L’aristocrazia criminale e le richieste di riscatto via web: la nuova mafia digitale

L’I-Forensics Team di Isernia a tutto campo su ransomware, ‘Balena blu’, legge sul cyberbullismo


ISERNIA. Il futuro della criminalità organizzata sarà fondato sui ransomware. Lo afferma Saverio Abbatiello, titolare insieme a Paolo Vespone dell’azienda I-Forensics di Isernia, laboratorio polifunzionale specializzato in attività di ricerca scientifica; organizzazione di corsi professionali in materia di sicurezza informatica per privati, aziende, scuole, ordini professionali ed enti; partecipazione a eventi formativi e fiere; recupero di dati da memorie danneggiate e smarthphone e tanto altro ancora.

“Dopo l’attacco dello scorso 12 maggio che ha colpito 99 Paesi del mondo si sta prendendo finalmente coscienza, a livello collettivo, della nuova frontiera del cybercrimine – afferma Abbatiello – Prima i virus si limitavano a impasticciare il computer e a bloccarlo, ma una volta rimossi finiva lì. Ora invece la nuova criminalità organizzata è ancora più performante della mafia o della camorra, che noi siamo abitati a ‘vivere’ come un qualcosa di concreto, di ‘analogico’. Qui, invece, siamo di fronte all’aristocrazia del crimine, e c’è poco da fare. I cybercriminali riescono a mettere in ginocchio nazioni intere, non solo determinate zone come potrebbe essere la camorra in Campania e, prevalentemente, altre zone del Mezzogiorno. Questi soggetti hanno scoperto come utilizzare la tecnologia della crittografia per poter far soldi, prendendo in ostaggio i nostri dati. Gli Stati stanno già correndo ai ripari mettendo su delle task force, ma per contrastare una tecnologia blindata e potente si richiede un gran lavoro di prevenzione. Bisogna partire dalle basi – continua l’esperto informatico – raccontare cos’è la crittografia e come avviene un attacco del genere. Ed è necessario partire dalle scuole e dalle aziende. La sicurezza informatica deve diventare diffusa come fu, negli anni Novanta, l’educazione sessuale per l’insorgenza del pericolo Aids. Noi stiamo cercando di far capire che deve diventare materia curriculare. Ma il punto è che c’è ancora una diffusa mancanza della percezione del rischio”.

Abbatiello interviene anche sullo scalpore che sta suscitando, in tutto il mondo, la diffusione del gioco dell’orrore, la cosiddetta ‘Balena Blu’, ultima devianza del web che purtroppo colpisce le persone psicologicamente più deboli e più esposte. “Si tratta – spiega – di una tecnodipendenza che istiga al suicidio gli individui che vanno dai 9 ai 16 anni, un’età molto particolare durante la quale è in corso la formazione dell’io, del carattere e della psiche della persona, che quindi è molto più esposta a una serie di condizionamenti. Spesso questi ragazzi hanno anche situazioni familiari ed economiche molto particolari, e dunque il ‘cocktail’ è facilmente servito. Le potenziali vittime vengono profilate dal ‘Master’ del gioco direttamente sul web: sono in tanti che raccontano molto di sé, fornendo anche dati riservati e personali, consentendo a chi gestisce il gioco di carpirli per i propri scopi illeciti. Si parla di una vera e propria ‘setta’. Esistono sul web i cosiddetti gruppi della morte, cioè molte persone vanno alla ricerca di notizie inerenti alla morte, al suicidio, cercando chi ragiona come loro, chi vuole suicidarsi come loro, per poterlo fare insieme. Molti ricercano nel web cose che non riescono ad avere nella vita reale come attenzione e importanza, quindi si sentono accolti, capiti, amati, anche se in modo perverso, da individui loschi che hanno come scopo quello di ucciderli spingendoli al suicidio. A tali gruppi si arriva  non solo dal deep web, ma anche dal clean web, ovvero semplicemente da Google, o tramite chat, gruppi Facebook, gruppi whatsapp, posti virtuali dove c’è un tema condiviso e tutti la pensano allo stesso modo. Lo stesso ideatore della ‘Balena blu’ ha detto: ‘Io ho dato loro quel che la società non dava’, pur definendoli rifiuti umani”. Per contrastare questo gioco al massacro, ricorda il titolare dell’I-Forensics, si sono avviate una serie di iniziative come la ‘Balena Rosa’, un gioco parallelo, sempre a sfide, che è l’esatto opposto della ‘Balena Blu’, dove il fine non è suicidarsi, ma esprimere l’amore verso se stessi o il prossimo. Insomma, una geniale versione positiva del gioco.

Immancabile anche un passaggio sulla recente approvazione della legge sul cyberbullismo: “E’ un passo avanti – commenta Abbatiello – perché le istituzioni cominciano ad attenzionare certi fenomeni. Ora un minore di 14 anni può richiedere, senza l’intervento di un adulto, di oscurare e bloccare dei contenuti diffusi in rete. Ma un contenuto del genere difficilmente sparisce, perché il sito o il social network lo può rimuovere o, se non lo fa, può intervenire il Garante della privacy. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare il funzionamento di internet: nel frattempo, in tanti possono aver scaricato questo materiale sul proprio pc per poi ripostarlo sullo stesso social che lo aveva rimosso o su altri circuiti. Quindi, il cosiddetto diritto all’oblio tecnicamente non è possibile. La struttura di internet non lo permette, la rete è libera per definizione, dunque questa legge che in qualche modo vuole imbavagliare e censurare la rete non ci riuscirà mai per davvero. Mi fa piacere che le scuole ora dovranno procedere a nominare un referente che si occuperà della formazione ad hoc. Ma c’è da chiedersi come si farà questa formazione. Sarà fatta da interni? Sarà chiamata la solita polizia postale che farà due ore di lezione, di sensibilizzazione e non di formazione, perché giustamente impegnata nel proprio lavoro, che è di altra natura? Adesso, dunque – conclude Abbatiello – la scuola deve formare contro il cyberbullismo. Ma bisognerà vedere quanti di questi bei propositi verranno attuati”.

Pba