi il disfacimento della Super League nel calcio, si è tornati a parlare di sostenibilità dello sport. Ma si sa che il calcio già così come è strutturato oggi, ostaggio spesso degli ultras, televisioni opprimenti e avide e con società incapaci di calmierare il sistema degli ingaggi, è un impianto che non regge. Con o senza Super League. Quindi ci siamo chiesti come stanno messe le società molisane che in questo momento operano nel professionismo e dintorni.

Quando si parla di sport e di sostenibilità sappiamo ormai da decenni che sono almeno tre le componenti indispensabili per operare e reggere il confronto con gli altri fra i ‘pro’. Innanzitutto le risorse economiche (proprie o degli sponsor), poi l’organizzazione tecnica e societaria, infine (ma in realtà è la cosa più importante) il settore giovanile, quel mondo a parte che un tempo passava sotto il nome di ‘vivaio’ oggi definito con termini d’importazione tipo Academia o Team under.

La prima nota lieta per le tre formazioni molisane cui abbiamo accennato in apertura è sicuramente la solidità finanziaria. Il Circolo La Nebbia Cus rappresenta una realtà sicuramente più piccola, che si muove nel contesto dell’Università. Un campionato, quello di A2 di calcio a 5 che costa molto di meno rispetto all’A1 femminile di basket e a quello del Campobasso Calcio che vuole a tutti i costi la Lega Pro. Sappiamo che Magnolia è sinonimo di pasta La Molisana, vale a dire una grande azienda talmente forte in Italia e nel mondo, che può permettersi senza problemi di restituire qualcosa al territorio, sotto forma di sport e di sport a un certo livello. Ha deciso di farlo nel basket e va benissimo così perché tutti gli sport sono importanti, non solo il calcio.

molisana

Bene anche il Campobasso che ha sorpreso tutti non solo per i risultati ottenuti sul campo (se non ci fosse stato il Covid sarebbe forse già in Lega Pro) ma per i soldi che sono stati investiti per la squadra e per tutto quello che alla stessa gira intorno. Spese importanti per la comunicazione, come per ogni club attrezzato che si rispetti e addirittura l’ingresso di un nuovo socio americano (Matt Rizzetta) che in un pezzo sul sito di Repubblica ha dichiarato di voler portare il club campobassano “Alla conquista dell’America”. Ambizioni enormi, dunque, per il club di Mario Gesuè cui manca solo lo sprint finale per riportare i Lupi nel calcio in cui migliaia di tifosi vogliono tornare, e dove si può cominciare a fare business.

L’organizzazione del Campobasso calcio e quella della Magnolia, ma pure quella del Cus di calcio a 5, sono i veri punti di forza di questa nuova stagione di gloria per gli sport di squadra in Molise. Ogni casella al suo posto, nessuna improvvisazione, tutto programmato: è così che si regge ad alti livelli. Sì, ci vogliono tanti denari, ma senza struttura, si crolla inevitabilmente e si finisce per fare da comparsa in film troppo impegnativi.

Magnolia e Campobasso hanno investito tanto e bene anche nella comunicazione affidandosi all’entusiasmo e alla qualità di risorse locali. Questo vuol dire sapersi ‘connettere’ – è proprio il caso di dirlo – con l’ambiente. Connessione che è straordinariamente forte pure con i tifosi. Solo il Covid poteva interrompere l’idillio tra le tifoserie e le due squadre. Un legame viscerale, quello dei lupi con i supporter del capoluogo, e un legame improvviso e clamoroso quello delle ‘magnolie’ con il popolo vecchio e nuovo del basket. Due squadre che sarebbero in questo momento in grado di portare mille spettatori nei rispettivi impianti, il Campobasso, per come stanno andando le cose, anche il doppio probabilmente.

Quello che conta di più per correre, reggere ed eventualmente osare, è però l’altro elemento di partenza, ovvero il settore giovanile. L’assenza di basi tecniche solide su cui impostare il futuro è stato spesso il motivo del fallimento di tante avventure partite bene, con entusiasmo e soldi, ma che sono implose inesorabilmente e hanno lasciato strascichi, delusioni e a volte anche enormi debiti. Parliamo di vivai spontanei, naturalmente, non di quelli imposti per fare i campionati nazionali.

