HomeMEDIA E TECNOLOGIAQuando le emozioni diventano un ‘bug’: il rischio della manipolazione via social

Quando le emozioni diventano un ‘bug’: il rischio della manipolazione via social

Anche un semplice ‘Amen’ on ‘like’ di troppo possono nascondere insidie: l’analisi dell’I-Forensics Team


In un social network vengono pubblicati e condivisi non solo immagini e pensieri, ma anche qualcosa di molto più importante e prezioso: le emozioni. Attraverso parole e gesti, l’uomo è in grado di esprime tutto ciò che prova nel suo animo: riconoscenza, antipatia, affetto, passione, odio, gelosia, felicità, tristezza. L’uso di smartphone e di internet ha permesso di comunicare, in modo gratuito e veloce, queste emozioni a un numero indeterminato e indeterminabile di individui.

Manifestare le proprie passioni è del tutto normale e (diciamocelo) anche molto liberatorio, ma una loro incontrollata diffusione può trasformarle in pericolose vulnerabilità: infatti, la semplice dimostrazione che siamo sensibili a determinate situazioni o a specifici comportamenti, consente a malintenzionati di utilizzarle come delle vere e proprie leve per indurci a compiere azioni incontrollate o a rivelare informazioni riservate. La cosiddetta ‘ingegneria sociale’ sfrutta proprio siffatte ‘vulnerabilità’, presenti intrinsecamente in ogni individuo, per utilizzarne disonestamente le risorse. Ecco, allora, che le passioni e le emozioni che esse generano, diventano, per l’essere umano, dei veri e propri ‘bug’, simili a quelli informatici; ‘fili’ che permettono a terzi di manipolare un individuo come fosse una marionetta inanimata.

Tra le tante emozioni, la compassione è uno dei motori più potenti capace di smuovere interi popoli. La stessa cosa può dirsi della fede, in nome della quale si scatenano addirittura guerre e violenze di ogni tipo. Combinate, permettono di catturare definitivamente l’attenzione di chiunque. Questo è ciò che succede in Facebook quando accediamo al nostro profilo e visualizziamo la classica foto del bambino (o di un cucciolo) sofferente o morente. Il messaggio che accompagna l’immagine ci chiede di commentare il post con un accorato ‘Amen’ e di condividerla sul nostro diario. L’immagine riesce, più delle parole, a commuovere il nostro cuore, a fare appello a quanto di più alto e nobile c’è in noi. In altri casi, viene esplicitamente spiegato che un certo numero di like o di condivisioni permetterà addirittura di acquistare beni di prima necessità o costosissime apparecchiature mediche. Purtroppo, nonostante tutte le nostre buone intenzioni, nessuna di queste azioni potrà mai salvare vite o alleviare sofferenze. Esse permetteranno, invece, di arricchire coloro che, sfruttando senza scrupolo il comune senso di compassione, riescono ad ottenere maggior visibilità, maggior rilevanza agli occhi dell’algoritmo che governa il cosiddetto ‘News Feed’ del social network.

Il News Feed (letteralmente ‘Sezione Notizie’) è quello spazio che più viviamo su Facebook e che consultiamo circa 20 volte al giorno. È quello che chiamiamo ‘Bacheca’ e che utilizziamo per scoprire cosa succede nel mondo e cosa fanno i nostri amici. Grazie ai News Feed riusciamo a mantenerci in contatto con tutto ciò che conta solo per noi. Per questo motivo, la Sezione Notizie è gestita da un algoritmo che regola la portata dei post: la loro visualizzazione dipende dall’importanza che hanno per ognuno di noi. Sono le azioni che ogni singolo utente compie (dal commento a un post, al semplice ‘Mi piace’, al tempo trascorsovi sopra) che ne determinano la comparsa in Bacheca. Pertanto, ogni ‘Amen’, ogni ‘Like’ e ogni condivisione di foto (o messaggi) tristi o strazianti, fanno guadagnare ai loro autori punteggio e visibilità sui social network; una visibilità che potrà essere sfruttata in un secondo tempo, quando la foto del bimbo malato verrà sostituita con quella di un prodotto commerciale; una visibilità che permetterà di raggiungere (grazie ai Like e alle condivisioni) un numero impressionante di utenti.

È bene, allora, diffidare da queste infide ‘catene di Sant’Antonio’, annunciate da foto modificate e ‘prese in prestito’ da altri contesti, e riservare le nostre accorate preghiere per la vita vera, fuori da quel mondo virtuale dove verità e inganno si mescolano di continuo, perennemente alimentati da una sterminata e dilagante credulità facilona e popolare.

I-Forensics Team

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