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Il ‘ritorno’ di Kevin Magri: “Stringo i denti e lotto per i lupi”

Dopo un mese difficile, ha giocato una grande partita contro il Foggia nonostante un problema al flessore: “In serie C ci vuole tanta cattiveria agonistica. A Latina ero deluso più dei tifosi, per questo sono andato dritto negli spogliatoi”. Di Francesco quasi recuperato, sempre out Candellori.


di Maurizio Cavaliere

Novembre 2021 non è stato un mese facile per i lupi e per Kevin Magri, 26 anni centrale arretrato, più propriamente l‘enfant du pays’ del momento, in una terra che ha prodotto tanti ottimi difensori: da Ugo Armanetti, scalato dal centrocampo a fine carriera a Tonino Minadeo, da Luigino Pasciullo al grande Michele Scorrano, per citare alcuni. Kevin vive la fase più importante della carriera, contraddistinta finora da oltre settanta partite fra i professionisti e 51 in serie D, comprese le 31 (con ben 4 gol) alla sua prima avventura in rossoblù, stagione 2018/19, l’anno prima che arrivasse Cudini.

Difensore di categoria, con un’esperienza più che discreta alle spalle, non si aspettava forse di dover affrontare un momento tanto complicato proprio nella città di origine e con indosso la maglia che è la sua seconda pelle.

Sono arrivate in serie Messina (lupi ko 2-0), Catania (4-4 a Selvapiana), infine la disfatta di Latina (rossoblù sepolti dai gol, 4-1): 10 reti subite, con Magri che finisce sulla graticola come tutti i giocatori rossoblù, del resto. Cosicché la gara di domenica scorsa, in casa contro il Foggia, rappresentava per lui, e per tutta la squadra, una specie di processo d’Appello nel quale convincere Vostro Onore ‘i tifosi’ che il Campobasso attuale, contrariamente ad alcune voci di popolo, sia composto da almeno quindici/venti calciatori tenaci e di livello, pronti a superare di slancio le difficoltà.

Così è andata, contro la formazione guidata da Zeman. Ottima la prestazione del roccioso Kevin che ha fatto il suo dovere in pieno, dietro. e pure in licenza offensiva: nella foto d’apertura (di Maurizio Silla) il perentorio stacco con il quale il numero 30 dei lupi ha sfiorato il gol nella ripresa, complice la papera del portiere Volpe cui la palla è scivolata tra le mani. Peccato, poteva essere il primo acuto in zona d’attacco del suo campionato. Ma non è che un difensore abbia bisogno di far gol per essere all’altezza delle attese. Tutt’altro: ci vogliono continuità, carisma e atletismo per trascinare squadra e tifosi, caratteristiche in possesso di Magri, il quale non vedeva l’ora di mostrarle sul campo di gioco.

Un saggio l’ha dato domenica col Foggia: interventi importanti, eppure, in pochi lo sanno, il ragazzone ‘cambuasciano’ con la zazzera da rocker non è al top fisicamente da alcune settimane. Ha un problema al flessore e quando non si allena con la squadra svolge sedute fisioterapiche tra massaggi e tecar: “Sì – spiega – sto curando ancora di più il fisico per essere al 100 per 100”. Stringe i denti, Kevin. Deve giocare, perché con Menna in infermeria (il difensore abruzzese rientrerà in campo probabilmente nel nuovo anno) non è che mister Cudini abbia tutte queste alternative.

L’abnegazione di Magri è totale e quando le cose non vanno, da campobassano doc, cresciuto nelle Acli prima di raggiungere le giovanili del Chievo all’età di 15 anni, c’è di che essere arrabbiati. Un sentimento che alcuni tifosi non hanno interpretato nel difficile pomeriggio di Latina quando la delusione di Magri per il 4-1 incassato lo portò a infilarsi rabbiosamente negli spogliatoi senza salutare, come abitudine, i numerosi e sempre generosi tifosi in trasferta: “Per la prima volta, non siamo stati in partita – commenta – Ero talmente amareggiato per il risultato che ho lasciato il campo immediatamente. Sia chiaro che il primo ad essere deluso per quella prestazione ero proprio io”. Così in serata alcuni sostenitori del lupo hanno atteso lui e gli altri giocatori a Selvapiana. “Abbiamo parlato con i tifosi e ci siamo ‘spiegati’ e capiti. Loro erano delusi come noi. Io ho chiarito perché non ero andato a salutarli. E’ stato un confronto costruttivo, anche perché abbiamo spiegato loro che il nostro gruppo è compattissimo e su questo non devono esserci dubbi”.

