HomeNotizieSPORTVitali e lo strappo del Lupo: “Corro e sogno sulla mia fascia”

Vitali e lo strappo del Lupo: “Corro e sogno sulla mia fascia”

Contro la Paganese ha giocato una partita fantastica: “Grande gara tattica e fisica da parte di tutti, sono felice, ringrazio il mister e i compagni che mi mettono nelle condizioni ideali per esprimermi”. Sul tunnel di esterno sinistro: “Una giocata che non si pensa, la fai d’istinto”. Sul futuro: “Da piccolo sognavo la Roma, ma so che è una cosa difficile…”.


di Maurizio Cavaliere

Circa 200 spettatori in più rispetto al match con la Fidelis Andria: sorridono anche le casse del Campobasso Calcio. Numeri importanti sotto vari punti di vista nella ‘contabilità’ dei lupi. I circa 2700 spettatori di ieri sera (circa mille in meno della capienza totale di Selvapiana), 250 dei quali sistemati nel settore ospiti, fanno il paio con la prestazione maiuscola della squadra di Cudini, capace di mettere la museruola alla temibile Paganese, apparsa in giornata opaca, ma i meriti sono tutti del Campobasso.

La classifica ritrova vigore alla vigilia di un doppio confronto che metterà i rossoblù di fronte, in esterno, alla seconda della classe (Monopoli che viaggia a 13 punti con Turris e Francavilla) e alla capolista Bari, di nuovo in casa. Impegni probanti che tuttavia il Campobasso affronterà con relativa serenità d’animo, consapevole di avere nel collettivo e nel gioco risorse di grande affidamento. Bari e Monopoli si sono sfidate domenica al San Nicola: hanno vinto i galletti, 1-0, con un bel gol di testa di Scavone.

Grande gol anche quello di Mattia Rossetti che, stavolta di sinistro, ha infilato la palla sotto la traversa in un angolo talmente chiuso che, quando la palla è entrata, dopo aver urlato ‘gooool’ ci siamo tutti chiesti come il giocatore irpino abbia potuto firmare una prodezza simile.

Più o meno lo stesso stupore compiaciuto che ha accompagnato l’affondo di Vitali sulla sua fascia, la destra, nell’azione che ha portato al primo gol dei lupi, realizzato sotto misura da Di Francesco.

Prestazione da 8 pieno per il giovane Pablo, 19 anni da Roma, ma sangue al 50 cento anche spagnolo, già beniamino della curva Scorrano a dispetto della giovane età. Un vincente oltre che un prospetto notevole del calcio professionistico. Vitali ha infatti vinto due campionati di fila: a 17 anni l’Eccellenza con il Montespaccato, l’anno dopo la serie D con i lupi. Annata stupenda la sua: 22 partite 6 gol e 4 assist. In un ‘pezzo’ scritto alcuni mesi fa Gianluca Di Marzio scriveva che questi dati lo hanno collocato al sesto posto nella classifica dei 2002 per media gol e assist per minuti giocati e soprattutto Vitali è l’unica ala nei primi posti. Tutto scorre veloce dalle parti di Pablo: esattamente due anni fa realizzava il suo primo gol ufficiale in Montespaccato-Cynthia 4-1 nell’Eccellenza laziale, poi la serie D e ancora la Lega Pro.

Il giorno dopo la sua prima vittoria casalinga in serie C (così pure per il Campobasso) Pablo è a Roma, in famiglia, dove ha vissuto fino al suo approdo in Molise: “Sì – interviene – quella a Campobasso è la mia prima vera esperienza fuori, all’inizio è stata anche dura, oggi sto benissimo”.

Raccontaci di domenica sera, di quella magia al 15esimo nella zona di campo che preferisci: “Dopo aver portato palla ho fatto tutto di corsa, finta all’inizio e subito di esterno sinistro il tunnel sull’ultimo avversario. No, non ci ho pensato prima, non c’era tempo, sono giocate ti vengono d’istinto in certe situazioni. Non è come quando hai spazio e puoi pensare al tocco o al movimento da fare. Poi, ho rincorso la palla e l’ho girata in mezzo proprio mentre toccava la linea di fondo, di destro: è andata bene, meno male, anche perché Davide (Di Francesco, ndr) è stato bravissimo a farsi trovare pronto”.

La fascia destra è casa tua, sembri nato per giocare lì. E’ sempre stato così, anche nelle giovanili? “No, gioco da esterno fisso solo dall’anno scorso. Con il Montespaccato subentravo spesso e mi piazzavo in avanti, come seconda punta. Poi è arrivato il Campobasso e, con il modulo 4-3-3 di mister Cudini, ho trovato la posizione ideale, anche perché i miei compagni, che ringrazio, mi mettono sempre nelle condizioni migliori per esprimermi”.

A proposito del tecnico, ieri l’ha vinta pure lui la gara, o no? “Certo, l’ha preparata benissimo tatticamente. Siamo stati aggressivi da subito e abbiamo corso e corso. Nella ripresa abbiamo dato ancora tanto e siamo riusciti ad approfittare del loro calo fisico”.

Hai giocato le ultime due da titolare, sei già nel cuore della squadra, come l’anno scorso, un passo alla volta: “Sono contento, sì, mi trovo in un reparto in cui sono arrivati giocatori validissimi. Io cerco sempre di mettere le mie qualità a disposizione della squadra, poi è chiaro che il mister farà le sue scelte e le giuste rotazioni”.

L’anno scorso avevi un altro compagno in attacco, Cogliati, il quale si muoveva molto su tutto il fronte. Quest’anno c’è Mattia Rossetti e c’è pure Parigi. Che differenze ci sono tra questi giocatori? “Sono tutti ottimi attaccanti: per certi versi Cogliati e Rossetti hanno caratteristiche simili nella prima fase dell’azione. Hanno invece spunti diversi quando sono vicini alla porta e, così come Giacomo (Parigi, ndr), vedono la porta da qualsiasi posizione”.

E il tuo attaccante preferito: chi è o chi è stato?

“Mi piace vedere oggi le giocate di un grandissimo come Thierry Henry. Ma, siccome sono tifoso della Roma, nel mio ruolo mi è sempre piaciuto Mirko Vucinic, giocatore forte e gran simpaticone. Quando mi capitava di andare a Trigoria, per gli allenamenti della Roma, lo vedevo sempre sereno e scherzoso. E poi in campo era spesso devastante. Un grande”.

Quindi se ti chiediamo qual era il tuo sogno sportivo da bambino, la risposta dovrebbe essere scontata… “Sì, sono sincero, ho sempre sognato di vestire la maglia giallorossa, è un sogno davvero grande e so che è difficile…”.

A proposito, papà è romano, mamma spagnola, da qui anche il tuo nome: Pablo. Hai dichiarato che al mondiale del 2010 esultasti per la vittoria di Iniesta e compagnia bella. E in caso di Italia-Spagna?

“Non ci sono dubbi: tifo Italia. Ricordo la sera del 2012 in cui la Spagna schiantò gli azzurri 4-0 nella finale degli europei. Ero bambino e piansi dal dispiacere. Mamma non la prese troppo bene” conclude ridendo Pablo Vitali, l’arma giovane di Cudini. Oggi non è più un bambino, ma a 19 anni ha una carriera e praterie su cui correre, davanti: con il Campobasso ora, sulla fascia destra col mancino a rientrare, poi chissà dove, inseguendo quel sogno con la stessa tenacia con cui ha corso dietro a quella palla domenica sera a Selvapiana. E sappiamo bene tutti come è andata a finire.

 

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