HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLIMontenero Valcocchiara, trovate ceneri vulcaniche e pollini vecchi di 20mila anni

Montenero Valcocchiara, trovate ceneri vulcaniche e pollini vecchi di 20mila anni

MONTENERO VALCOCCHIARA. L’origine del pantano della Zittola sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori dell’UniMol. I ricercatori dell’Università del Molise, infatti, dopo le prime ricerche del 2013, hanno ripreso lo studio dell’interno dell’antica area attraverso carotaggi, cioè quella tecnica di campionamento adottata durante le ricerche di risorse minerarie nel sottosuolo. I campioni prelevati sono stati inviati in Cina, al laboratorio di Paleomagnetism and Geochronology di Pechino ed alla Chinese Academy of Science (Cas) nonché in Corea al Department of Hearth and Environment Sciences, Gyeongsang National University.
L’etimologia del termine Valcocchiara deriva probabilmente da una valle a forma di ‘cucchiaio’ classificata e censita come Sito di interesse Comunitario afferente alla Rete europea Natura 2000. Il pantano della Zittola costituisce una delle più antiche ed estese torbiere appenniniche d’Italia. Dal punto di vista geomorfologico il sito è localizzato in un’ampia conca intermontana con fondo sub-pianeggiante, allagato per la maggior parte dell’anno. Il paesaggio rurale ha una lunga storia ed è segnato dalla presenza delle antiche vie della transumanza: i tratturi Castel di Sangro-Lucera e Celano-Foggia, ma racchiude anche una ricchezza naturalistica di pregio caratterizzata da un’ampia varietà di tipologie di habitat: prateria, palude, bosco con aree carsiche e torrenti.
Dai primi riscontri della ricerca è possibile stabilire che, circa 20mila anni fa, la valle era coperta da un grande lago e, grazie a uno sbarramento di detriti glaciali, il bacino si è mantenuto intatto fino al momento del ritiro dei ghiacciai (circa 10mila anni fa). La zona paludosa si è trasformata gradualmente in quella che oggi è una torbiera. “I sondaggi che abbiamo realizzato – sottolinea il professor Claudio Colombo, ordinario di Pedologia dell’Unimol – permetteranno di capire prima di tutto se la genesi del lago è riconducibile all’ultima glaciazione e quanto hanno influito gli ultimi eventi vulcanici. L’ultima campionatura del sottosuolo infatti si è spinta fino alla profondità di 4 metri, con l’obiettivo di raggiungere lo strato profondo di natura argillosa, strato questo dove dovrebbero esserci tracce di depositi glaciali e di antichi suoli della valle”.
Anche la dotoressa Erika Di Iorio, che sta completando la sua tesi di dottorato sullo studio della torbiera, ha affermato che “già i primi dati della composizione chimica della torba prelevata dai livelli più profondi, rendono il materiale campionato riconducibile a circa 10mila anni fa e ci raccontnoa di cambiamenti del suolo e della vegetazione a seguito di variazioni climatiche avvenute alla fine dell’ultima glaciazione”.
Nei laboratori del Dipartimento di Agricoltura ambiente ed alimenti, la professoressa Elisabetta Brugiapaglia, esperta palinologa dell’Università del Molise, sta studiando i pollini di piante scomparse nella valle dopo il ritiro del ghiacciaio. A distanza di migliaia di anni, la torbiera oggi è in grado di raccontare la storia della biodiversità e del clima della valle molisana negli ultimi 20mila anni. L’attività di ricerca in corso non solo testimonia la qualità della produzione scientifica dell’Ateneo, la dimensione e l’apertura internazionale della sua formazione a tutti i livelli, ma rappresenta anche una efficace risposta alla sfida della competitività oltre i confini nazionali.

FC

 

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