HomeMEDIA E TECNOLOGIAIl Tagging e i rischi di condivisione sui social

Il Tagging e i rischi di condivisione sui social

L’eccesso di esposizione pubblica delle informazioni, specie di terzi, può costare caro: parola all’I-Forensics Team


Cos’è un ‘tag’? Tecnicamente un tag è un ‘metadato’; ossia un’informazione che ne descrive un’altra; un’etichetta che può essere applicata a un elemento (una pagina web, un file musicale, una foto). Le informazioni contenute nel tag riguardano il dato a cui sono associate: ad esempio, i metadati di un file di word possono essere la sua dimensione, il suo formato, il numero delle parole che lo compongono, il nome dell’autore e la versione del programma con cui esso è stato creato. I tag permettono di eseguire una ricerca filtrata per ritrovare facilmente le informazioni che interessano e sono molto utilizzati nei siti web e in diversi programmi.

Questa tecnologia è stata ripresa e adattata in Facebook in cui è possibile associare dei tag a qualsiasi contenuto condiviso. In questo caso, però, l’informazione del tag è costituita dal nominativo della persona, ossia dalle informazioni che identificano un profilo presente nel social network. Su Facebook il tag costituisce lo strumento più utilizzato per comunicare la condivisione di foto e di video e per invitare i nostri amici a commentare quanto è stato postato. Tuttavia, anche se è prassi comune taggare tutte le persone presenti in una foto, senza tener conto nemmeno della loro età, è bene sapere che un comportamento simile può esporre a conseguenze anche abbastanza gravi.

Vediamo perché: il nome e il cognome di una persona rientrano nella categoria dei ‘dati personali’, anche se si tratta di un nominativo di fantasia (il cosiddetto ‘nickname’), soprattutto se permette di risalire alla vera identità dell’individuo. Secondo il Codice Privacy (art. 15 D. Lgs. n.196/2003) il trattamento dei dati personali è parificato a una ‘attività pericolosa’, poiché la perdita, la cessione o la vendita non autorizzate degli stessi può esporre un individuo a tutta una serie di minacce (e di pericoli reali) contro la sua persona, la sua privacy ed i suoi beni: basti pensare che una foto postata con leggerezza a cui sono collegati dei nominativi può diventare un veicolo di stalking, di un tentativo di aggressione o di stupro, di ricatto o di truffa (solo per fare qualche esempio). Ma c’è di più: il nostro Codice civile punisce all’art. 2050 chi cagiona danni svolgendo un’attività pericolosa; mentre l’art. 23 del D. Lgs. N.196/2003 impone esplicitamente di dotarsi di un consenso espresso per trattare dati personali di terzi. Questo significa che, per il nostro ordinamento giuridico, per condividere su internet (e, quindi, anche su Facebook) qualsiasi tipo di informazione relativa a terze persone, bisogna dotarsi di un’autorizzazione preventiva scritta. Anche se, paradossalmente, si trattasse di una foto in cui è raffigurato un nostro caro amico.

In conclusione: taggare ‘liberamente’ i nostri contatti viola l’art. 167 del Codice Privacy e, in caso di denuncia, il nostro comportamento ci esporrebbe a pene importanti, come una reclusione dai 6 mesi ai 2 anni, senza considerare il risarcimento. La situazione si aggrava ulteriormente quando a essere taggati sono dei minori: in questo caso i rischi aumentano notevolmente. I nostri lettori, soprattutto se genitori, devono rendersi conto che un atteggiamento così superficiale può esporre i propri figli a pericoli gravi e reali: pensiamo, ad esempio, a tentativi di adescamento da parte di pedofili o a episodi di cyber bullismo provocati da una foto ‘imbarazzante’.

Occorre sempre ricordare che tutto ciò che viene condiviso in internet rimane praticamente (e tecnicamente) per sempre, anche ogni informazione collegata a esso come metadato. Infatti, chiunque può farsene copia; chiunque può ‘rimbalzarla’ su altri circuiti (anche illegali); chiunque può riutilizzarla per fini illeciti. Occorre, allora, prestare grande attenzione a tutto ciò che condividiamo, chiedendoci, volta per volta, se è davvero il caso di pubblicare o meno quella foto o quel video e, soprattutto, se è davvero indispensabile taggarvi le persone ritratte. Ricordiamo che potete seguire le nostre rubriche all’indirizzo www.i-forensics.it ed alla pagina Facebook I-Forensics snc.

I-Forensics Team

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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