HomeMEDIA E TECNOLOGIAQuando la passione brucia i cuori e le menti: l'Emotional Security

Quando la passione brucia i cuori e le menti: l’Emotional Security

Il fenomeno delle immagini pubblicate in rete senza il proprio consenso nell’analisi dell’I-Forensics Team


Il ‘decoro’ è un concetto assai mutevole, che cambia a seconda del contesto e del tempo. Decenni addietro, una minigonna poteva provocare ‘scombussolamenti’ nei cuori e nelle menti di molti; oggi, invece, si assiste, sempre più spesso, a situazioni ben più scabrose e scandalistiche. L’uso e l’abuso di strumenti tecnologici per condividere video e foto in cui le persone (anche minori) sono poco – o per nulla – vestite, e magari impegnate in performance degne del più navigato attore porno, ha sicuramente peggiorato la situazione. Grazie a servizi come Facebook o Instagram o a motori di ricerca come Google, i dati più intimi e personali diventano facilmente reperibili e accessibili. La rete ha modificato il nostro modo di percepire le cose, e questo vale anche per la nudità e il sesso.

Showgirls e calciatori sono i primi a mostrare il proprio corpo senza veli coinvolgendo, a volte, anche i loro figli. Ne è un esempio la foto, condivisa su Instagram, di Alessia Fabiani, in cui è ritratta nuda con i suoi figli; fotografia che ha scatenato un vero e proprio putiferio fra i suoi followers. Belèn Rodriguez, invece, è andata decisamente ‘oltre’: si è fatta video-riprendere in intimità per poi ritrovarsi tra le più cliccate nella categoria ‘Video consigliati’ di molti siti per adulti. Stessa sorte per Tiziana Cantone che, in questo caso, ha preferito suicidarsi piuttosto che affrontare il peso di una simile notorietà. In altri frangenti, invece, foto e video piccanti e compromettenti vengono rubati da profili e da smartphone, senza che l’ignaro proprietario se ne accorga. Ne sa qualcosa la bellissima Diletta Leotta, conduttrice di Skysport, vittima di una violazione al suo account iCLoud. Dietro ogni episodio di questo tipo si nasconde un gesto incosciente, ma pur sempre volontario, che dimostra come le persone abbiano radicalmente cambiato il modo di gestire la propria intimità. Gli uomini moderni sono spinti dall’emozione incontrollabile di filmarsi, di fotografarsi per poi rivedersi o farsi vedere. Gli strumenti comunicativi, prima fra tutte la televisione, hanno dato libero sfogo al narcisismo più sfrenato potenziando quella facoltà, propria delle immagini, di condizionare notevolmente la mente umana.

Tutto ciò che è riferibile al sesso, alla pornografia e che è stato offuscato da decenni di censura, ritorna prepotentemente, attira come la luce le falene, affascina e seduce. Questo è reso possibile dalla natura emozionale e passionale dell’uomo, una natura sulla quale far leva per dirigere, convincere, ma anche per delinquere, come dimostrano i casi appena descritti. Le persone non solo cristallizzano i momenti più intimi in una foto, in un video, ma desiderano anche condividerli per vanagloria ed egocentrismo. La natura passionale umana non permette, a priori, di dare il giusto valore a informazioni di questo tipo, ma preferisce affidarle a sistemi poco o nulla protetti. Condividere equivale a incidere sulla pietra anche se, apparentemente, la sensazione che si prova è quella di scrivere sulla sabbia del mare. Nulla di quanto postato può essere definitivamente rimosso e chiunque, coperto da un forte anonimato, può copiare e alterare ciò che altri hanno lasciato in balìa della rete.

Nasce, così, il problema dell’Emotional Security, cioè della sicurezza delle emozioni; emozioni che sempre più spesso dispositivi automatici digitali, sono in grado di individuare e interpretare. Tra le tante soluzioni automatizzate che la ricerca sta tentando di sviluppare, Rumuki, app mobile, nata con lo scopo di proteggere dal ‘revenge porn’ (ossia dalle porno vendette), costituisce una prima e concreta contromisura all’impeto delle emozioni umane più piccanti. L’applicazione, infatti, associa gli smartphone dei partner e ne crittografa, con una doppia chiave/password, il contenuto impedendo, in tal modo, che uno dei due possa condividerlo autonomamente su un altro dispositivo o, peggio ancora, sulla rete.

                                                                                    I-Forensics Team

 

 

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