HomeNatura & AmbienteAlla scoperta della foresta demaniale del Bosco del Barone

Alla scoperta della foresta demaniale del Bosco del Barone

Nuovo viaggio tra le meraviglie ambientali e naturalistiche del Molise


MONTAGANO. Le foreste demaniali sono un insieme di proprietà pubbliche trasferite dallo Stato alla Regione e che oggi costituiscono la più vecchia forma di tutela naturalistica anche prima dell’istituzione dei Parchi Nazionali. Le foreste del demanio hanno a volte una storia millenaria e costituiscono un ricco patrimonio naturale a beneficio di tutti.

Negli anni la gestione di questi boschi ha portato a un loro isolamento da azioni antropiche con divieti di utilizzo e accesso che negli anni hanno permesso una loro conservazione ed evoluzione ambientale al pari se non superiore alle riserve e parchi naturalistici. Nel Molise questi boschi sono gestiti dall’Ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e ve ne sono cinque di cui quattro in provincia di Isernia ed una in provincia di Campobasso.

In questo articolo parleremo del Bosco del Barone, unica foresta demaniale ricadente nella provincia di Campobasso e precisamente nel territorio di Montagano. Il Bosco Barone ha una superficie di circa 128 ettari ed è caratterizzato da habitat classici molisani costituiti dalle specie dominanti di Roverella e Cerro. Insieme a queste due querce è possibile ammirare altre specie arboree come l’Acero campestre, l’Acero opalo a foglie pelose, il Carpino bianco, il Carpino orientale, l’Orniello, il Sorbi domestico e il Sorbo ciavardello.

Da segnalare anche un piccolo nucleo di Faggi difficilmente rinvenibile a quote inferiori ai 1000 metri slm e che riesce a sopravvivere grazie alla presenza di un particolare microclima con costante umidità e scarsa insolazione al suolo, caratteristiche presenti nei versanti particolarmente freschi e umidi molisani. Questo strato arboreo, di altezza generalmente compresa fra i 12 e i 18 m in relazione al grado di maturità dei boschi, ha una copertura non sempre continua e consente quindi la penetrazione dei raggi luminosi al suolo. Ciò fa sviluppare un intricato sottobosco di rosacee come il Rovo selvatico, la Rosa canina, la Rosa cavallina e la Rosa delle siepi. Presenti anche il Prugnolo, il Biancospino, specie eliofile quali l’asparago ed erbacee provenienti dai prati circostanti. In alcuni tratti il bosco naturale è stato sostituito da rimboschimenti di conifere realizzati con Pino d’Aleppo, Pino nero, Cipressi e Cedri.

Per quanto riguarda la fauna, oltre alle comuni specie come Volpi e Cinghiali, sono presenti anche Ricci, Faine, Puzzole e Tassi. L’avifauna è caratterizzata dalla presenza del bosco che costituisce rifugio e alimentazione a diverse specie come il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde, il Picchio muratore, il Rampichino comune, il Colombaccio, lo Sparviere e la Poiana. Negli spazi aperti sono facilmente osservabili l’Ortolano, l’Averla piccola, la Quaglia, il Gheppio, il Nibbio reale e il Nibbio bruno.

Interessante risultano essere gli invertebrati rappresentati dal Lucanus tetraodon, un coleottero dalla forma allungata, di colore marrone scuro e presenta mandibole che nei maschi sono più sviluppate e vengono utilizzate per i combattimenti durante il periodo riproduttivo. Presente anche lo Scarabeo rinoceronte caratteristico insetto con un vistoso corno cefalico e la struttura massiccia ed imponente che fanno di questo coleottero un rinoceronte in miniatura.

Dottore ambientale
Alfonso Ianiro

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