HomeMEDIA E TECNOLOGIAL’Android brick: quando lo smartphone ‘sclera’

L’Android brick: quando lo smartphone ‘sclera’

Anche il più ‘solido’ dei nostri dispositivi non è immune da questo tipo di danno: i consigli degli esperti di I-Forensics Team


MEDIA&TECNOLOGIA. Bentornati nella nostra rubrica di Sicurezza Informatica. Anche in estate, la tecnologia ci è stata (discretamente) accanto: abbiamo messaggiato con gli amici sotto l’ombrellone e condiviso l’azzurro del mare in cui ci siamo tuffati. Abbiamo immortalato, fotografandole con i nostri smartphone, le nostre vacanze: i luoghi di villeggiatura più belli e le serate più romantiche; tutto racchiuso in quella piccola ‘tegola’ che ci portiamo sempre appresso come un mazzo di chiavi. Nei nostri cellulari risiedono album ed album di ricordi pronti ad essere ‘sfogliati’ con la punta di un dito. Ma cosa succederebbe se, all’improvviso, il nostro smartphone si bloccasse e decidesse di non funzionare più?

In questo articolo vogliamo parlarvi proprio di un evento nefasto conosciuto come ‘brick’ e che, principalmente, può interessare il sistema operativo Android, ossia quel software che presiede al funzionamento della maggior parte degli smartphone venduti. Da un punto di vista strettamente tecnico, un brick (cioè ‘mattone’) è un problema che impedisce al device di avviarsi in modo corretto, rendendolo utile come, appunto, un mattone. Questo danneggiamento può essere di tipo ‘soft’ (parziale) oppure ‘hard’ (totale), a seconda della sua gravità, interessando soltanto la parte cosidetta logica dello smartphone o addirittura la sua componentistica elettrica.

Si parla di ‘softbrick’ quando vengono corrotti o eliminati quei file del sistema operativo che ne consentono il regolare caricamento. In questo caso, anche se lo smartphone non riesce ad avviarsi, alcune sue funzionalità (come, ad esempio, la modalità ‘recovery’) sono comunque accessibili permettendo un facile e veloce ripristino. Un tipico esempio di softbrick è dato dal ‘bootloop’, cioè dalla fase prolungata di avvio o dal riavvio continuo del dispositivo. Ma se, invece, vengono danneggiati i componenti elettrici del device, come, ad esempio, la stessa scheda madre, siamo di fronte ad un tragico ‘hardbrick’ (da molti chiamato anche ‘dead-brick’) contro il quale poco o nulla può farsi.

Il brick si annuncia con schermate che l’utente medio non ha mai visto: Bugdroid, il robottino verde simbolo di Android, vi compare a pancia all’aria sotto inquietanti triangoli gialli o, peggio ancora, rossi. Anche se il brick costituisce l’incubo peggiore per i più smanettoni, soprattutto per quelli che si dedicano al ‘modding’, cioè alla personalizzazione del cellulare fin nel suo sistema operativo, esso può verificarsi anche a causa di aggiornamenti importanti che l’utente interrompe in modo incauto. Ogni programma ed ogni dispositivo digitale, su cui esso è installato, è oggetto di continui aggiornamenti che vengono per lo più scaricati e installati in modo automatico. Per evitare spiacevoli sorprese e la conseguente perdita di tutto ciò che è installato e memorizzato sui nostri smartphone, è bene prestare la massima attenzione alle notifiche che compaiono sullo schermo o sulla parte superiore del monitor.

Quando sono in corso aggiornamenti importanti, come quelli del sistema operativo, che, magari, comportano continui riavvii del device, è di assoluta importanza non spegnere il cellulare e assicurarsi che esso venga collegato il prima possibile alla presa elettrica per evitare un improvviso e disastroso calo di alimentazione. In tal modo si potranno evitare perdite di dati a cui è difficile, se non impossibile, porre efficace rimedio. Impariamo, pertanto, a conoscere come funziona il nostro smartphone e il software che permette di gestirlo; impariamo a prendercene cura; ad effettuare il backup dei dati sul pc, su schede rimovibili di memoria o su ‘servizi Cloud’, come Google Drive o Google Foto. Infine, se rimaniamo vittime di simili disastri digitali, non improvvisiamoci subito tecnici o programmatori rischiando di complicare ulteriormente la situazione e di rendere davvero irrecuperabili i nostri dati, ma rivolgiamoci immediatamente agli esperti o a centri specializzati che cercheranno, con le giuste procedure e le opportune strumentazioni, di recuperare l’irrecuperabile.

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