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Lo smartphone che soffre il caldo

I consigli dell’I-Forensics Team per avere cura del vostro cellulare con le alte temperature estive


In queste belle e calde giornate d’estate sudiamo molto, ci sentiamo fiacchi, scarichi e vogliamo solo spaparanzarci all’ombra con un bel bicchierone di tè ghiacciato. Come noi, anche il nostro inseparabile smartphone soffre il caldo. Le applicazioni (o i giochi) che ci mettono più del dovuto per avviarsi o che improvvisamente si bloccano senza alcun preavviso (in gergo si dice che ‘crashano’), sono una prova del fatto che il telefonino sta risentendo di alte temperature ambientali.

Non potendo sudare come un essere umano per raffreddare la propria temperatura corporea, il processore del nostro cellulare prova a ridurre la sua potenza per espellere il calore. Si tratta di un vero e proprio meccanismo di sicurezza il quale si attiva proprio per salvaguardarne i componenti interni che, altrimenti, fonderebbero. Questo procedimento, però, innesca un circolo vizioso: più il processore si surriscalda e più va lento; più va lento e più consuma elettricità; più assorbe elettricità e più si surriscalda la batteria che finisce con lo scaricarsi in tempi molto brevi. Ecco spiegato quell’improvviso calore emesso dal pacco batteria del dispositivo. Il surriscaldamento della batteria e il suo rapido scaricamento possono essere causati anche da applicazioni ancora in esecuzione e mai terminate oppure dal fatto che sono contemporaneamente attivate (‘accese’) le funzioni ‘Wi-Fi’, ‘GPS’ (Posizione) e ‘Bluetooth’.

Per ovviare a questo problema tipicamente estivo stanno andando molto di moda i cosiddetti ‘Power Bank’, ossia accumulatori portatili di energia in grado di ricaricare in tutta mobilità i diversi device. In commercio ne esistono di diverse forme e colori ma occorre scegliere quello più adatto, tenendo conto di due suoi parametri fondamentali. La sua potenza, espressa in Ampere (simbolo ‘A’) e riportata sulla confezione, è la prima cosa che bisogna tener presente perché indica l’intensità di corrente in uscita sulla porta USB. Questo valore deve essere uguale, o meglio, superiore a quello riportato sul caricabatterie originale del dispositivo e ci indica la velocità del tempo di ricarica. L’altro parametro da valutare nell’acquisto di un Power Bank è la sua capacità, espressa in milli-ampere per ora (simbolo ‘‘mAh’), ossia la quantità totale di energia accumulabile e che deve essere più grande di almeno il 20% di quella della batteria originale del device da ricaricare, perché parte dell’energia immagazzinata viene utilizzata dagli stessi circuiti dell’accumulatore per funzionare e per proteggersi da sbalzi di tensione.

Anche il Power Bank, essendo sostanzialmente un pacco batteria ricaricabile contenuto in un involucro esterno, per non perdere la sua capacità di ricarica deve essere tenuto lontano da fonti di calore ed alte temperature. La stessa ricarica, inoltre, deve avvenire a dispositivo spento, per evitarne il surriscaldamento, questa volta provocato dallo stesso Power Bank. Il suggerimento è di optare per accumulatori di marca anche se un po’ più costosi, dotati di doppia porta USB, di cui una di 2A, di pulsante di accensione e di led che segnalano lo stato di carica. Se il nostro cellulare lo permette, sarebbe opportuno anche utilizzare App (come, per esempio, ‘Galaxy Sensor’) per conoscere la temperatura dell’ambiente esterno e prendere, così, tutte le dovute precauzioni. Con temperature superiori ai 30°, solitamente presenti in spiaggia, sarebbe bene utilizzarlo il meno possibile: infatti, tenendo in mano per molto tempo il nostro dispositivo, lo esponiamo anche al nostro calore corporeo e al nostro sudore. Inoltre, i granelli di sabbia possono infilarsi nei suoi diversi connettori fino a danneggiarne irrimediabilmente i componenti elettrici interni. Anche un ‘accidentale bagnetto rinfrescante’ non farebbe affatto bene al nostro cellulare: l’acqua (e ogni altro tipo di liquido) è in grado di ossidarne i componenti elettrici, rendendolo inservibile. Anche se, in questo caso, molti consigliano di non accenderlo, di smontarne la batteria e la cover e di lasciarlo ad asciugare per almeno tre giorni in una ciotola di riso (deumidificante naturale), non è detto che il trucco riesca a riportarlo in vita. Lo Smartphone è un delicatissimo dispositivo elettronico che ha bisogno di stare sempre all’asciutto e al fresco. Abbiatene, quindi, sempre cura.

I-Forensics Team

 

 

   

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