La programmazione parte dal basso, parte dall’investimento di risorse anche là dove i risultati sportivi non sono sempre tangibili e non restituiscono valore a breve termine. In questo senso sta operando egregiamente il Campobasso Calcio che si avvale del mestiere e della qualità di Massimo Barometro e di Domenico Progna, oltre che di Bruno Mandragora. Un terzetto che sta operando per il bene della società e per il buon nome della squadra (i primi due) in cui hanno militato. Il settore giovanile del Campobasso lavora bene e già è riuscito a restituire valore al progetto di base. Sono già diversi i calciatori della juniores che hanno esordito in prima squadra e che non hanno sfigurato. Si tratta di Martino, Mancini, Fruscella, Capuozzo e Martinucci (c’era anche Pontillo) e i primi tre citati sono pure molisani, di Santa Croce di Magliano, Isernia e Busso per la precisione. E’ un lavoro che dura da tre anni: non ricordiamo giovanili del Lupo più o meno recente che abbiano resistito tanto a lungo. Negli ultimi due campionati 4 o 5 juniores  sono andati a rinforzare la prima squadra a anche le casse societarie ne hanno beneficiato, in quanto rappresentano un risparmio in termini di costi. Grazie a loro c’è pure la possibilità di creare e plasmare il vero talento, magari lanciando un baby calciatore nel calcio professionistico, con ulteriore tornaconto per la società.

Bravi Barometro, Progna e Mandragora a valorizzare le risorse del posto. Con l’eventuale salto del club tra i professionisti (facciamo tutti gli scongiuri possibili) il Campobasso potrebbe tornare a fungere da traino, come ai bei tempi della serie B, dando la possibilità alle nuove generazioni di inquadrarsi bene nel ruolo e di crederci davvero, non come oggi con i tecnici al cospetto di ragazzi che faticano a trovare stimoli e spesso non riescono a sacrificarsi per ottenere quello che sognano e vogliono. Tra l’atro anche la formazione allievi dei lupi avrebbe già pronti 4 o 5 giovani in grado di fare il grande salto. Insomma non uno ma due scalini già saliti verso la piattaforma di un vivaio come si deve.

Non c’è ancora la stessa fluidità, ma la vitalità è più che buona, nel basket femminile. La Magnolia fa riferimento alla società satellite della ‘Cestistica’ che svolge tanta attività giovanile, da anni, e con ottimi riscontri. Tra gli altri campionati cui si fa riferimento ci sono quelli under 18, under 16 e under 14. Ben 4 giocatrici dell’under 18 hanno già fatto il loro esordio nella Magnolia in A1. Un bel risultato, questo: si tratta di Quinonez, Srot, Alessandra Falbo e Laura del Sole. Le ultime due, rispettivamente 2004 e 2006, sono entrambe molisane, di Termoli. Laura è figlia di Dino Del Sole, che ricordiamo nel Nuovo Basket Campobasso in B d’Eccellenza. Coach Sabatelli conta di tenere il quartetto in grande considerazione per la prima squadra.

Un vivaio in crescita insomma, anche nel basket. Il vero problema semmai è quello dei campionati visto che si tratta di tornei in cui sono in lizza poche squadre, l’anno scorso appena sette. In Abruzzo e Molise il movimento della pallacanestro femminile segna un po’ il passo. In Molise attualmente sono soltanto due le squadre femminili che fanno settore giovanile: la Cestistica appunto e l’Airino Termoli. Poco, e l’Abruzzo non sta messo tanto meglio.

Infine il Cln Cus Molise, altra piacevole realtà nell’ambito di uno sport che nel recente passato è stato esageratamente dominato dalla componente degli oriundi. Pensate che la nazionale di futsal ha giocato per alcuni anni con un solo giocatore realmente italiano, il portiere Mammarella. Anche il Cus di oggi è un Cus ‘straniero’, nel calcio a 5 va così, ma la buona notizia è che insieme ai funamboli del quintetto base stanno crescendo giovani giocatori interessanti: oltre al capitano Antonio Di Stefano, ci sono De Lisio, Picciano, Lombardi, Pietraroia e Badodi, tutti molisani a conferma che alla società del presidente Nicola Dell’Omo interessa pure seminare per il futuro oltre che prendersi belle soddisfazioni come l’accesso alla final eight di Coppa Italia o i playoff.

cus molise

Mai come oggi, probabilmente, il Molise può vantare dirigenze all’altezza e progetti di prospettiva. Una squadra di A1, una di A2 e una calcistica che viaggia verso il professionismo rappresentano un inedito alle nostre latitudini. Ricordiamo la MoliseDati Campobasso volley in A2 o gli anni (‘80) della serie B contemporanea di calcio e basket campobassano. E poi, 15 anni fa, la stagione delle due formazioni di volley isernine, maschile e femminile, che giocavano in A2: la Fenice e l’Europea 92.

La storia degli sport di squadra molisani è fatta di picchi improvvisi e tonfi clamorosi: oggi per fortuna viviamo la fase di ascesa. E con l’organizzazione, le dirigenze di livello, gli investimenti sulla parte tecnica, e perché no, gli sponsor sensibili al movimento sportivo, contiamo di godercela più a lungo del solito.

 

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