Difficoltà di approccio, forse. Oppure, semplicemente, partite cominciate male (ricordiamo l’infortunio tecnico di Raccichini) e finite peggio. Giriamo la domanda a Magri: a cosa sono collegati, secondo te, gli ostacoli che il Campobasso ha affrontato nelle ultime gare? “Direi che forse le altre squadre cominciano ad affrontarci con maggiore attenzione e rispetto – dice – Prendiamo la partita di Viterbo col Monterosi, quando abbiamo fatto tre gol in un quarto d’ora. Li abbiamo proprio sorpresi, è chiaro che ora più andiamo avanti con le partite e più troveremo squadre con le contromisure del caso. Perciò adesso dovremo essere continui e forti per confermare quanto di buono fatto in avvio di stagione. Per altro – aggiunge – dovremo anche essere più capaci di capitalizzare le occasioni in cui ci troviamo avanti nel punteggio. Per esempio – prosegue – nelle gare interne con Picerno e Catania non siamo riusciti a fare nostre due partite che si erano messe bene, questo è il punto. Forse non siamo stati abbastanza concentrati: sono aspetti nei quali dobbiamo assolutamente migliorare”.

Kevin è già molto esperto nonostante la giovane età. Ha girato l’italia in un lungo e in largo, indossando una decina di casacche diverse. E’ uno che sa cosa vuol dire lottare per la salvezza (tra i professionisti gli è già successo, anche a Matelica l’anno scorso) e sa cosa significa difendere l’onore della maglia. E’ un difensore centrale classico che gioca molto sul fisico e sugli anticipi. Gli chiediamo: ti vedi meglio in una difesa a 4 o a 3? “In realtà non ho preferenze, certo è che secondo me è più divertente giocare a tre, perché c’è più confronto diretto con l’attaccante, più duelli corpo a corpo, mentre con la difesa 4 c’è forse più attenzione ai dettagli tattici, soprattutto se di fronte hai due punte”.

Oggi è sempre più relativo parlare di moduli. Tu hai spesso detto in passato che alla fine si gioca sempre a calcio, uomini contro uomini. E che è fondamentale allenarsi per bene così da poter replicare quei movimenti nelle gare ufficiali. Cosa conta di più nella tua visione del calcio? “L’allenamento è determinante, per i meccanismi e per poter affrontare la partita al massimo delle tue possibilità. In generale, direi che è tutto importante, ma ci sono aspetti diversi che variano a seconda della categoria. In serie A ci vogliono tantissima qualità, cattiveria agonistica e capacità tattica. In serie C, invece conta di più la cattiveria agonistica e il sapere stare in campo, mentre la tecnica viene un gradino sotto. Vediamo la gara di domenica contro il Foggia: loro sul piano della qualità sono molto forti, ma quando sono calati in intensità, allora sono venuti fuori la nostra predisposizione tattica, cioè la capacità di muoverci in campo così come vuole il mister, e la nostra corsa.

“Credo anch’io – prosegue Magri – che i moduli siano relativi. L’allenatore bravo a mio giudizio è quello riesce a mettere in campo i ragazzi nel ruolo in cui rendono di più. In questo senso mi piace molto l’Atalanta che attacca alta e denota una grande intelligenza calcistica di squadra”.

Questa è la tua sesta stagione in serie C. Puoi dare consigli ai tuoi compagni di squadra più giovani. Quali sono le insidie di questo torneo? Ci vuole la panchina lunga, come dicono in tanti? “Ci vuole, certo, ma secondo me tutte le squadre del girone si sono attrezzate bene e hanno discrete alternative. Quello che occorre è l’equilibrio, cioè saper interpretare ogni momento di una partita. In campo ci confrontiamo e cerchiamo di capire quale sia la fase migliore per attaccare e quella in cui è invece necessario serrare le file. Quando ci sono dei rischi siamo consapevoli del fatto che occorre giocare semplice, senza strafare, tenere botta. Questo vuol dire saper interpretare la partita e capire come gira…”.

Il pubblico è la nota lietissima di quest’annata e non solo di questa per la verità. Contro il Foggia sugli spalti erano in 3700, mille circa in meno rispetto alla gara con il Bari. La sensazione è che, anche in ragione della promozione del doppio turno casalingo con biglietto meno caro, se preso per entrambe le gare, anche con la Virtus Francavilla Fontana, sarà uno stadio traboccante di tifosi e di entusiasmo. La speranza è di toccare o sfiorare un’altra volta quota 3mila presenze. Possibile che, Paganese a parte, non riusciamo ad approfittare del ‘capitale umano’ di Selvapiana?

“Non so, secondo me è un caso, abbiamo giocato buone prestazioni dentro e fuori. In casa forse ci è mancata la concretezza e la capacità di essere più attenti ai dettagli e più coesi come squadra. E soprattutto – conclude mostrando semplicità, buonsenso e autocritica – ricordarci che quando siamo in vantaggio non dobbiamo assolutamente prendere gol”.

Bravo Kevin. La risposta migliore è sempre quella più sincera. E’ il campo l’ultimo giudice e c’è tempo e modo per dimostrarsi giocatori di categoria. L’importante è essere al 100 per 100 nel corpo e nella mente. E avere grande carattere come, nella ripresa, contro il Foggia.

A proposito di condizione fisica, Cudini ha recuperato Davide Di Francesco che si allena ormai con la squadra. Difficile un suo utilizzo dall’inizio domani pomeriggio, ma ci sono possibilità che il giovane attaccante sia convocato. Nulla da fare per l’altro Kevin rossoblù: Candellori. La speranza è che il forte centrocampista torni disponibile per la partita del 5 dicembre a Vibo Valentia. 

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