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Borse lavoro, la Regione dà il via libera. Ma Calenda va in procura

ISERNIA. Nessuna discriminazione per i disoccupati: il progetto di borse lavoro bandito dall’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Isernia è già stato approvato dalla Regione, nella sua interezza, lo scorso novembre. Al suo interno era ovviamente compreso, già allora, il criterio della disoccupazione fino a un massimo di 36 mesi, oggi duramente contestato dalla consigliera del Pdl Mena Calenda, che si è recata in procura, ieri mattina, per presentare un esposto ad hoc. Ma la polemica sembra destinata a cadere nel vuoto: perché il progetto in questione è stato anche già finanziato con determinazione del direttore generale della Regione Molise n. 563 dell’11 novembre scorso. Dunque, chi doveva non ha eccepito nulla quando era il momento.
Il requisito dei 36 mesi di disoccupazione, infatti, è stato previsto ‘ab origine’ dal Comune di Isernia, in risposta al bando regionale adottato con deliberazione di Giunta n. 476 del 1° ottobre scorso, ‘Avviso pubblico a sportello per la presentazione di progetti comunali per la concessione di borse lavoro’. Ma Calenda non ci sta: così, stamani, si è recata in procura sostenendo che le borse lavoro abbiano già un nome e un cognome. “Il cittadino non può essere discriminato perché senza lavoro da oltre 36 mesi – ha dichiarato a una tv locale – perché la disoccupazione non può essere limitata ad un periodo di tempo. I fondi stanziati infatti non lo prevedono. Il bando regionale sancisce il reinserimento del cittadino e del disoccupato nel mondo del lavoro per cui, a mio avviso, quest’amministrazione comunale deve andare a casa; che si dimettano il sindaco e gli assessori perché non in grado di gestire la città”. Calenda, nelle sue accuse, si fa forte della comunicazione della Regione-Servizio Politiche Sociali, firmata dal responsabile Michele Colavita, chiamato a esprimersi in merito proprio dalla consigliera di centrodestra. Il dirigente, in una nota indirizzata anche al sindaco di Isernia, sosteneva che non può essere fissato un limite massimo al periodo di disoccupazione, a differenza di quello minimo, correttamente stabilito dal Comune di Isernia in tre mesi. Ciò, sempre in virtù della già citata delibera di Giunta regionale n. 476 del 1° ottobre scorso. Colavita, tra l’altro, avvisava Palazzo San Francesco che l’emanazione del bando a tema sarebbe potuta avvenire solo dopo l’avvenuta notifica di perfezionamento della sottoscrizione della convenzione tra Comune e Regione. Ma è proprio qui il punto: con ogni probabilità, c’è stato quanto meno un errore di comunicazione tra gli uffici regionali. Perché la convenzione, come spiega l’assessore alle Politiche Sociali Cosmo Galasso, è già stata sottoscritta, proprio in virtù dell’approvazione del progetto e del finanziamento dello stesso con la succitata determinazione del direttore generale della Regione Molise n. 563 dell’11 novembre scorso.
Se vi fossero state riserve della Regione, avrebbero dovuto essere evidenziate in fase di approvazione, chiedendo al Comune di modificare il progetto con l’eliminazione del requisito dei 36 mesi di disoccupazione e condizionando a ciò l’approvazione dello stesso. Ma così non è stato. Dunque, Galasso, convinto di essere nella piena legittimità, va avanti senza timore: “E’ ridicolo; per la prima volta sono state pensate queste borse lavoro utilizzando un sistema ‘a griglia’. In base ai requisiti della persona che ne fa richiesta, vengono assegnati dei punteggi e la graduatoria scaturirà da un’analisi analitica e non discrezionale. Calenda fa polemiche strumentali solo perché in cerca di visibilità”. Va ricordato, inoltre, che Galasso aveva fatto esplicita richiesta alla minoranza, in particolare al consigliere Giacomo d’Apollonio, di supervisionare i dati e accertarsi della massima regolarità della procedura, se ciò fosse servito a fare stare tutti più tranquilli. Ma l’esponente di ‘Isernia in Comune’, consapevole che il ruolo di vigilanza sulle azioni dell’amministrazione è insito nel ruolo di consigliere, aveva giustamente declinato l’invito. Il bando è scaduto lo scorso 30 dicembre: presto si conosceranno i nomi dei 30 aggiudicatari di 500 euro al mese per sei mesi. E, forse, le polemiche verranno definitivamente smorzate dai fatti.

 

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